Deprecated: Function eregi() is deprecated in /membri/walteramaducci/func.inc.php(170) : eval()'d code on line 1
Walter Amaducci: Conferenze



Creazione ed evoluzione dell'uomo



torna indietro all'elenco dei Documenti.Elenco Documenti     Stampa questo documento dal titolo: Creazione ed evoluzione dell'uomo. Stampa


WALTER AMADUCCI


CREAZIONE ED EVOLUZIONE DELL'UOMO



SCUOLA DIOCESANA DI TEOLOGIA
Master 2015-2016 sull'Antropologia
Cesena, 20 ottobre 2015




La lettura del salmo 8 ridesta in noi l'atteggiamento di meraviglia di fronte alla vocazione dell'uomo, davanti ai contorni della sua figura che si stagliano nitidi sullo sfondo della creazione della quale egli costituisce il vertice. Si conferma in ciascuno di noi uno stupore riconoscente che quasi rasenta l'incredulità.


O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,
con la bocca di bambini e di lattanti:
hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell'uomo, perché te ne curi?
Davvero l'hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:
tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

Ma c'è in agguato un'altro tipo d'incredulità, quella che scaturisce dal sospetto che tutto ciò non sia altro che poesia, che ancora una volta questa "canna pensante" si stia montando la testa e sogni ad occhi aperti una trama di relazioni senza fondamento. Richiamo a questo proposito una riflessione del card. Carlo Maria Martini, con la quale egli apriva la prima "Cattedra dei non credenti", nel 1987, un cammino che sarebbe durato quindici anni.
"Io ritengo che ciascuno di noi abbia in sè un non credente e un credente, che si parlano dentro, si interrogano a vicenda, si rimandano continuamente interrogazioni pungenti e inquietanti l'uno all'altro. Il non credente che è in me inquieta il credente che è in me e viceversa". L'arcivescovo di Milano offriva ai non credenti la possibilità di rendere ragione delle proprie convinzioni, favorendo nei credenti un atteggiamento di ascolto disponibile e pensoso.

1. NOI ABBIAMO IL PENSIERO DI CRISTO

"Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola... " (Ebrei 1,1-3).

Gesù Cristo è il punto di partenza, Gesù Cristo è il pilastro di sostegno della nostra concezione totale dell'esistenza perché momento culminante e centro di tutta la Rivelazione, come lo è del cosmo e della storia (Red. hom. 1,1).

Cristo è quel Figlio per mezzo del quale Dio "ha fatto anche il mondo": questa affermazione che sembra incidentale è confermata da altre celebri espressioni neotestamentarie:
"Egli è immagine del Dio invisibile, ... Tutte le cose sono state create per mezzo di lui, e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui" (Col 1,15-17)
"Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste" (Giov. 1,3)

Partendo dal pensiero cristiano potremo allora rivolgerci alle altre pagine della Bibbia, cominciando da quelle celeberrime della Genesi, ma tenendo sempre presente che:

1. I racconti di Genesi non sono l'espressione di tutta la dottrina sulla creazione; questa infatti attraversa l'intera Scrittura, con pagine ricche di conferme o di prospettive nuove, come nei Profeti (Isaia, Geremia, Amos), nei Salmi (innumerevoli richiami) nei libri Sapienziali (Giobbe, Proverbi, Sapienza, Siracide) dove la personificazione della Sapienza, della Parola e dello Spirito prelude alla rivelazione del Verbo e dello Spirito Santo, in 2 Maccabei, fino alle pagine del Nuovo Testamento.

2. Queste pagine della Scrittura hanno in Cristo l'ultima e definitiva parola e soprattutto la chiave di lettura e di interpretazione.

3. Ricordiamo infine che la Scrittura è il primo e indispensabile canale della Rivelazione ma non il solo, dato che ad esso è inscindibilmente unito l'altro canale, quello della Tradizione, per costituire l'unico sacro deposito della Parola di Dio, cioè della Rivelazione.

Congiunte e comunicanti, Scrittura e Tradizione sono affidate alla Chiesa, guidata dal Magistero, chiamato ad ascoltare piamente, custodire santamente, esporre fedelmente questa Parola per mandato divino e con l'assistenza dello Spirito Santo (cfr. Dei Verbum 9).

