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Walter Amaducci: Testimonianze su don Lino



Giobbe Gentili



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Giobbe Gentili


DON LINO E L'AZIONE CATTOLICA



Don Lino, assistente diocesano di Azione Cattolica, è il maestro che in ogni circostanza, omelia, adunanza, "tre-giorni", ritiri spirituali, come nel semplice "pensiero spirituale" introduttivo di ogni riunione, proclama l'unico annuncio (questo è il kerigma), l'unica gioiosa notizia (questo significa: evangelo). Anche una semplice battuta era una tessera di un unico mosaico.
Un'esperienza personale. Adolescente, ero delegato "aspiranti" del Duomo. Dall'ufficio dell'Azione Cattolica esce un prete che non conoscevo (lui) e che vedendomi con il distintivo della Gioventù d'Azione Cattolica, icastico e perentorio mi domandò: "Ma tu sei un distintivo?". Fu una folgorazione; da allora mai più distintivi: se non capiscono chi sono da come mi comporto, il distintivo è bugiardo; se lo capiscono, il distintivo è superfluo.
Poi nel 1950, nominato presidente diocesano dei giovani di Azione Cattolica (don Lino ne era 1'assistente) mi fissai una meta: far cacciare don Lino, perché non si vedeva mai. Assistente spirituale, appunto come si diceva giocando sulle parole. Poi, non so come lo capii. Lui capì che l'avevo capito. E da allora lui adulto 33enne maturo si mise totalmente nelle mani di un post-adolescente 20enne, quale ero.
Il sigillo di don Lino, il suo carisma, era il suo magistero sacerdotale e il suo sacerdozio ministeriale come scuola di apostolato. Apostolato come logica conseguenza dell'essere membro del Corpo mistico. A chi derubricava l'apostolato a dovere statutario dell'Azione Cattolica, osservava: "Se non fai apostolato non esci dall'Associazione, esci dal battesimo".
Apostolato nutrito di conoscenza di Dio teorica (nella dottrina), esistenziale (nella vita), sperimentale (nella ricerca ma anche nel dubbio); conoscenza della speranza (oggi diremmo: progetto) di Dio sull'uomo. Soprattutto concreta consapevolezza che la specificità cristiana è un Uomo crocefisso e vivo, perché risorto.
Mai tuttavia dottrina astratta. Si parlava di due nature in Cristo? ed ecco la concretissima dimensione esistenziale. "Il nestorianesimo che accentuava la distinzione delle due nature in Cristo fino ad affermarne la sostanziale separazione, il monofisismo che ne accentuava l'unità fino ad affermarne la fusione, si riflettono nei due opposti atteggiamenti (errati) di fronte al mondo: o separazione o fusione".
Quindi preparazione soggettiva: moralità come senso del dovere del proprio stato di studente, operaio, professionista, casalinga. Giustizia, come riconoscimento della verità che è in ognuno. Sincerità, come rispetto dell'unità della persona. Povertà come uso delle cose senza esserne posseduti. Obbedienza non come abdicazione passiva ma come allineamento critico. Preparazione ascetica non come emotività o somma di devozioni, ma vita di grazia e consapevolezza della solidarietà mistica: "solo, isolato non mi salvo, non vengo redento". Soprattutto umiltà per se stessi (ciò che siamo, ci è stato dato) e rispetto verso gli altri: "Bisogna avvicinarsi a ogni anima in ginocchio". "Non ci sono scomunicati, nemici, peccatori, ma solo anime spesso sanguinanti, fatte da Dio, redente da Gesù, chiamate alla salvezza".
Don Lino era così: la violenza della sua persuasività consisteva nel tradurre la verità in un'immagine, da non confondere con una metafora. Ricordo l'ultima omelia di lui, già seriamente intaccato dalla malattia, in duomo. "Cosa dobbiamo dire di una società che butta via i bambini". Pausa, e in chiesa il silenzio si fa profondissimo. "Si, perché l'aborto è questo". Nuova pausa, tensione al diapason. "E' buttare i bambini nella spazzatura". Mille ragionamenti non valgono la forza di questa immagine.
Così era don Lino. Un maestro di infinita delicatezza verso le persone, ma di immarcescibile durezza nell'enunciare il messaggio cristiano.





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