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Walter Amaducci: Conferenze



L'antropologia contemporanea



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Walter Amaducci

L'ANTROPOLOGIA CONTEMPORANEA


1. LA FATICA DI UN DISCERNIMENTO CRITICO

Saper leggere la realtà e in essa i "segni dei tempi" richiede sapienza, sguardo profondo, serenità d'animo, libertà piena. Non basta la scientificità dei sondaggi e dei rilevamenti statistici, e forse neppure l'intuizione geniale.
Nessun'epoca ha saputo conquistare tante e svariate conoscenze sull'uomo come la nostra. Eppure nessuna epoca ha conosciuto l'uomo così poco come la nostra. In nessun'epoca l'uomo è diventato problematico come la nostra. (M.Heidegger. 1889-1976).
A. Consapevolezza della precomprensione ermeneutica, dell'osservatorio situato (il mio è lo sguardo di un credente, il mio paradigma affidabile è quello di una intelligibilità teologica da applicare alla realtà storica).
B. Discernimento comunitario. L'espressione del Papa a Palermo. (cfr l'esperienza sinodale: chi siamo?). Probabilmente è sempre stata importante e necessaria: oggi è indispensabile.
C. Per serenità d'animo intendo apertura massima, libertà interiore: disponibilità a sorprese positive (che smentiranno la mia posizione di difesa e di catastrofismo), o a delusioni amare (che mi smonteranno dal mio ottimismo ed irenismo) e perfino libertà dall'aureo giusto mezzo (ci sarà sicuramente del buono da riconoscere e valorizzare e del cattivo da denunciare, smascherare e rifiutare): il più delle volte effettivamente è così, ma lo sarà anche stavolta?
D. Libertà piena: è anche quella di ammettere che alla fine ci ho capito poco o niente, che devo riprendere la questione da capo, che viaggio solo sull'onda di impressioni, che non sono in grado, per ora, di esprimere una valutazione precisa; che dunque è meglio tacere.

2. L'ANTROPOLOGIA CONTEMPORANEA

"Il mondo sta attraversando un periodo tormentato. La gioventù di oggi non pensa più a niente, pensa solo a se stessa, non ha più rispetto per i genitori e per i vecchi; i giovani sono intolleranti di ogni freno, parlano come se sapessero tutto. Quello che noi credevamo sapiente loro lo credono stupido. Le ragazze poi sono stupide, vuote e sciocche, immodeste e senza dignità nel parlare, nel vestire e nel vivere".
(Pietro l'eremita, 1095. Nel 1096 predicò la prima crociata (1097-1099) + 1115. La settima crociata: 1270).
"Non domandare: come mai i tempi antichi erano migliori del presente? poichè tale domanda non è ispirata da saggezza" (Qoelet 7,10).
"Troverai degli uomini che si lamentano dei loro tempi, convinti che solo i tempi passati siano stati belli. Ma si può essere sicuri che se costoro potessero riportarsi all'epoca degli antenati, non mancherebbero di lamentarsi ugualmente. Se infatti tu trovi buoni quei tempi che furono è appunto perché quei tempi non sono più i tuoi" (S. Agostino. Mc della XX sett.).
"Saggio di teologia inattuale". Inattuale "esprime primariamente la convinzione che, se si desidera parlare efficacemente all'uomo, e non all'effimero involucro che lo racchiude, bisogna parlare all'uomo in quanto uomo; e dunque, se si vuol raggiungere l'uomo di oggi, ci si deve indirizzare all'uomo di sempre. I discorsi fatti programmaticamente agli "uomini del nostro tempo", non oltrepassano la buccia e non toccano la sostanza vera dell'uomo" (G.BIFFI, La bella, la bestia e il cavaliere, pp. 19-20).
Maritain parlò di cronolatria o "adorazione dell'attualità". L'aggettivazione del biasimo teorico non è: falso, errato, illogico, cattivo, aberrante; ma piuttosto: superato, sorpassato, attardato, vecchio. Non conta tanto la verità quanto la formulazione recente. Le idee, come le uova, devono essere "di giornata".
(Cf. G.BIFFI, ibid. pp. 24-25)