2. DIO E' IL CREATORE DELL'UNIVERSO

"Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, Unigenito Figlio di Dio, ... per mezzo di lui tutte le cose sono state create".
Che le cose esistenti facciano sorgere la domanda: "da dove vengono? chi le ha fatte?" E' un dato comune dell'esperienza religiosa e punto di forza della rivelazione naturale (Sap 13,1-9). Tutte le religioni hanno dato e danno una risposta che ipotizza una divinità emanatrice, o plasmatrice, o più spesso ordinatrice dell'esistente.

- Può essere una divinità che vince i mostri del caos, come nelle cosmogonie orientali. Ad esempio il drago primordiale viene ucciso e diviso in due da Marduk, il dio babilonese della luce; le due parti del drago ucciso diventano il cielo e la terra, mentre dal suo sangue trae origine l'umanità.

- Oppure l'universo è il risultato di una lotta tra divinità buone e divinità malvagie su uno sfondo teologico di stampo dualistico-manicheo.

- Oppure sarà l'opera di qualche demiurgo costruttore per opera del quale il "caos" diventa il "cosmo", un tutto ordinato e popolato di divinità, di spiriti e demoni, una natura satura di magia.

Israele, che ha conosciuto il suo Dio nella storia, nel suo agire e intervenire e nel suo parlare attraverso i profeti, emerge in questo panorama con una visione originale e polemica, demitizzante. Il racconto ebraico della creazione, in tutte le sue diverse forme, si rivela come "l'illuminismo decisivo della storia", la consegna del mondo alla ragione, il riconoscimento della sua razionalità e libertà, un illuminismo vero, che "ncora la ragione umana al fondamento originario della ragione creatrice di Dio, per mantenerla così nella verità e nell'amore senza i quali l'illuminismo diventa sregolato e alla fine stolto (Ratzinger).

Genesi:
In principio Dio creò il cielo e la terra 1,1
Ora la terra era informe e deserta ... 1,2
Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo, 2,4
nessun cespuglio campestre era sulla terra,
nessuna erba campestre era spuntata ... 2,5
La terra era brulla senza niente 2,6
e dalla polvere del suolo Dio plasmò l'uomo, 2,7
piantò un giardino in Eden, 2,8
plasmò ogni sorta di bestie 2,19
plasmò una donna e la condusse all'uomo. 2,22

Nel momento in cui Israele, dunque, affronta il tema delle origini parte dalla convinzione che c'è un solo Dio, creatore, mentre quelli che le altre genti chiamano dei non sono dei, ma opera di Dio stesso (il sole e la luna sono "luminari"), o addirittura opera delle mani dell'uomo, idoli vuoti (cfr. la polemica e l'ironia contro gli idoli in
Sapienza 13,10-14,11
Isaia 44,9-20;
Geremia 10,1-16;
Baruc 6; ecc.).

La parola 'Creazione' definisce questo rapporto tra l'universo e Dio con questi contenuti essenziali: esiste un solo Dio e tutto proviene da lui: Egli è l'unico creatore di tutto ciò che esiste.

Questo è espresso con immagini varie e diverse, cristallizzate in racconti che risalendo il tempo rivelano tratti arcaici pittoreschi, oppure si ritrova in formulazioni più sintetiche posteriori:

"Sono io, il Signore, che ho fatto tutto,
che ho spiegato i cieli da solo,
ho disteso la terra; chi era con me?" (Is 44,24).

"Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra,
osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti;
tale è anche l'origine del genere umano" (2 Macc 7,28).

"Dov'eri tu quando io ponevo le fondamenta della terra?"
(cfr Giobbe cc 38-41).

Tutto, dunque, proviene da Dio. "Cielo e terra" dice la Scrittura; "cose visibili e invisibili" afferma il Credo. Nel tutto è contenuta l'eventualità di altri mondi, come pure di altri esseri viventi e intelligenti. E' sufficiente accennare al mondo degli angeli per non porre limiti alle ipotesi e alle possibilità.

3. TUTTA LA CREAZIONE E' BUONA

"E Dio vide che era cosa buona": è il ritornello di Gen 1. Il male non ha una sussistenza sua. Non c'è un Dio malvagio coeterno rispetto al Dio creatore.
"Poiché tu ami tutte le cose esistenti
e nulla disprezzi di quanto hai creato;
se avessi odiato qualcosa,
non l'avresti neppure creata.
Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi?
O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza?
Tu risparmi tutte le cose,
perché tutte son tue, Signore, amante della vita,". (Sapienza 11, 24-26).

