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Walter Amaducci: Conferenze



I laici nei consigli ecclesiali



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Walter Amaducci

LA PARTECIPAZIONE DEI LAICI
ALLA VITA DELLA CHIESA


Conferenza ai membri dei consigli pastorali (diocesano, zonali e parrocchiali)
alla vigilia del sinodo diocesano.
Cesena, 15 dicembre 1997


Dal 1 al 30 ottobre 1987 (dieci anni fa) la VII Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi si occupava della «Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo a 20 anni dal Concilio Vaticano II».
A questo Sinodo seguiva alcuni (molti!) mesi più tardi l’Esortazione apostolica post-sinodale Christifideles laici, datata 30.12.1988, ma pubblicata alcuni mesi più tardi, nel 1989.
Sulla linea delle grandi costituzioni conciliari Lumen gentium e Gaudium et spes e del decreto apposito Apostolicam Actuositatem, la Christifideles laici è a Magna charta dell’identità del laici e delle loro missione nella Chiesa e nel mondo alle soglie del Duemila.
L’ecclesiologia di comunione non certo inventata o forse neppure riscoperta, ma certamente riproposta con forza ed entusiasmo dal Vaticano II è la base della riflessione che stiamo facendo.

In quale situazione? Grave! Il quadro è sempre più preoccupante?
La risposta è Cristo, e se la situazione è drammatica c’è urgenza altrettanto drammatica dell’unica risposta che conta. Un’urgenza, un’ansia missionaria pervade tutta l’esortazione: “andate anche voi nella mia vigna!” (Mt 20,1 ss).
La fede si rafforza donandola: non attendere una condizione ideale, un momento favorevole che potrebbe non arrivare mai: il momento favorevole e della salvezza è questo, è il presente che abbiamo davvero a disposizione. Nuova evangelizzazione.
Quadro dipinto a Palermo: pp 9 e 12 della Nota della CEI: «Con il dono della carità dentro la storia».
Cfr. «Tertio millennio adveniente».

La partecipazione dei laici alla vita della chiesa

Non è mia intenzione trattare il tema a livello teologico o catechistico e neppure di conferenza, ma introdurre una riflessione comune tenendo conto del preciso contesto che ci vede riuniti:
1 - membri di consigli pastorali (diocesano, zonali, parrocchiali)
2 - alla vigilia dell’apertura del Sinodo diocesano e soprattutto alla conclusione della fase preparatoria che ci ha visti impegnati prima sulle schede dei Lineamenti e ora sullo Strumento di lavoro.
Il Sinodo
La decisione di non costituire «comitati sinodali», ma di responsabilizzare i consigli pastorali parrocchiali è stata una scelta voluta, proprio dentro il progetto di continuare l’impegno a favore della ricostituzione de cpp, del loro rilancio e della loro valorizzazione laddove esistono e funzionano.

PRECISAZIONE
Una premessa sola, ma importante sull’espressione «partecipazione dei laici»
Limite verità dell’espressione: basta capirsi.
Limite: la partecipazione - ed i consigli ne sono uno strumento - non riguarda solo i laici, ma tutte le componenti, le categorie del popolo di Dio. Popolo di Dio sono i Pastori, Vescovo e presbiteri, sono i diaconi, sono i religiosi/e e i laici.
Verità: la novità della partecipazione riguarda soprattutto i laici, sia dal punto di vista numerico, sia dal punto di vista qualitativo, cioè della ragione per cui sono chiamati a fare questo; in forza della loro consacrazione battesimale e della loro cresima.
Questo a proposito anche del sinodo: le due novità dei sinodi moderni sono appunto
- la lunga preparazione
- la partecipazione ampia e attiva dei laici.

Il 21 marzo 1993 a Palazzo Ghini ci fu un’assemblea, la prima assemblea dei Consigli pastorali parrocchiali con
- la consegna degli atti del convegno “evangelizzarsi per evangelizzare”,
- la verifica dei cpp, l’individuazione della novità: convinzione e fiducia. Si parlava di «ridare slancio e consistenza alle strutture di partecipazione»
- contestualmente la consegna di uno statuto tipo, dentro il progetto di ricostituzione dei cpp in diocesi.

Proprio all’inizio del 1993 veniva pubblicato su Orientamenti Pastorali un dossier sui consigli pastorali in cui si parlava di una “ripresa interessante e promettente”.

