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Walter Amaducci: Ianua Sancti Ioannis

Ianua Sancti Ioannis.    






Pubblicazione a cura di
Walter Amaducci e Marino Mengozzi


NOTA DEI CURATORI



È giusto che la Città onori un suo genius loci. Lo ha fatto Cesena per Ilario Fioravanti indicendo, su iniziativa della Diocesi, con il coinvolgimento dell’Amministrazione comunale e degli Eredi, un Anno Ilariano nella circostanza del centenario dalla nascita (1922) e del decennale dalla morte (2012).

Aperto sabato 29 gennaio 2022 – giorno anniversario della scomparsa – in duomo, con una partecipata concelebrazione presieduta da mons. Douglas Regattieri, vescovo di Cesena-Sarsina, proseguito domenica 25 settembre per la ricorrenza della nascita, chiuso domenica 29 gennaio 2023 ancora con una liturgia nella chiesa-madre, ha fornito l’occasione per celebrare una delle opere più significative dell’artista-architetto dedicando una monografia alla Porta bronzea della cattedrale cesenate.
Felicemente inserita in un portale marmoreo trecentesco – proveniente dalla scomparsa abbazia benedettina di San Lorenzo fuori le mura, nei pressi del Savio, e qui collocato e adattato nel 1497 –, la Porta fu inaugurata dal vescovo Lino Garavaglia il 17 febbraio 2001 quale memoria del grande giubileo del 2000. L’opera è il frutto di un concorso nazionale e si deve alla munificenza della Banca di Cesena.

La realizzazione di Fioravanti – artista poliedrico e a suo modo ‘rinascimentale’, di cultura eclettica, architetto, scultore, disegnatore, apprezzato dalla critica maggiore, di affermata notorietà nazionale attestata e documentata da un elevatissimo numero di esposizioni, cataloghi e pubblicazioni – appare oltremodo pensata, ‘sofferta’ e studiata, come manifestano le fasi dell’ideazione, della progettazione e della realizzazione, riccamente documentate e illustrate nel presente volume, a testimoniare la complessa narrazione di un’opera sacra che costituisce l’accesso al maggiore edificio religioso urbano.

Se questa iniziativa editoriale chiude l’Anno Ilariano, non terminano le iniziative di studio e ricerca sulla molteplice produzione di Fioravanti: in tal senso la Diocesi intende procedere alla mappatura delle numerose chiese da lui progettate e realizzate, di quelle restaurate e delle varie opere d’arte qua e là sparse come sculture, vetrate, mosaici, affreschi, ex voto.

Ilario era un uomo di convinta fede cristiana: «Io credo di credere, e ho esemplificato questa mia tensione nella progettazione e nella costruzione di tredici, quattordici chiese e un monastero, pur senza una preparazione specifica in merito» (intervista del 2007); «Ha Fioravanti, della vita, un sentimento così terragnamente, così pienamente, così irreparabilmente cristiano da lasciare oggi come oggi interdetti» (Giovanni Testori, 1990); «Ilario possiede un talento speciale, un dono raro e prezioso che Dio concede a pochi. Sa guardare il mondo, sé stesso e la storia con occhi puri. L’ho capito a Sorrivoli» (Antonio Paolucci, 2008); «Se all’espressione dell’arte religiosa il Novecento ha dato segnali timidi, Ilario Fioravanti ha mostrato di non accomodarsi all’estetica prevalente, ponendosi fuori dal tempo, in invenzioni di assoluta spiritualità. Se la storia dell’arte cristiana poteva presumersi conclusa con il rivoluzionario Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, Fioravanti avanza nel riproporre in immagini valori non negoziabili e non superati. Fioravanti era naturaliter cristiano» (Vittorio Sgarbi, 2015).

La sua arte non si arresta al senso religioso ma l’oltrepassa, traducendo le domande in risposte: chi accosta quest’arte deve munirsi della «pazienza dell’ascolto prolungato e dell’umiltà rivendicata così spesso dall’artista come presupposto indispensabile in ogni ricerca del vero» (Walter Amaducci, 2014). L’Anno Ilariano, la monografia e la necessaria campagna fotografica sono state l’occasione per la pulitura e il restauro della Porta, tornata a splendere il 7 settembre 2022. La riqualificazione si era resa necessaria in quanto, dopo ventuno anni, il manufatto presentava numerosi depositi incoerenti di particellato atmosferico accumulatisi maggiormente sui bassorilievi e sulle statue; carbonati di rame con effetto corrosivo, visibili soprattutto nella parte bassa delle due ante mobili ma in lieve entità presenti in altre zone della superficie bronzea.

Nell’affidare al lettore questo contributo alla valorizzazione dell’artista cesenate e di una sua pregevole opera, i curatori sentono di dover ringraziare in primis la vedova Adele Briani Fioravanti; Antonio Prati e Giancarlo Petrini, della Banca di Credito Cooperativo Cesena; Vittorio Sgarbi e Maurizio Cecchetti per gli importanti contributi; le restauratrici Adele De Angelis e Francesca Gattei; i fotografi Gian Paolo Senni, Sandra e Urbano, Marco Boschetti; Bruno Piraccini e Roberto Graziani per le sponsorizzazioni; inoltre: don Giordano Amati, Flaminio Balestra, Massimo Balestra, Luca Fioravanti, Sauro Moretti, don Marco Muratori, Franco Pieri, Patrizia Rossi, Diletta Tosi, Marisa Zattini, Monica Zignani.

Walter Amaducci
Marino Mengozzi