Come tutte le affermazioni rivelate, di fronte all'esperienza inconfutabile del male in ogni sua forma e manifestazione, anche questa va compresa nella suo significato profondo, cioé metafisico.

Da tale punto di vista, come acutamente affermava S. Agostino, il male non ha consistenza. Esiste solo il bene, o i beni, mentre il male, o i mali, sono semplicemente "privazione", mancanza di bene. Il male perciò non ha alcun valore ontologico.
Ma perché allora da un Creatore perfetto può scaturire una creazione imperfetta? Proprio perché se esiste una realtà che è "altro" da Lui, questa non può partecipare appieno della Sua perfezione, del Suo sommo grado di bontà, della Sua immortalità.
Questo limite metafisico è già insito nel concetto stesso di creazione. Anche la libertà creata non sarà mai perfetta come quella di Chi l'ha creata. Quando la creatura sceglie dei beni inferiori, sceglie pur sempre dei beni, ma questi rappresentano, di fronte al sommo Bene, una privazione. In ciò consiste la possibilità metafisica del male: esso è dovuto a una rinuncia al sommo Bene, in favore di una scelta rivolta a beni inferiori.

4. L'UOMO E' AL CENTRO DEL MONDO CREATO

L'uomo ha una posizione centrale nel mondo creato. Anche per questa verità occorre partire da Gesù di Nazareth, che non solo è il Cristo, cioè il Messia, ma il Verbo, il Figlio del Dio vivente (Mt 16,16) venuto nel mondo: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità" (Gv 1,14)

Il Verbo divino incarnandosi si è unito alla natura umana in Gesù Cristo; Cristo porterà sempre con sé questa umanità, Lui predestinato da Dio ad essere "il primogenito tra molti fratelli" (Rom 8,29). Oggi e per l'eternità Egli è il Christus Totus di S. Agostino, il Capo di quel corpo che è la Chiesa.
Ma nei racconti di creazione coi quali si apre il racconto biblico, la centralità dell'uomo appare già con estrema evidenza.

Nel racconto sacerdotale (VI-V sec. a.C.) l'uomo, maschio e femmina, è creato da Dio al termine dell'opera creatrice (Gen 1,26-28), come suo culmine:

Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine,
secondo la nostra somiglianza:
domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo,
sul bestiame, su tutti gli animali selvatici
e su tutti i rettili che strisciano sulla terra".
E Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e Dio disse loro:
"Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra"

Il racconto jahvista (X sec. a.C.) ha un'impostazione completamente diversa, ma la centralità dell'uomo è altrettanto chiara (Gen 2, 4b - 23):

"Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c'era uomo che lavorasse il suolo, ma una polla d'acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. (...)
Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l'uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto.
Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse:
"Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall'uomo è stata tolta".

5. DIVERSI RACCONTI PER UN UNICO MESSAGGIO

Ho sottolineato che questo messaggio di fondo sull'origine dell'universo è presente nei diversi racconti. "Diversi" non significa solo che sono più di uno, ma che presentano prospettive narrative, immagini, particolari davvero differenti. Ma il messaggio è identico; caso mai lungo il tempo si esplicita e si approfondisce. Il fatto che coesistano, che convivano queste pagine le une accanto alle altre, o addirittura a volte siano fuse insieme con procedimenti di collage o incastonatura, ci fa capire che talora per gli stessi autori sacri questo non costituì un problema. Il "come" tutto questo era accaduto era in fondo secondario; le modalità espressive potevano perfino attingere dai miti circostanti e tenevano conto, comunque, della cultura di chi scriveva e di chi ascoltava.

Non va dunque ricercata una teoria cosmologica di tipo scientifico, anche se il messaggio religioso, pur non essendo identico con una teoria cosmologica, non ne è neppure totalmente indipendente.
Non sarà mai conciliabile con la fede nel Dio creatore una teoria scientifico-filosofica in cui il cosmo sia pensato come avente in sé la sua ragione di essere, o identico con l'assoluto, o non esistente realmente; e neppure tutte le concezioni metafisiche immanentistiche (secondo le quali la realtà totale coincide col mondo dell'esperienza) come un monismo irrazionalistico (ateismo) o un monismo razionalistico (panteismo).