3. PANORAMICA ANTROPOLOGICA AD OCCHIO NUDO: SITUAZIONE ITALIANA

Cerchiamo di delineare e decifrare il nostro tempo, che si protende verso in terzo millennio, avendo di mira soprattutto quanto succede nel nostro paese, pur nella coscienza che ormai le sorti e le vicende particolari sono sempre più legate a quelle comuni del mondo intero, il villaggio globale.
"Anche la società italiana partecipa della mutazione antropologica tipica della modernità, in cui prevale lo smarrimento del senso ultimo, il venir meno di valori fondanti, l'assenza di certezze assolute. In tale contesto le omologazioni culturali e le tendenze individualistiche possono prendere il sopravvento. Così ci si rifugia in un mondo virtuale, in cui i valori sono dettati dall'esperienza, in cui tutto è lecito in quanto è il soggetto che fonda il limite della propria azione. Parallelamente, però, la questione del senso non è del tutto rimossa nella coscienza contemporanea e a seconda dei casi si ripropone nella ricerca d un'armonia umana ed ecologica, nella domanda di comunità, nella riscoperta di luoghi e di figure della memoria, nell'apertura ai più diversi richiami spirituali. Sovente si tratta di istanze che non riflettono una tensione radicale, più inclini ad un ideale di saggezza che di salvezza religiosa, più propense al potenziamento del capitale umano che ad un richiamo di redenzione, che compongono insieme proposte delle più diverse tradizioni culturali e religiose". (F.GARELLI, rel. di Palermo, p. 3.).Da più parti si accetta la sfida dela modernità, o -se si vuole- della post-modernità. Qualcuno ovviamente tentenna, si illude di essere ancora in una situazioine di cristianità. Altri si rifugiano in ambienti omogenei, in comunità rassicuranti, e vivono in una sorta di società parallela, considerando il mondo ormai perso per i valori dela fede. Ma la maggior parte sa di essere chiamata a vivere dentro questo mondo.(Id. p. 7)

4. UN'ATTENZIONE PARTICOLARE AL TREND DEL MONDO GIOVANILE

Condivido il parere di G.Campanini quando afferma che "la cultura giovanile è in larga misura il riflesso di quella degli adulti, sia pure con sensibilità diversa e con la tendenza a porre l'accento su alcuni valori o stili di vita piuttosto che su altri. Se negli anni intorno al '68 si tendeva a considerare il giovani come un mondo a sé, se non addirittura coma una "nuova classe", oggi si tende a sottolineare più gli elementi di continuità che non quelli di differenza; e d'altra parte la generazione degli adulti ha largamente adottato, a partire dalla diffusa permissività, stili di vita che un tempo sarebbero stati considerati tipicamente giovanilistici" (G.CAMPANINI, La nuova cultura giovanile. Una sfida per la fede?, Aggiornamenti Sociali 2, 1995, p. 119).
I grandi mutamenti culturali sono ormai alle nostre spalle: le distanze fra giovani e adulti sono minori oggi che non in altre epoche (Campanini).

