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Walter Amaducci: Testimonianze su don Lino



Vittorio Farabegoli



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VITTORIO FARABEGOLI

TESTIMONIANZA SU DON LINO

Mi è stato chiesto di rendere una testimonianza su DON LINO, relativa al periodo della Sua vita che va dal 1946 fino agli anni “60 , durante il quale Egli fu Assistente Ecclesiatico Diocesanodella Gioventù di Azione Cattolica per i primi anni del periodo sopra considerato e della Giunta Diocesana di Azione Cattolica nel primo quinquennio degli anni 1960, periodi durante i quali io fui presidente delle stesse Associazioni.
Naturalmente, i giudizi su di Lui che io esprimerò, vanno inquadrati nel contesto religioso e socio-politico di quegli anni.
Nei primi anni dell’immediato dopoguerra l’Azione Cattolica, organizzata allora a livello Diocesano e parrocchiale, era articolata, fondamentalmente, nei 4 rami della Gioventù Maschile, della Gioventù Femminile, degli Uomini e delle Donne. ed era, praticamente, la quasi sola organizzazione laicale cattolica per la partecipazione all’apostolato gerarchico della Chiesa.
Durante il ventennio della dittatura fascista tutte le altre organizzazioni, che non fossero state promosse dal Regime, erano state soppresse ( sindacali, cooperativistiche, scoutistiche ed altre), perché tutte dovevano assoggettarsi alla ideologia dello Stato corporativo e totalitario.
In particolare il regime pretese il monopolio dell’attività educativa dei giovani.
La Gerarchia ecclesiastica cercò, con il Concordato del 1929, di salvaguardare i diritti prioritari suoi e delle famiglie su questa materia, ma poco dopo, nonostante i patti sottoscritti, il regime fascista disattese questi accordi. Vi fu la soppressione dei Circoli cattolici, vi furono aggressioni ed atti vandalici un pò in tutta Italia, nei confronti degli associati e delle sedi, al punto che il 29 Giugno del 1931, il Papa Pio XI denunciò i fatti con la famosa Enciclica”Non abbiamo bisogno”.
In tal modo la Gerarchia riuscì a salvaguardare la sopravvivenza dell’AzioneCattolica, pur accettando di far restringere la sua attività al campo strettamente religioso.
Cessata la dittatura fascista, le organizazzioni scoutistiche e le altre che erano state soppresse rinacquero.
Nel nuovo ordinamento politico democratico, che si era instaurato nel Paese, con una forte presenza dei partiti di ispirazione marxista, l’Azione Cattolica non poteva disinteressarsi del futuro dell’Italia, anche sotto il profilo politico e la sua attività, anche a Cesena, fu contrassegnata da un massiccio appoggio all’azione del Partito della Democrazia Cristiana che si poneva come obiettivo, il progresso del Paese nella libertà e nella giustizia sociale, contrastando l’azione dei partiti marxisti..
Don Lino, che nel 1943, era rientrato in Diocesi da Roma, dopo aver ultimati gli studi superiori in Teologia e Sacra Scrittura, e che durante l’occupazione nazista si era impegnato nel collaborare alla resistenza contro le forze militari occupanti, per il ritorno alla libertà nel Paese (si veda a questo proposito la menzione che ne ha fatto Mons. Leo Bagnoli, nel suo diario sul passaggio del fronte bellico a Cesena) fu nominato dal Vescovo, Assistente Diocesano della Gioventù Maschile di Azione Cattolica ed io, alla fine del 1947, nei fui nominato presidente.
Ottimo parlatore, dotato di una cultura generale, teologica e morale eccezionale, ebbe una rilevante influenza nella formazione del clero diocesano, perché fu anche insegnante del locale Seminario, e dei giovani dell’Associazione.
Il suo parlare rifuggiva dagli accenti enfatici, retorici, la sue argomentazioni erano stringenti e difficilmente contestabili dagli avversari.
Si confrontò pubblicamente con oratori di parti avverse sui temi allora dominanti della polemica politica e sociale. Per queste sue qualità era ricercato dai parroci come predicatore sui temi della attualità religiosa e sociale di quel periodo.
In quegli anni la Giac. era solita dare inizio alle attività di ogni ‘anno sociale con quelle che furono chiamate “Le tregiorni” di formazione per dirigenti dei circoli parrocchiali giovanili.
Ricordo, in particolare, quella che si svolse all’Istituto Ghinelli di Gatteo nel settembre del 1946. Anche in quella occasione il ruolo di Don Lino fu determinante, come formatore di coscienze.
Nel settembre 1947 i giovani cattolici della Diocesi parteciparono in gran numero al Convegno di Bologna e l’anno dopo a quello nazionale di Roma, per celebrare l’80° anniversario della Fondazione della G.I.A.C.
Affievolitosi, all’ inizio degli anni 1950, la tensione sociale e politica nel Paese, Egli colse i germi, e ce li trasmise, di rinnovamento della ecclesiologia e di modernizzazione della società civile, rinnovamento che aveva i suoi principali ispiratori negli intellettuali francesi come Maritain e Mounier ed in quelli italiani quali Lazzati, La Pira, Dossetti e Zaccagnini ed in alcuni teologi della Francia quali Danielou, Congar, De Lubac ed altri germi che troveranno poi manifestazione esplicita nei documenti del Concilio Vaticano II.
Il suo impegno nella G.I.A.C. si affievolì verso la metà degli anni “50”ed il suo interesse si concentrò verso altre modalità di presenza dei giovani cattolici nella realtà ecclesiale cesenate dando vita a quel gruppo che fu chiamato dei “collaboratori paolini” di cui anch’io feci parte e che era costituito, fondamentalmente, dagli stessi giovani che avevano formato il gruppo dirigente della Giac. che egli aveva concorso ad educare, oltre che da altri provenienti dai Gruppi dei laureati e universitari cattolici.
La denominazione di “collaboratori paolini derivò da un loro collegamento con l’ordine secolare della Compagnia di San Paolo , nato a Milano quando il Card. Andrea Ferrari fu Arcivescovo di quella Diocesi e che poi, dividendosi, promosse la costituzione della Pro Civitate Cristiana di Assisi.
Il Gruppo di riuniva settimanalmente per riflettore sulla Sacra Scrittura e per prendere decisioni sulle iniziative pratiche che intendeva realizzare.Alcuni parroci affidarono al Gruppo lo svolgimento di alcune missioni . Ricordo in particolare quella di Calisese e di San Biagio di Argenta , il paese di Don Giovanni Minzioni, in Provincia di Ferrara.
Anche per queste iniziative il contributo di Don Lino, soprattutto sul piano qualitativo, è stato determinante.
Il Gruppo organizzò, fino al 1955, anche dei soggiorni in montagna, sulle Dolomiti ed in Val d’Aosta, riservati ai suoi componenti ma anche a famiglie. I soggiorni ottennero la partecitazione anche di persone estranee al gruppo ma legate, soprattutto a Don Lino, per la stima che riponevano in lui o perché erano suoi colleghi di insegnamento nel Liceo-Classico “V.Monti” di Cesena.
I soggiorni non erano organizzati per puro svago ma costituivano, per i componenti del Gruppo e per gli altri che se ne dimostravano interessati, la continuazione, nel periodo estivo, delle riflessioni svolte a Cesena, negli altri mesi dell’anno.
Nella seconda metà degli anni “50” vi fu una pausa nella presenza di Don Lino e mia nell’Azione Cattolica. Per quanto riguarda me, fu determinata dalla esigenza di prepararmi al mio futuro professionale.
Alla fine del 1961, fui nominato dal Vescovo Mons. Augusto Gianfranceschi, Presidente della Giunta Diocesana dell’Azione Cattolica,carica che ho tenuto fino al Maggio 1965, dopodiché mi impegnai quasi esclusivamente nel Partito della Democrazia Cristiana.Don Lino fu nominato Assistente Ecclesiatico Generale Diocesano.
Riprese quindi la mia collaborazione con Lui nell’Azione Cattolica.
Una delle iniziative più significative, promosse in quel periodo, fu la scuola diocesana per dirigenti parrocchiali dell’Azione Cattolica, partecipata principalmente da giovani e ragazze. Probabilmente, fra i presenti in questa sala ve ne sono diversi che vi intervennero.
Per alcune domeniche dei mesi di ottobre e novembre degli anni dal 1962 al 1964, furono invitati a Palazzo Ghini, per l’intera giornata, i presidente ed i delegati parrocchiali per ascoltare lezioni di carattere formativo e per riunioni in gruppi , sia per la riflessione sui temi trattati durante le lezioni che per discutere anche dei problemi organizzativi che si presentavano nelle singole parrocchie.