6. RAPPORTI ATTUALI TRA SCIENZA E FEDE CIRCA LE ORIGINI

Solo nel secolo scorso non era affatto chiaro che il dato della creazione esigesse una causa. La scienza naturale era caratterizzata dalle due grandi leggi della conservazione della materia e dell'energia. Questo cosmo appariva come eternamente sussistente e dominato dalle leggi perenni della natura, non bisognoso di nulla al di fuori di sé.
Laplace poteva dire: "Non ho più bisogno dell'ipotesi Dio".
Ma sono sopraggiunte nuove conoscenze.

Con la legge dell'entropia (l'energia viene consumata e trasformata in uno stato da cui non può più essere fatta retrocedere, per cui l'entropia dell'universo aumenta di continuo) l'universo ha rivelato un divenire, la sua temporalità.
Si è scoperto che la materia si trasforma in energia, si è affermata la teoria della relatività ...
Oggi la scienza sa che l'universo ha avuto un inizio; miliardi di anni ci separano da quel momento che domanda una spiegazione. Fu un "big bang"? Non c'è problema a chiamarlo così, ma di che cosa si tratta? Di un gioco del caso e della necessità (J. Monod) oppure, come disse Einstein a proposito delle leggi della natura "si rivela una ragione così superiore che tutta la razionalità del pensiero e degli ordinamenti umani è al confronto un riflesso assolutamente insignificante"? (che è come dire: ogni nostro pensiero rappresenta in effetti solo il ripensamento di una realtà già pensata prima di noi).

Questo non significa ancora fede; Einstein stesso non arriva ad accettare un Dio personale, ma rimane all'interno di una religiosità cosmica ammirata di questa suprema Mente che si rivela nell'universo.

Oggi come mai, forse, dall'epoca della modernità in poi, appare la ragionevolezza della fede. Fisica, biologia, scienze naturali in genere impediscono di ridurre il mondo a prodotto dell'oscurità e dell'assurdo. E se l'ultimo passo della ragione è ammettere una dimensione che la supera (Pascal), è la fede che coglie in tutto cié l'azione dello Spirito creatore. L'universo deriva da un'intelligenza, da una libertà, da una bellezza che è amore. L'universo è "logico", cioè conserva l'impronta del Logos per mezzo del quale è stato fatto.


7. CREAZIONE ED EVOLUZIONE

Sarà sempre male impostata questa problematica se posta in termini alternativi, cioé creazione o evoluzione. Peggiore ancora è la polemica tra creazionismo o evoluzionismo, entrambi scorretti. Ascoltiamo a tale proposito il pensiero di Ratzinger.
"Non possiamo dire: creazione o evoluzione. La formula esatta è creazione ed evoluzione, perché le due cose rispondono a due domande diverse. Il racconto della polvere della terra e dell'alito di Dio ... non ci narra infatti come l'uomo ha avuto origine. Esso ci dice che cosa egli è. Ci parla della sua origine più intima, illustra il progetto che sta dietro di lui. Viceversa: la dottrina dell'evoluzione cerca di individuare e descrivere dei processi biologici. Non riesce invece a spiegare l'origine del "progetto uomo", a spiegare la sua derivazione interiore e la sua essenza. Ci troviamo perciò di fronte a due questioni che si integrano, non si escludono" (Joseph Ratzinger, Creazione e peccato, Cinisello Balsamo (Ed Paoline) 1987 pp. 40-41.)
"Una delle caratteristiche specifiche del secolo XIX fu quella di aver continuamente approfondito la coscienza della storicità e del divenire di tutte le cose. Esso riconobbe che certe cose, da noi ritenute immutabili e sempre uguali, sono il prodotto di un lungo divenire. Ciò vale nel campo dell'umano, ma vale anche nel campo della natura. Si capì allora che l'universo non è una specie di grande scaffale, in cui tutto è sistemato al suo posto, ma che esso va piuttosto paragonato a un albero vivo che cresce e diviene, che proietta a poco a poco i suoi rami sempre più in alto nel cielo" (Id. p. 41). Dunque creazione ed evoluzione sono risposte corrette e complementari.