5. IL PASSAGGIO DALLA MODERNITA' ALLA POST-MODERNITA'

Benché questi termini diano le coordinate di un quadro enormemente allargato, vogliamo essere un po' anche autoironici. Parliamo di visione dell'uomo. Sta di fatto che questi è l'uomo bianco, occidentale, moderno e civilizzato, e spesso solo il maschio.
Uomo moderno: centrato su se stesso, non più su Dio come nel Medio Evo.
Preparata dall'umanesimo e dal rinascimento sorge la stagione dell'illuminismo (fine XVIII inizio XIX sec: Voltaire, Diderot, Montesquieu, a suo modo Rousseau): è l'espressione intellettuale della nuova classe sociale emergente, la borghesia. L'ideale è l'homo faber, costruttore del mondo, non esecutore o fruitore di un ordine già dato. Si sogna uno sviluppo illimiitato. E' messo tra parentesi il senso del limite, dell'errore, del peccato e della colpa. E' il trionfo della ragione, (e anche della sua degenerazione: il razionalismo).
Crisi della ragione. Scuola di Francoforte (Horkeimer, Adorno) tracollo dell'idea di uno sviluppo illimitato.
Pensiero strutturalista, radicale e nichilista hanno messo in crisi i concetti stessi di razionalità in genere.
Strutturalismo : l'uomo è in balìa di strutture, di processi anonimi, che lo sorpassano da ogni dove. La libertà è un mito, non esiste, è un illusione. E' appena uno dei fattori di una storia che si fa al di sopra delle cosiddette libere decisioni umane. Per struttura si intende la rete delle regolarità soggiacenti ai fenomeni, siano essi, linguistici (De Saussure), dell'antropologia culturale (Levi-Strauss), della psicanalisi (Lacan) della psicologia (Piaget). L'uomo è mortificato nei più diversi modi e nei più disparati sistemi sociali, è una pedina di giochi anonimi di potere e di meccanismi sociali anonimi.
Cultura radicale
L'uomo è un gioco di pulsioni e di bisogni, che atomizzano l'esistenza individuale e collettiva. Una razionalità immanente alla storia, così come una normatività oggettiva della natura sono considerate assolutamente impensabili. L'enfasi cade sui bisogni radicali: bisogno di autorealizzazione, di espansione vitale e di efficacia storica, di comunità e di senso: occorre realizzare questi bisogni lottando contro tutto ciò che in vario grado l'ostacola. Freud (letto da Reich): impulsi istintivi del piacere e dell'eros, liberalismo progressista (St. Mill). Si ha la prevalenza del privato sul pubblico, il rifiuto di una fondazione razionale di collegamento rigido con la tradizione. L'esistenza è l'incessante e libera produzione dei bisogni e dei desideri che liberano la molteplicità degli impulsi e dei desideri.
Si celebra la corporeità, i liberi impulsi, la forza del desiderio. L'esaudimento dei bisogni diventa la regola suprema dell'azione. Liberare i propri impulsi, scrollarsi di dosso le arrugginite impalcature delle leggi e delle norme sociali tradizionali.
Modello tecnologico-cibernetico: si pensano gli interventi individuali e collettivi secondo stili di controllo razionale e di programmazione rigorosa.
Self realization. Vincere la vita con le proprie forze e un pizzico di fortuna: successo americanismo, cinema, spettacolo...Ma si avverte anche impossibile la progettualità:
Il Nichilismo (post Nietzchiano)
La condizione umana contemporanea è destinata a vivere senza troppe sicurezze, senza valori e verità assoluti, muovendosi tra le pieghe dell'esistente con flessibilità e leggerezza in una realtà culturale in cui l'agire può avere il conforto delle regole del gioco valide non in sè ma solo per l'uso che se ne fa.
Qui davvero ormai è irriconoscibile l'uomo della modernità, e siamo all'uomo post-moderno. Si arriva al Pensiero debole che vuol portare fino in fondo l'esperienza dell'oblio dell'essere, o della morte di Dio: nessuno può più ancorarsi ad un'ontologia forte (Vattimo).

NEW AGE (era nuova)

Nuovo modello evolutivo, nuova coscienza totalizzante dell'autotrascendenza dell'uomo e verso un rifiuto di una concezione del mondo razionalistico-meccanica.
Sulla base di tradizioni orientali ed ebraico-cristiane, scienze naturali e secolarizzazione, interpretate in modo gnostico-esoterico.
BASI ED ESPRESSIONI:
Scienza: teoria sistematica dell'evoluzione e autorganizzazione dell'universo
biologia sistematica, informatica, medicina psicosomatica.
Società: educazione alternativa, disarmo, femminismo, ecologia, tecnologie morbide.
Arte: musica psichedelica, canto forzato, letteratura fantastica e fantascientifica.
Spiritualità: religiosità neocosmica, pratiche gnostico-esoteriche, mistica naturalistica, guru sincretisti, reincarnazione, intelligenze extraterrestri.
La svolta epocale con la sostituzione dei valori in ogni campo della vita non può essere causata da organizzazioni centralizzate, ma dalla responsabilità di ogni individuo, da una rete spirituale di gruppi locali e da un pensiero positivo. Riscoperta mitica delle conoscenze perdute.
Nello sforzo di creare una coscienza planetaria (cosmonave terra) tutte le attività e le utopie convergono in una sottile affinità de cellule di un cervello globale che reagiscono per intuizione.
FONTI: nata un Scozia negli anni '50 ed emigrata in America, cultura ottimistica degli hippies californiani con le loro esperienze di dilatazione della coscienza provocata dalla droga, psicologia di Jung (la religione è un insieme di fenomeni intrapsichici), Tehillard de Chardin, mondo empirico delle religioni orientali,...
Ecologia, astrologia, musica sacra, medicine alternative, realtà virtuali, spiritismo, e magia: sono i temi che di più affascinano il mondo giovanile.
"Credo ad una grande chiesa ... che va da Ghandi a Madre Teresa e che va avanti nonostante il Vaticano".
Vocabolario:
Ecosistema: indifferenziato, senza peccato originale né uomo a immagine e somiglianza di Dio.
Equilibrio cosmico: uomo-natura-ambiente = tutto è Dio. Panteismo: divinizzazione del corpo. Recupero della natura contro la tecnologia. Fenomeno dei verdi. Biocentrismo e animalismo.
Salute olistica: equilibrio psico-fisico, dominio di sè medicine alternative (piante, erbe, psicologia).
Universalità cosmica
Danza cosmica: armonia interiore
Pensiero positivo: non c'è peccato: luogo magico dentro ogni persona. Magia nera o bianca.
Identità personale e sacralizzazione del sè
Armonizzarsi con la natura, valore assoluto, religione ambientalista e della natura.
Il mondo dei Deva , spiriti della natura

