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Walter Amaducci: Conferenze



Unità politica dei cattolici



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Walter Amaducci

UNITA' DEI CATTOLICI
E PLURALITA' DELLE SCELTE POLITICHE



Preghiamo: Dio onnipotente ed eterno, accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti, fa' che amiamo ciò che comandi. Per Cristo nostro Signore.

A. Can. 287. I chierici "non abbiano parte attiva nei partiti politici e nella guida di associazioni sindacali, a meno che, a giudizio dell'autorità ecclesiastica competente, non lo richiedano la difesa dei diritti della Chiesa o la promozione del bene comune".

B. Qui si tratta però di richiamare la dottrina sociale della Chiesa, che fa parte integrante del patrimonio della morale cattolica. E' un dovere dei pastori intervenire, è un diritto dei fedeli essere illuminati dai contenuti della loro fede ed esortati, spronati dalla sollecitudine delle loro guide anche in campi non strettamente dogmatici.

C. "La Chiesa non deve fare politica!": affermazione idiota. La Chiesa (Comunità e Magistero) deve occuparsi di politica e quando non lo fa o lo fa debolmente o in ritardo, chi teorizzava la sua dovuta estraneità sarà il primo a rimproverarne la latitanza.
La fede è un modo di vivere tutto, non "tutto fuorché le questioni importanti della vita". Va evitata ogni dissociazione, e richiamata l'antropologia cristiana che è una visione integrale dell'uomo e della sua esistenza personale, familiare, sociale.

D. Siamo in un contesto di Missione. "Il nostro non è il tempo della semplice conservazione dell'esistente, ma della missione" (Giovanni Paolo II a Palermo. Con il dono... N. 23). La nostra società è sempre più multietnica e multiculturale. Conviviamo con altre religioni e filosofie, con il secolarismo dilagante, con l'idolatria di miti neopagani, con la creduloneria e la superstizione surrogato della dimensione religiosa. Ma dentro questo orizzonte dobbiamo starci, anzi andare con spirito e coraggio missionario. Occorre una profonda revisione e conversione pastorale dal punto di vista missionario.

E. Vorrei affrontare l'argomento sotto il segno della speranza, sulla linea del "duc in altum" rivolto a tutti noi dal Papa nella "Novo millennio ineunte": occorre un'audacia che poggia saldamente sulla fede: "sulla tua parola getterò le reti!".
Speranza. Attendiamo e crediamo nell'azione della grazia di Dio in questo mondo e attendiamo la gloria nell'altro. Abbiamo fiducia che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio e che il Bene avrà l'ultima parola.
"Dopo aver privilegiato negli orientamenti pastorali dello scorso decennio la virtù teologale e l'esperienza concreta della carità, al centro del nostro interesse si colloca ora la speranza. Si tratta di: a) cogliere l'originalità e la ricchezza teologica e pedagogica della speranza, in un contesto culturale, come quello attuale, che ne è molto povero; b) individuare atteggiamenti e scelte che rendano la Chiesa una comunità a servizio della speranza per ogni uomo" (Comunicare il vangelo in un mondo che cambia. Appendice)


UNITA' DEI CATTOLICI E PLURALITA' DELLE SCELTE POLITICHE
La tesi del tema è: unità sui valori - libertà nelle scelte. Ma occorre una premessa.


1. PRESENZA

"C'è innanzi tutto da assicurare presenza. L'assenteismo, il rifugio nel privato, la delega in bianco non sono leciti a nessuno, ma per i cristiani sono peccato di omissione" (La Chiesa italiana e le prospettive del paese, 23.10.1981, n. 33).
"Molti purtroppo si tengono in disparte, preferendo sviluppare un prezioso e imponente volontariato in campo ecclesiale e sociale, che non può esaurire la loro responsabilità" (Con il dono della carità dentro la storia, 26.5.1996, n. 30).
Ci sono mille ragioni per essere delusi e sfiduciati, a cominciare dall'inglorioso epilogo della DC. Ma si è aperta un'altra fase che richiede fiducia, coraggio, fatica. "In ambito sociale e politico il Paese conosce oggi una delicata fase di transizione, in cui si colloca, come elemento non secondario, il venir meno della cosiddetta unità politica dei cattolici in un solo partito. Per i cattolici si conclude una stagione del loro impegno politico e se ne apre un'altra" (Ibid. 30).
La transizione, come ogni guado, richiede attenzione, vigilanza e impegno raddoppiati.