Creazionismo ed evoluzionismo invece sono incompatibili ed entrambi scorretti, essendo soggetti a confusione di piani, quello del linguaggio religioso e quello del linguaggio scientifico; ambedue le posizioni operano una invasione di campo!
Creazione ed evoluzione sono compatibili e si integrano, in quanto rispondono a domande diverse:
- che cosa è accaduto, che cosa accade ? (esiste o no un artefice?)
- come è accaduto, come accade? (individuazione e descrizione dei processi cosmologici e biologici).
L'evoluzione è innegabile ed evidente: una visione assolutamente statica dell'universo e della vita non è possibile. Pensiamo solo alla concezione di trasformazione a livello cosmico già in un medievale come Dante. Ma le stesse teorie evoluzionistiche lungi dallo spingerci ad un nuovo "concordismo" simile a quello di fine 800 (i periodi geologici identificati con i "giorni" della creazione, la "cosmologia" dell'abate Stoppani, ...) possono rammentarci l'analogia del linguaggio teologico e anche la possibilità di affinarlo continuamente.

Di fronte alla doppia ed esatta affermazione: Dio ha creato e Dio conserva nell'esistenza possiamo puntualizzare che Dio non è prigioniero del tempo, anzi ne è il creatore, perché di tutto ciò che non è Dio egli è creatore senza essere soggetto al divenire. E' creatore, "sta creando": tutta la realtà da lui voluta e dunque posta in essere ha in lui solo la sua causa prima.

8. CREAZIONE ED EVOLUZIONE DELL'UOMO

All'interno del quadro evolutivo, Ratzinger cita e commenta nuovamente il pensiero di Monod: "Non esiste soltanto il divenire, nel corso del quale tutto cambia continuamente, ma esiste anche il permanente, esistono anche le idee perenni, che illuminano la realtà e ne sono stabilmente i principi direttivi. Esiste il permanente, ed esso è così fatto che ogni organismo riproduce rigorosamente il proprio modello, il progetto da esso rappresentato. Ogni organismo, come dice Monod, è per sua natura conservatore. Mediante la procreazione esso si riproduce esattamente com'è. Monod conclude perciò coerentemente: per la biologia moderna l'evoluzione non è una proprietà degli esseri viventi; una loro proprietà è piuttosto quella di essere immutabili: essi si tramandano; il loro progetto rimane'. Monod trova tuttavia ugualmente la via per l'evoluzione, constatando che nella trasmissione del progetto possono verificarsi degli errori. Questo errore, una volta verificatosi, continua ad essere trasmesso, appunto perché la natura è conservatrice. Tali errori possono sommarsi, e dalla loro somma risultare qualcosa di nuovo. Segue ora una conclusione strabiliante: in questo modo è sorto tutto il mondo della vita, è sorto l'uomo; noi siamo il prodotto di errori casuali'" (Joseph Ratzinger, Creazione e peccato, Cinisello Balsamo (Ed Paoline) 19872 pp. 44-45).

Proprio ieri, all'Istituto Veritatis Splendor di Bologna l'antropologo mons. Fiorenzo Facchini ha tenuto una conferenza su Teilhard de Chardin, dopo averne anticipato il contenuto in un breve articolo comparso domenica 18 ottobre su Bologna sette, l'inserto settimanale di Avvenire:
"Jacques Monod vede nell'uomo un evento marginale dell'universo, segnato dalla casualità. Del tutto opposto il modo di vedere di Pierre Teilhard de Chardin, il quale riconosce, fin dagli inizi dell'universo, una crescita della complessità fino alla formazione della vita e, successivamente, nelle varie forme viventi, per culminare nell'uomo, che ha la capacità di pensare la stessa evoluzione. Secondo Teilhard la corpuscolizzazione e la ramificazione della materia rappresentano i meccanismi fondamentali della evoluzione. La direzione di crescita della complessità può essere vista nella cerebralizzazione. Essa raggiunge la sua massima espressione nell'uomo che conosce e sa di conoscere. E' il pensiero che lo contraddistingue. Alla biosfera si aggiunge un involucro pensante rappresentato dall'uomo, la noosfera. Con l'uomo l'evoluzione continua, ma su un altro piano, quello della tecnica e della cultura diffuse a livello planetario. I moderni mezzi di comunicazione rendono quasi tangibile la complessità della rete di comunicazioni oggi possibili. Teilhard ha preconizzato il mondo del web.
Secondo Teilhard de Chardin nella natura, a partire dalle origini, si può riconoscer un "muoversi verso" qualcosa, una direzione evolutiva verso una meta, identificabile nell'uomo. Tutto si svolge come se tutto fosse ad esso orientato. Ma è proprio vero? Alcuni scienziati (Piviteau, Dobzhansky) lo ammettono sulla scia di Teilhard. Si tratta di una lettura fenomenologica o si può parlare di scienza nel senso stretto della parola? In ogni caso, se anche si ammette una direzionalità nella evoluzione della vita, per quali cause si è realizzata?