6. RECENTE PASSATO DI PROVENIENZA

Proviamo ora a rintracciare questa evoluzione di pensiero nel nostro recente passato per essere aiutati, anche dal confronto, a tracciare un identikit dell'uomo nel pensiero dominante attuale.
Osservazione importante: queste concezioni dell'uomo non sono da pensare di volta in volta semplicemente affiancate a quella cristiana, ma in una dinamica interazione, con influssi e contagi notevoli (per fortuna non solo unidirezionali)

Anni 50
La fine della seconda guerra mondiale lasciò il problema della ricostruzione materiale e spirituale (cultura e vita civile).
Danni materiali, sconfitta, guerra civile.
Profonde divisioni politiche, radicate nel modo elitario e poco attento alla diversità delle realtà locali secondo cui era avvenuta l'unificazione, aggravate dall'esperienza del fascismo. Occorreva trovare una coscienza civile comunitaria. Su quali basi? la costituente e la collocazione dell'Italia nel quadro politico e culturale dell'occidente atlantico. Fu il lavoro degli anni 50.

Anni 60
Negli anni 60 l'Italia fu protagonista di quello che fu chiamato il "boom economico": progressi continui in campo industriale insinuarono l'idea di poter avere una produzione sempre più grande e quindi sempre più vaste possibilità di consumi, che avrebbero permesso benessere e felicità. Stava forse realizzandosi quella che E.Fromm ha denominato la "grande promessa" dell'umanesimo illuminista, il movimento culturale sorto a seguito della rivoluzione industriale e che ispirò la rivoluzione francese e la rivoluzione borghese: modello di sviluppo di una crescita illimitata affidata allo sviluppo della tecnica e secondo parametri rigorosamente scientifici. Industrializzazione e macchine erano diventate in tutte le società portabandiera della pace, della libertà, della civiltà, della felicità. Sviluppo industriale e accesso sempre più allargato ai beni di consumo da parte di fasce sociali che fino ad allora ne sembravano escluse, fece sembrare in fase di realizzazione la grande promessa.
Le prime avvisaglie della crisi economica, il divario tra istruzione e possibilità di lavoro, la contestazione giovanile e studentesca del '68 risvegliarono dal sogno: una società a misura d'uomo non era possibile se non cambiando sistema; occorreva rivoluzionare, cioè cambiare radicalmente le strutture della produzione e della convivenza sociale. Il momento politico prese il sopravvento (tutto era politico), il riferimento al marxismo (in modo anche acritico ed eterodosso) divenne dominante (l'offesa era: integrato nel sistema = matusa).

Anni 70
Gli anni 70 furono caratterizzati da una profonda crisi strutturale: di cultura, di impostazione di vita economica e politica, della famiglia, della scuola, del lavoro, dei modelli e dei modi di pensare.
Si sperimenta la limitazione della base energetica e c'è il tracollo dell'idea di illimitate possibilità di produzione e quindi di sviluppo. Si affaccia l'ideale della crescita zero. Tagli della spesa pubblica, limitazione di investimenti, crisi dei complessi industriali, inflazione galoppante, disoccupazione aggravata. Le parole d'ordine sono: austerità e sacrifici.
Crisi della famiglia: dalla famiglia patriarcale del secolo scorso, alla famiglia nucleare, alla famiglia trinaria. Il legame coniugale, difficile ed esposto a gravosi fallimenti, è in più casi sostituito da forme di convivenza. L'emancipazione della donna ha i suoi traguardi nelle "conquiste civili" del divorzio e dell'aborto.
Crisi del lavoro. Difficili gli ingressi, la conservazione dei posto di lavoro; alla disoccupazione, sottoccupazione, cassa integrazione si aggiunge la disaffezione verso il lavoro. La concezione del lavoro visto come autorealizzazione e costruzione sociale lascia il posto ad una visione più strumentale: lavoro come mezzo di guadagno o di condizione per il benessere e il divertimento. Alla liberazione del lavoro e attraverso il lavoro si è spesso congiunta l'aspirazione pura e semplice di una liberazione dal lavoro. Alla concezione cristiana di lavoro come fatica che redime e che fa partecipare all'opera creativa di Dio e a quella marxista di trasformazione del mondo in senso comunista segue, a livello di ideale, la ricerca di forme di lavoro più personalizzate e più a misura d'uomo, oppure forme di produzione più rispettose dei ritmi vitali dell'uomo e degli ecosistemi.