2. UNITA' SUI VALORI

Questo si dice di solito. Ma non è esatto. Per i cattolici impegnati in politica è troppo poco.
"E' più che mai necessario dunque educarsi ai principi e ai metodi di un discernimento non solo personale, ma anche comunitario, che consenta ai fratelli di fede, pur collocati in diverse formazioni politiche, di dialogare, aiutandosi reciprocamente a operare in lineare coerenza con i comuni valori professati" (Giovanni Paolo II a Palermo. Con il dono... n. 32).
L'unità sui valori della fede e della morale cattolica è una tautologia. L'affermazione risulta gravemente ingannevole quando pretende di dare un orientamento politico. E' chiaro che un cattolico deve accettare la fede e la morale cattolica. E' la base di partenza per una presenza in politica. Perché allora pare un traguardo?
Perché prima ancora che sui comportamenti vissuti, la debolezza è sulle verità condivise. Ci sono in Italia gravi carenze di fede e di disciplina ecclesiale: è il nostro modo di essere protestanti, è l'adesione parziale, è la condivisione con riserva alle prese di posizione del magistero. Questo accade soprattutto in campo morale. Dunque, guarda caso, anche di fronte alla dottrina sociale della Chiesa. C'è una mancanza di obbedienza che addirittura tocca questioni dogmatiche, figuriamoci orientamenti storici, riformabili, in cui la guida dei pastori ha ugualmente una sua importanza.
Occorre dunque un passo ulteriore: "aiutarsi reciprocamente a operare in lineare coerenza con i comuni valori professati", è indispensabile uno spazio di incontro e di condivisione già politico (anche se pre-partitico) sui contenuti e sui metodi.
Metodi di fondo: "umiltà e mitezza, competenza e trasparenza, lealtà e rispetto verso gli avversari, preferendo il dialogo allo scontro, rispettando le esigenze del metodo democratico, sollecitando il consenso più ampio possibile per l'attuazione di ciò che obiettivamente è un bene per tutti".
Contenuti: "il primato e la centralità della persona; la tutela della vita umana in ogni istante della sua esistenza; la promozione della famiglia fondata sul matrimonio; la dignità della donna e il suo ruolo nella vita sociale; il consolidamento della democrazia e il giusto equilibrio tra i poteri dello stato; la valorizzazione delle autonomie locali e dei corpi sociali intermedi nel quadro dell'unità della nazione; la centralità del lavoro, la giustizia sociale, la libertà e l'efficienza del sistema economico, e lo sviluppo dell'occupazione; l'attenzione privilegiata alle aree geografiche meno favorite e alle fasce più deboli della, popolazione, facendosi carico della "questione meridionale" e anche, d'altra parte, della nuova "questione settentrionale"; la pace e la solidarietà internazionale, con le conseguenti responsabilità dell'Italia in Europa e nel mondo; il rispetto dell'ambiente e la salvaguardia delle future generazioni.
Riguardo a questi valori, non ci sui può fermare a generiche dichiarazioni do adesione, ma occorre individuare strategie per la loro concreta attuazione, ricercando il consenso democratico di quanti hanno a cuore il bene comune" (Con il dono... n. 33.).