Cosa possiamo aggiungere alla fine del 1997?
Due Istruzioni emanate nei mesi scorsi dalla Sede Apostolica (elaborate da Congregazioni e Consigli Pontifici e approvate dal Santo Padre) riguardanti i Sinodi Diocesani (22 febbraio 1997) e Alcune questioni circa la collaborazione dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti (15 agosto 1997) hanno dato l’impressione di un altolà, di un attenti! a non confondere i ruoli.

Una ripresa promettente?
Un po’ di storia
Limiti: anche oggi?
burocrazia
efficientismo
partenalismo
uso sindacale

UNA SANA, ROBUSTA E CONSAPEVOLE ECCLESIOLOGIA

Con una ripresa e un approfondimento dei princìpi fondamentali espressi nella sue Lettere Il Sinodo diocesano (15 giugno 1995) e Per una pastorale di comunione e di corresponsabilità (4 agosto 1996), si pone la recente Lettera pastorale del Vescovo Lino Garavaglia intitolata Magistero e Sinodalità (8 dicembre 1997).

In essa il Vescovo esorta e guida per mano ad una riscoperta del grande ‘mistero’ della Chiesa. La Chiesa, infatti, è innanzi tutto un mistero, non è una creazione umana; è “l’amore e la comunione della Trinità che in Cristo Mediatore e Redentore, viene data in dono agli uomini che credono”.

La prima parte della Lettera tratta allora questo tema basilare: La Chiesa, mistero e dono di comunione trinitaria. Si tratta di un invito ad approfondire il nostro sentimento di appartenenza alla Chiesa con amore nuovo, scorgendo, ammirando e cercando in essa i grandi doni della verità che salva, della santità, della guida mediante il sostegno dei pastori.

La Chiesa particolare o diocesi
Pag. 8

Imparare facendo
«Aprender haciendo»: si impara innanzi tutto vivendo, facendo un’esperienza concreta e seria.
E riflettendo su ciò che si vive.
La catechesi permanente, la mistagogia permanente relativa ai sacramenti.

Che si tratti di vivere la partecipazione attraverso la presenza diligente e paziente in un Consiglio pastorale, o la sinodalità attraverso la riflessione, scambio e il contributo dato e ascoltato nei gruppi sinodali o domani per chi vi sarà chiamato ai lavori del sinodo, è uno stile quello che si vive.



L’attuale impegno di preparazione al Sinodo, deve costituire un richiamo e un aiuto a vivere la sinodalità come dimensione permanente all’interno della vita ecclesiale. La sinodalità come “cultura della partecipazione alla vita della Chiesa; come un sentire di comunione che genera e sorregge il coinvolgimento alla vita della comunità” ha il suo fondamento nel battesimo e nei doni elargiti dallo Spirito per l’edificazione della comunità ecclesiale e la sua missione tra gli uomini. “Tra questi doni - con un compito delicato e molto particolare - c’è il Ministero gerarchico”.

Il Magistero ecclesiale: un servizio alla verità, per la salvezza degli uomini è il titolo della parte successiva della Lettera. Del Ministero ordinato, il Vescovo riprende e approfondisce esplicitamente la funzione di insegnamento autorevole con cui i Pastori, Papa e Vescovi, guidano i fedeli: il Magistero appunto, carisma dello Spirito “che diviene sevizio alla verità su Dio, sull’uomo amato e redento da Dio e sui comportamenti morali dell’uomo come creatura e figlio di Dio”, un grande aiuto per la vita cristiana.

Il Magistero del Vescovo si caratterizza in un modo molto particolare nella celebrazione del Sinodo: tutto il resto della Lettera è volto a coniugare Magistero e Sinodalità, non semplicemente per scongiurare confusioni e sconfinamenti tra sociale ed ecclesiale, per allontanare eventuali equivoci provenienti da logiche di ‘mode’ o ‘maggioranze’, ma soprattutto per incoraggiare e promuovere quella corresponsabilità che nasce dalla comunione e ritorna ad una comunione rafforzata, arricchita dal discernimento e dalla volontà di vivere la missione ecclesiale con urgenza, concretezza ed operatività.

L’intento e la giustificazione di un incontro come quello di stasera è lo stesso






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