ANNI 80
Si prende posizione di fronte alla crisi per governarla adattandosi ad essa o apprestando risposte secondo modi realistici. I sociologi sono ormai d'accordo a utilizzare la categoria di COMPLESSITA': presenza contemporanea di aspetti non necessariamente in contraddizione, ma semplicemente disomogenei, disarticolati. La crisi è qualcosa di strutturale, c'è un equilibrio instabile.
Sul piano sociale: c'è il frazionamento e la moltiplicazione dei centri di potere sociale, accresciuta interdipendenza e connessione tra le parti del sistema sociale per cui è impossibile pensare a progetti o soluzioni locali fuori di un quadro internazionale o addirittura mondiale.
A livello personale: si ha un'adesione a valori diversi secondo la diversità delle situazioni vitali; si assiste alla molteplicità o l'assenza delle appartenenze personali alle istituzioni, il muoversi variegato senza sentirsi necessariamente definitivamente legati a niente e a nessuno. C'è grande difficoltà a dare continuità e futuro a progetti e decisioni prese, a mettere in atto qualcosa di duraturo. Sembra imporsi l'esigenza di un'estrema flessibilità, affidata a scelte sempre piuttosto parziali e a medio termine. Trionfa il pluralismo, fortemente venato di relativismo.
Parallelamente si subisce una crescente burocratizzazione, il centralismo dell'apparato statale. L'allargamento della sfera pubblica fagocita l'autonomia della sfera privata. Scarsa credibilità dello stato. Per reazione esploderanno fenomeni come quello della Lega (paralleli internazionali: il recupero delle autonomie).
Industria culturale, propaganda, pubblicità hanno stimolato la personalizzazione delle scelte, ma prodotto anche forme di conformismo di manipolazione del consenso : quarto e quinto potere.