3. LIBERTA' NELLE SCELTE

"La comunità cristiana, e di conseguenza anche i soggetti che la rappresentano, non si schierano con nessun partito o coalizione, ma non può rimanere indifferente a qualsiasi posizione. "La Chiesa non deve e non intende coinvolgersi con alcuna scelta di schieramento politico o di partito, come del resto non esprime preferenze per l'una o l'altra soluzione istituzionale o costituzionale, che sia rispettosa dell'autentica democrazia. Ma ciò non ha nulla a che fare con una "diaspora" culturale dei cattolici..." e viene ripreso dal papa, come poi dai vescovi il discorso della attenzione ai principi della dottrina sociale della chiesa su persona, rispetto della vita umana, famiglia, libertà scolastica, solidarietà, promozione della giustizia e della pace. (Cf. Con il dono... n. 32.).
Già nel 1981 (23.10) i vescovi ricordavano: "Noi sappiamo bene che non necessariamente dall'unica fede i cristiani debbono derivare identici programmi e operare identiche scelte politiche: la loro presenza nelle istituzioni potrebbe legittimamente esprimersi in forme pluralistiche. Ma non tutti i programmi e non tutte le scelte sono indifferenti per la fede cristiana. Alcune di esse sono chiaramente incompatibili (...) Su questi e simili temi fondamentali, i cristiani non possono ammettere ambiguità o contraddizioni: e l'effettiva garanzia di questi valori può storicamente richiedere l'unità della loro azione politica" ((La Chiesa italiana e le prospettive del paese, 23.10.1981, n. 37).
Non si può tirare per la manica preti e vescovi perché benedicano una forza politica preferendola ad un'altra. Non si dà patente di cattolicità in partenza a partiti o schieramenti, ma li si giudica dalle scelte effettive.
Paradossalmente (ma non troppo...) chi era infastidito e urtato dai richiami all'unità di ieri attorno alla DC oggi è urtato per la mancanza di indicazione nei confronti della propria parte.
L'insofferenza è forse sulla pretesa di Gesù di essere "il Signore", l'unico Signore della vita, personale, familiare e sociale. E non c'è Cristo senza Chiesa!
Tra l'altro quando c'è effettiva pluralità di scelte, senza che siano compromessi i propri valori, è anche una fortuna, uno stimolo ad una vera concorrenza delle capacità e dell'impegno. Nelle scelte opinabili, intendo, dove la diversità non significa divisione che è sempre negativa.

4. QUALE ESIGENZA E' PIU' URGENTE?

Nella dialettica tra unità e pluralismo: uniti nei principi, sì, ma liberi nelle scelte
liberi nelle scelte sì, ma uniti nei principi
Il "ma" pone con enfasi l'accento sul secondo termine. Quale deve essere oggi? Quale è più urgente? Non c'è alcun dubbio: l'accento va sull'unità.
"... evitare che le divisioni politiche si ripercuotano dannosamente all'interno della comunità ecclesiale". Questo auspicavano i vescovi. Ma già allora io precisavo e con forza aggiungo che ci sono già gravissime divisioni e lacerazioni all'interno della comunità ecclesiale che si manifestano in vari modi e ambiti, soprattutto laddove sono in gioco questioni molto importanti, concrete e sentite. Uno di questi ambiti è precisamente la politica.
La politica da sempre appassiona e divide. Come tutti gli interessi ravvicinati.
Divisi non si è mai comunque più efficaci e più forti.
Se siamo sollecitati a cercare quello che unisce e non quello che divide con tutti, atei compresi, dovremo forse ignorare questo principio coi fratelli di fede, lacerando "la tunica inconsutile di Cristo". Si tratta di non falsificare ma di trarre insegnamento e forza da quel sacramento dell'unità che è l'Eucaristia.

5. UNA VOCAZIONE INDISPENSABILE

L'impegno in politica è da tempo chiamato "una forma esigente di carità". Per qualcuno è una vocazione. Dire certi no, talvolta, non significa solo danneggiare se stessi, ma tanti altri impoveriti dal nostro no.
Non basta dedicare da parte di molti il tempo libero, sacrificando in parte altri interessi: qualcuno deve farlo a tempo pieno, utilizzando i propri talenti a sevizio del bene comune.
Vivere la politica come via alla santità. E' una strada in salita, ma quando mai esseri cristiani ha significato imboccare la via più larga o in discesa?
Occorre gente che diventa competente, che sa orientarsi e orientare, che sa scegliere con sapienza le alleanze, che impara a distinguere tra compromesso sui principi e sugli obiettivi (sempre inaccettabile) e compromesso sul medio percorso, su mezzi non ideali ma più accettabile di altri sapendo che non di rado l'ottimo è nemico del bene. Questa capacità non si improvvisa, come del resto non si devono temere gli stessi errori quando scegliere diventa comunque indispensabile di fronte a un vuoto legislativo o all'assenza assoluta di normativa.
Occorre superare il preconcetto secondo il quale la politica è una cosa sporca: tutto diventa sporco se è vissuto male, nel disordine o nell'egoismo, anche le cose più sante.
La politica come servizio al bene comune, forma esigente di carità, è via alla santità e va annunciata e proposta con coraggio, come la vocazione al sacerdozio o al sacramento del matrimonio.

CONCLUSIONE

E' positiva ed era necessaria questa iniziativa di incontri sulla dottrina sociale cattolica. E' importante che anche le persone già convinte e motivate siano ulteriormente rafforzate nelle loro motivazioni per essere, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, dei riferimenti e degli esempi stimolanti.






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