Teilhard prospetta una duplice forma di energia: tangenziale, quella che caratterizza i fenomeni fisici, e radiale, quella che muove in avanti verso una maggiore complessità. Ma di quale natura sia questa energia radiale non lo dice. Il suo modo di vedere resta a livello di interpretazione scientifica fenomenologia.
Se poi si aggiunge che questo "muoversi verso" tende a un punto finale di convergenza, il punto omega, che egli identifica nel Cristo, ricapitolatore secondo la visione paolina di tutta la realtà, si comprende che ci si porta su un piano che non è più quello scientifico. Resta il fascino di una lettura unitaria e finalistica di tutto l'universo, che trova nell'uomo la chiave interpretativa".

Joseph Ratzinger in "Fede nella creazione e teoria dell'evoluzione" (Munchen 1969) afferma: "Quando Charles Darwin a metà del secolo scorso sviluppò l'idea dell'evoluzione di tutto il vivente e con essa mise radicalmente in discussione la tradizionale rappresentazione della costanza delle specie create da Dio, scatenò una rivoluzione dell'immagine del mondo non inferiore a quella che per noi si lega al nome di Copernico. (...) Credere alla creazione significa comprendere nella fede il mondo in divenire reso accessibile dalla scienza come un mondo sensato, che viene da un senso creatore. Così però già si delinea chiaramente anche la risposta alla domanda sulla creazione dell'uomo: il riconoscimento del mondo in divenire come autocompimento di un pensiero creatore racchiude il suo ricondurre alla creatività dello spirito, al Creator Spiritus.

In Teilhard de Chardin su questa questione si trova la seguente brillante osservazione: "Quel che differenzia un materialista da uno spiritualista non è più il fatto che egli ammette un passaggio tra infrastruttura fisica e sovra-struttura fisica delle cose, ma solo che egli situa a torto il punto di equilibrio definitivo del movimento cosmico dalla parte dell'infra-struttura, cioè del decadimento". Sui dettagli di questa formulazione si potrà sicuramente discutere; ma l'essenziale mi pare colto in maniera esatta: l'alternativa tra materialismo e contemplazione del mondo informata spiritualmente, tra caso e senso, si presenta a noi oggi nella forma della domanda se si consideri lo spirito e la vita nelle sue forme evidenti solo come una muffa casuale sulla superficie del materiale (cioè dell'esistente che non comprende se stesso) oppure come scopo di quello che accade e perciò al contrario si consideri la materia come antefatto dello spirito. Se si sceglie la seconda opzione, è chiaro che lo spirito non è un prodotto casuale dello sviluppo della materia, ma che piuttosto la materia rappresenta un momento nella storia dello spirito. Questa però è solo una diversa espressione dell'affermazione che lo spirito è creato e non è puro prodotto dello sviluppo, anche se si manifesta alla maniera dell'evoluzione.