Si moltiplicano e si differenziano i punti di vista, si allenta il senso del bene comune. Si vuole libertà di esprimersi dei singoli e dei gruppi pur nella ricerca di un accordo sui punti fondamentali della vita pubblica.
Crisi dei sistemi di significato e delle evidenze etiche.
I valori dell'età moderna: nazione, patria, proprietà, famiglia, ragione. scienza, tecnica, progresso, civiltà, dovere, lavoro, libertà di pensiero e di azione sono scossi e sconvolti ma non hanno avuto miglior fortuna le speranze poste nella forma emancipativa delle scienze umane : biologia, genetica, psicologia, psicoanalisi, sociologia, antropologia culturale, scienze della comunicazione.
Emergono nuove forme di razzismo, di intolleranza, imprese imperialistiche.
Egoismo individuale o corporativo a scapito dei valori di libertà, di democrazia e di ben comune.
Nuovi valori: maggiore preoccupazione per la salute il benessere generale della persona, cultura, istruzione, comprensione di sè e della vita, rispetto della privacy, uguaglianza tra i sessi, dignità dell'anziano (vecchio) e del malato, dell'handicappato, (portatore di h.) e del drogato (tossicodipendente), attenzione all'ambiente. Lotta ai reati economico-finanziari, poteri occulti, privilegi, mafia, droga terrorismo (gli anni di piombo sono alle spalle). Espansione del volontariato civile.
Continua a mancare il senso della continuità e dell'organicità.
Dopo la prima metà degli anni 80 ripresa generale dell'economia mondiale, scende l'inflazione, aziende risanate, espansione di imprese
Innovazione tecnologia. Si parla di terza ondata.
1. Dalla vita selvaggia nei boschi e nelle selve (caccia pesca e preda) si passa alla vita civile, nelle concentrazioni urbane, agricoltura e artigianato.
2. XVIII e XIX: rivoluzione industriale
3. Rivoluzione tecnologico-informatica. Informatica e telematica. Lavora il cervello, meno le mani. Dall'industria e agricoltura grandi masse vanno al terziario. Ma la disoccupazione, soprattutto giovanile non sembra né controllata né eliminata.
La conseguente cultura tecnologica, espressione di una mentalità tecnico-scientifica, recupera la fiducia di eliminare i limiti finora imposti dall'ignoranza, dal fanatismo e dall'imprevidenza.
Profezia: sarà meglio, ma più difficile. Società meno garantita, più articolata, più esigente. Lavori molto alti (software, ricerca, pubblicità, comunicazioni, finanza, imprese) e altri bassi (pulizia, assistenza, consegne, aggiustamenti e manutenzione casalinga). Mutamenti più rapidi. Occorrerà essere solidi, obiettivi, flessibili, pronti a cambiare, molto pragmatici. Si sarà più soli. Tutto sarà più complicato: molte volte non sarà possibile scegliere, ma si sarà obbligati a trasformarsi, a sapersi riciclare, passando da una professione all'altra, riorganizzandosi.
E intanto mentre si assiste a visioni di società sempre più improntate alla già citata cultura tecnologica, a quella consumistica (i bisogni sempre nuovi vanno soddisfatti, con il consumo di beni in numero crescente e in qualità sempre migliore) e alla cultura edonistica (l'uomo ha desideri in gran parte repressi da leggi sociali, precetti morali e tabù religiosi: ognuno deve soddisfare i suoi desideri come meglio gli piace), si allargano:
A Frammentazione della vita personale e sociale
1. difficoltà di associazione o di appartenenza ad un gruppo di riferimento oppure di acconsentire a idee, teorie, principi, progetti presenti nella cultura contemporanea e nell'ideale della democrazia.
2. difficoltà, noncuranza o incapacità a dare strutturazione, continuità e identità al vissuto personale; esaltazione della flessibilità e invito a cogliere e godere della molteplicità e della ricchezza delle occasioni, delle stimolazioni e delle presenze.
3. fragilità, dispersione, senso di disorientamento, fino alla dissociazione mentale e comportamentale.
B Soggettivizzazione delle scelte etiche e delle motivazioni ideali
Termine di confronto non sono più le centrali etiche tradizionali, ma le sensazioni e opinioni proprie, degli amici, dei gruppi primari cui si appartiene
La coscienza non è più il "luogo" in cui l'uomo avverte la sua radicale e costitutiva dipendenza, ma quello in cui l'uomo afferma la propria autonomia. L'uomo non è più inteso come dipendente da Altro, da un principio anteriore al sì individuale: si autorealizza. "L'etica del bene e del vero oggettivo viene soppiantata da quella dell'autenticità e della sincerità": mi sento, sono sincero, sono spontaneo sono le frasi che giustificano i comportamenti. Dire bene al bene e male al male è casuale !
C Schiacciamento dei ritmi vitali sul presente, su ciò che è contemporaneo, immediato, senza molta apertura o attenzione al passato o alla dimensione di futuro. Il qui-oggi è difficile da superare; si ha una progettualità a corto respiro. Contano realismo e pragmatismo, c'è poco gusto per qualsiasi grande ideale (=negativa utopia).
Per molte persone diventa molto difficile cogliere il senso globale e ultimo della vita e non si vede chiaramente cosa veramente sia significativo o cosa valga la pena di un impegno e di una dedizione individuale o comunitaria.
Allentamento del senso di appartenenza alla cultura e alla tradizione civile e religiosa o viceversa difesa oltranzista del localismo, della tradizione, della diversità; forme chiuse di identità personale e socio-culturale per bisogno di sicurezza.
Scollamento tra comportamento pubblico e privato, tra comportamenti concreti e motivazioni o giustificazioni di essi (coerenza? di chi? con che cosa?).