Ed anche in questa occasione l’insegnamento di Don Lino fu fondamentale.
Come detto sopra, nel maggio del 1965 io lasciai la Presidenza ed anche Don Lino, poco tempo dopo lasciò l’incarico di Assistente Ecclesiastico.
Ma anche l’Organizzazione dell’Azione Cattolica si avviò verso una radicale ristrutturazione che culminò nell’approvazione di un nuovo statuto e nella maturazione della “scelta religiosa”verso la fine degli anni 60”.
Da quel momento in poi Don Lino orientò il Suo interesse ed il Suo impegno nei Movimenti di Gioventù Studentesca che nel frattempo era stata costituita anche a Cesena e nel Movimento della Agesci, che, negli anni precedenti, si era diffuso in quasi tutte le parrocchie del centro urbano di Cesena.
Il mio compito finisce qui perché ad altri spetta di fare la “storia” di Don Lino negli anni successivi.
Non posso evitare di concludere esprimendo il ringraziamento più per l’occasione che mi è stata offerta per parlare di Lui, di essere grato al Signore per averlo incontrato perché la Sua presenza negli anni della mia vita che ho ricordato,hanno inciso profondamente sulla mia formazione cristiana e su quella di tanti miei coetanei che, purtroppo, hanno già raggiunto la Casa del Padre.







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