L'affermazione che l'uomo è creato da Dio in un modo più specifico, più diretto delle cose naturali significa, detta in modo meno metaforico, semplicemente questo, che l'uomo è voluto da Dio in modo specifico: non solo come un essere che "c'è", ma come un essere che lo riconosce; non solo come una creatura che lui ha pensato, ma come esistenza che può a sua volta pensare lui. E' questo specifico essere voluto e riconosciuto da Dio, che è proprio dell'uomo, che noi chiamiamo creazione particolare.
A partire da qui si potrebbe addirittura formulare una diagnosi sulla forma dell'umanazione (il diventare uomo): l'argilla divenne uomo nell'istante in cui un essere per la prima volta, anche se ancora in modo confuso, riuscì a sviluppare l'idea di Dio. Il primo tu che fu pronunciato - balbettando come sempre - nei confronti di Dio dalle labbra dell'uomo, indica l'istante in cui lo spirito era nato nel mondo. Qui fu attraversato il Rubicone dell'umanazione. Poiché l'uomo non è costituito dall'utilizzo delle armi o del fuoco né dalle nuove forme della crudeltà o dell'utilitarismo, ma dalla sua capacità di essere immediatamente in rapporto con Dio.
Questo stabilisce la dottrina della particolare creazione dell'uomo. Soprattutto qui sta il centro della fede nella creazione. Sta qui anche la ragione per cui l'istante dell'umanazione non può essere fissato dalla paleontologia: l'umanazione è l'insorgenza dello spirito, che non si può dissotterrare con la vanga. La teoria dell'evoluzione non annulla la fede, e nemmeno la conferma. Ma la sfida a comprendere meglio se stessa e ad aiutare in questo modo l'uomo a capire sé e a diventare sempre più quello che deve essere: l'essere che può dire tu a Dio per l'eternità.

L'intervento più recente ed autorevole sull'argomento è senza dubbio quello di papa Francesco con la sua enciclica Laudato si'. Tutto il capitolo II intitolato Il Vangelo della creazione è dedicato non solo alla dottrina, ma anche al suo linguaggio espressivo e al rapporto con i dati della scienza. Concentrandoci sull'uomo troviamo particolarmente illuminanti i nn. 81 e 83.

"L'essere umano, benché supponga anche processi evolutivi, comporta una novità non pienamente spiegabile dall'evoluzione di altri sistemi aperti. Ognuno di noi dispone in sé di un'identità personale in grado di entrare in dialogo con gli altri e con Dio stesso. La capacità di riflessione, il ragionamento, la creatività, l'interpretazione, l'elaborazione artistica ed altre capacità originali mostrano una singolarità che trascende l'ambito fisico e biologico.
La novità qualitativa implicata dal sorgere di un essere personale all'interno dell'universo materiale presuppone un'azione diretta di Dio, una peculiare chiamata alla vita e alla relazione di un Tu a un altro tu. A partire dai testi biblici, consideriamo la persona come soggetto, che non può mai essere ridotto alla categoria di oggetto". (Laudato si', n. 81)

"Il traguardo del cammino dell'universo è nella pienezza di Dio, che è stata già raggiunta da Cristo risorto, fulcro della maturazione universale. In tal modo aggiungiamo un ulteriore argomento per rifiutare qualsiasi dominio dispotico e irresponsabile dell'essere umano sulle altre creature.
Lo scopo finale delle altre creature non siamo noi. Invece tutte avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto. L'essere umano, infatti, dotato di intelligenza e di amore, e attratto dalla pienezza di Cristo, è chiamato a ricondurre tutte le creature al loro Creatore" (Laudato si', n. 83)


CONCLUSIONE

La creazione dell'uomo e la sua evoluzione sono i due termini più avvincenti sui quali vengono interpellate fede e ragione, "... le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità. E' Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso" (Giovanni Paolo II, Fides et ratio).
Il contenuto della fede sull'origine dell'uomo consiste nel dato rivelato e nella sua corretta interpretazione assicurata dal magistero della Chiesa. Da parte sua la ragione ha due ambiti comunicanti ma ben distinti che sono quello della scienza e quello della filosofia.
Dal punto di vista metodologico, pertanto, è indispensabile che non si confondano tra loro i diversi piani di conoscenza; non soltanto quelli di fede e ragione, ma anche quelli di scienza e filosofia.
Atto di fede, infine, non è soltanto quello del credente che afferma l'esistenza di un Dio creatore, ma anche il postulato di chi si colloca in una visione atea e perfino di chi, come Darwin, sceglie una posizione agnostica. Tutte e tre queste scommesse, per usare il linguaggio di Pascal, costituiscono infatti un punto di approdo, per quanto sempre aperte al nuovo in chi davvero ama la verità e desidera innalzarsi verso la sua contemplazione.





torna indietro all'elenco dei Documenti.Elenco Documenti