7. I GIOVANI

Riassumiamo il passaggio dalla modernità alla post-modernità. Modernità: pretesa di ricondurre ad unità il corso della civiltà occidentale, sotto la categoria dominante di ragione atemporale e universale (tendenzialmente), di programmazione, di dominio tecnologico della natura, di riduzione a unità della complessità.
La post-modernità ha infranto questa illusione programmatoria a partire dal suo punto di arrivo, lo Stato moderno come organizzatore e dominatore della complessità sociale. La frammentazione, la perdita del centro è la caratteristica dominante della post-modernità. Complessità: caratteristica strutturale e permanente della post-modernità. Esistono molteplici osservatori della realtà sociale.
I punti di unificazione societas christiana, societas socialista, famiglia, sono venuti meno.
Emergenza della soggettività tipica della cultura contemporanea, impetuoso avanzare dell'individualità. Le regole ferree e i ruoli della pre-modernità, più dinamiche ma con centri unificatori della modernità, ora non ci sono più.
La società appare alle nuove generazioni come un immenso cantiere in cui ciascuno occupa e poi abbandona il posto che di volta in volta ritiene preferibile.
La morale è aperta, anzi bisogna parlare di morali: le regole di comportamento non vengono ereditate ma reinventate in relazione alle esigenze e anche alle pulsioni dei singoli (che non toglie il rischio di nuove forme di massificazione: i messaggi assorbiti acriticamente dai mezzi di comunicazione di massa e dai loro detentori).
Fenomeno tipico: l'INDIFFERENZA. Assistiamo al rifiuto della possibilità stessa che vi siano valori autenticamente universali e definitivi. C'è tolleranza e rispetto, ma una tolleranza scettica. Le proposte di valori sono sullo stesso piano, nulla più è vero e nulla più è falso. C'è diffidenza radicata verso una chiara opzione per la verità (o anche per una ricerca appassionata della verità) denunciata dalla Veritatis Splendor. Relativistica equidistanza. Non si esclude l'esistenza di una verità, ma in linea puramente teorica. Talora addirittura la si nega con "invidiabile" certezza!
L'orizzonte è appiattito, manca la capacità di avventura e di rischio. Mounier, commentando Nietzche:"Ecco che cosa siamo diventati, uomini educati a diffidare del salto". In quest'ottica va letta la vera e propria fuga dal matrimonio, come vedremo subito.
Problema dell'identità personale: acquisire la propria identità diventa sempre più difficile essendo venuti meno i tradizionali punti di riferimento: le relazioni familiari, etiche, religiose...
Essere uomo, essere donna in un rimescolamento e plasmabilità dei ruoli, che significa? Sessualità è relazione: essere donna ma anche essere uomo diventa un problema. (Edonismo: si cerca il piacere per se stesso, si guarda l'altro come un mezzo, non come un fine, si chiama amore lo scambio di prestazioni, non la reciproca donazione. Profonda solitudine. La liberazione sessuale si è trasformata in fissazione sessuale. Card. P.Poupard).
Insieme di insicurezze, appartenenze parziali, i giovani non sanno più scommettere.
MATRIMONIO
Relativizzazione, sino al limite della banalizzazione, della sessualità. Non c'è differenza tra sessualità del tempo lungo e del tempo breve: tutte sono nella prospettiva della precarietà e della provvisorietà e della superficialità.
Orrore del tempo lungo che scoraggia l'ingresso nel matrimonio stesso. Qualificati studiosi hanno formulato la previsione che probabilmente un quarto dei giovani e delle ragazze di oggi non si sposerà mai. C'è sicuramente un rinvio per condizionamenti professionali e sociali. La sostanziale identificazione tra matrimonio e vita adulta sta per esaurirsi. Come non comprendere e compatire tale debolezza?
La coppia è chiamata a fare unità in un mondo frammentato,
a proiettarsi nella durata in un mondo dominato dalla provvisorietà,
ad assumere un quadro di valori (per essere e continuare nel tempo) nella relatività delle proposte etiche. Hanno paura di sposarsi? Meno male! Sarebbero incoscienti. Andranno incoraggiati, ma ancor di più aperti all'aiuto della grazia.
PROFESSIONE
I tempi di ingresso non sono più chiari e definiti, la distinzione tra occupato e disoccupato è scolorita. Oggi esiste il sottoccupato, l'occupato a tempo parziale, in un lavoro che inizia in tempi molto diversi e finisce in tempi altrettanto diversi.
Il lavoro ha perso il suo significato personalizzante e la sua centralità. Minoranze fanno della riuscita professionale una componente fondamentale della propria identità; crescono le appartenenze parziali e le sperimentazioni anche in campo lavorativo.
La giovinezza è prolungata, come pure la residenza nella famiglia di origine (e non se ne vogliono andare...).
ADOLESCENZA INTERMINABILE
Precocità della pubertà, tardività dell'ingresso professionale e del matrimonio stiracchiano l'adolescenza che ormai va dai 12 ai 32 anni! con lunghi apprendistati sentimentali e sessuali, lunghi fidanzamenti, lunghi studi e tirocini. Difficile il passaggio all'età adulta. Ma poi si continuerà cambiando lavoro, coniuge,...

TRATTI SUSCETTIBILI DI AMBIVALENZA

Cultura del limbo: precarietà, insicurezza, sfiducia nel futuro per troppi elementi di incertezza. Riluttanza a procreare.
Gratuità della fede, dono di Dio, purificazione della fede; la fede non elimina il mistero e lo scandalo della croce.
Cultura dell'immediatezza: esigenza di sincerità e di autenticità, rifiuto dell'innaturale e dell'artificioso. Fatica della riflessività, del silenzio.
Rapporti più diretti e meno mediati nella comunità cristiana, staccata e lontana
Cultura dei sentimenti: contro la società tecnologica, nostalgie localistiche
Contro vecchi e nuovi razionalismi, eccessi di artificiosità e di tecnicismo, schematismo.
Cultura della privatezza: allergia per quello che è istituzionale, sfera del privato, luogo dell'autorealizzazione, illanguidimento della dimensione pubblica (ecclesiale e civile)
Intimo sacrario di privatezza nel quale solo a Dio è lecito penetrare, primato della coscienza, contro gli eccessi comunitaristici.
Cultura della soggettività: relativismo, tutte le opzioni possibili, purché realizzate in autenticità e sincerità di atteggiamento sono ugualmente valide e rispettabili.
Primato della coscienza in senso intimistico che non accetta punti di riferimento oggettivi e confronti esterni.
Neppure la Chiesa ha il monopolio della salvezza. Non tutte le norme morali hanno lo stesso carattere di assolutezza, non tutto è essenziale. Ma qui è davvero difficile vedere un aiuto.
Appartenenza parziale
Legge della gradualità, tappe progressive e faticose di maturazione.




CONCLUSIONE

Vi è una forte richiesta di autenticità, di coerenza rigorosa tra fede e vita di semplicità di rapporti, superando il formalismo. Bisogno di dialogo (a cominciare da quello ecumenico). Invito alla revisione di troppo facili certezze.
La "perdita del centro" a livello sociologico si può tradurre in pressante invito a recuperare l'unica autentica "centralità", quella di Dio. In questa ottica tutto, fuori che il centro, sembra strutturalmente periferico e troppe false centralità appaiono meritevoli di essere abbandonate al loro destino.
Siamo alla prima generazione uscita dal regime di cristianità. Croce affermava giustamente: "non possiamo non dirci cristiani". Al neopaganesimo in Europa a partire dagli anni 30 è seguito il forte risveglio religioso del dopo guerra e, analogamente il dopo muro ha riproposto e fatto sperare nella società ad ispirazione cristiana.
Ma quello che non hanno potuto i totalitarismi, lo ha realizzato la secolarizzazione. Anche l'Italia ha cessato di essere un paese "cattolico".
Col pensiero debole: la secolarizzazione si è ormai consumata: c'è una ripresa, una distorsione (sette), uno svuotamento della religione (neo-paganesimo alla babbo Natale).
Ma la caduta delle ideologie crea spazi e occasioni per una riscoperta della religiosità, in Italia soprattutto attraverso la riconsiderazione della religione-di-Chiesa, riserva di simboli e significati.
Ecco perché l'impegno della nuova evangelizzazione si presenta così urgente ed arduo, come avviene nei casi del già dato per noto ma non significativo, benché in realtà il cristianesimo sia in tanti casi dileggiato nelle sue caricature, e l'alternativa imperante sia quella delle idolatrie di sempre.

Morra: l'ateismo è un fenomeno peculiare della società moderna, il quale si è snodato attraverso tre fasi distinte. Alle origini esso si è presentato come assimilazione della religione; successivamente, nel periodo del trionfo della borghesia, l'ateismo ha preteso di essere "sostituzione" della religione; e ora, nel periodo di trapasso a una nuova forma sociale, l'ateismo appare autovanificarsi. Infatti, nell'attuale epoca di fine della modernità, l'"ateismo della dissoluzione" appare una struttura socio-culturale che non avverte più la necessità né di negare né di affermare Dio. (Agg Soc 5.'91, p. 338).


Bibliografia: CARLO NANNI, Il mistero dell'uomo, Bologna 1988.
GIORGIO CAMPANINI, La nuova cultura giovanile, Agg Soc 2.'95, pp. 119-134






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