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Walter Amaducci: Conferenze



Presbitero e nuova evangelizzazione



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PRESBITERO E NUOVA EVANGELIZZAZIONE


Relazione di don Walter Amaducci al Consiglio Presbiterale

Cesena, 21 febbraio 2013



PREMESSA. LE AMBIVALENZE DELLA NOVITA'

1. Nessuna nuova buona nuova
Tra le novità più sensazionali di questo tempo della Chiesa ci sono le recenti dimissioni del papa. Una bella notizia? Una bella novità? Difficile affermarlo con un sì immediato. La sorpresa generalizzata, il grande turbamento, lo sconcerto consigliano una comprensibile cautela e richiedono un'assimilazione lenta, come quella di Maria di fronte a certi fatti imprevisti.
Fede, coraggio, umiltà, libertà: con queste quattro parole potrei riassumere tutti gli apprezzamenti positivi che ho ascoltato in questi giorni e sono certo che domani tutta la Chiesa sarà riconoscente a Benedetto XVI per questa scelta. Ma ci sono anche coloro - pochi in verità - che si sono sentiti come traditi su un punto fermo, hanno sentito crollare una delle poche sicurezze della propria esistenza.
In genere il timore del nuovo è proporzionato all'età che avanza, quella che tende a fare di ciascuno di noi un laudator temporis acti, un elogiatore nostalgico del tempo passato (Orazio, Ars poetica, 173) tendenza che rivela una ritrosia, una fatica da parte delle vecchie generazioni, di fronte alle innovazioni e alle sfide del progresso. Esiste una ricca antologia di testi sull'argomento. Possono bastare alcune citazioni:
"Non domandare: "Come mai i tempi antichi erano migliori del presente?", poiché una tale domanda non è ispirata da saggezza" (Qoeleth 7,10).
"Eppure troverai degli uomini che si lamentano dei loro tempi, convinti che solo i tempi passati siano stati belli. Ma si può essere sicuri che se costoro potessero riportarsi all'epoca degli antenati, non mancherebbero di lamentarsi ugualmente. Se, infatti, tu trovi buoni quei tempi che furono, è appunto perché quei tempi non sono più i tuoi" (S. Agostino, Discorsi).
D'altro canto si può cogliere qualcosa di vero nel "nuovo è bello", "bello perché nuovo", il fascino della novità in quanto tale, tipica di ogni inizio come avviene sempre per quello di un nuovo anno. Si tratta di una legge psicologica che connota la categoria del nuovo; la pubblicità commerciale che rilancia un medesimo prodotto, la casa editrice che sforna un libro scolastico nuovo solo per la copertina o per qualche cambiamento marginale appositamente inserito per poter dire non è quello di prima, sfruttano questa reazione di accoglienza positiva di fronte al nuovo.
Se comincio adesso ho una grinta maggiore, una freschezza che mi fa sperare tanto di più. Se pertanto ci rassicura maggiormente il "di nuovo", cioè la riconferma positiva, non siamo tuttavia insensibili a questo secondo aspetto.

2. Ecco io faccio nuove tutte le cose
Il Cristianesimo come tale è una novità continua, come la sua base che è l'Alleanza nuova ed eterna stabilita nel sangue di Cristo, come lo è il comandamento dell'amore (Giovanni 13,34), come lo è la vita nuova che ne scaturisce: "Come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova" (Romani 6,4).
"Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione" (2 Corinzi 5,17-18). Non si tratta solo di qualcosa di inedito, di recente, ma c'è qualcosa di "qualitativamente nuovo" cioè di più vero, più bello, più buono, migliore di ciò che l'uomo vecchio sa progettare e costruire.
L'uomo nuovo rappresenta già l'inizio del Regno, lo incarna qui in terra pur tra i limiti e dentro l'incompiutezza, quella che sarà definitivamente superata quando ci saranno "un cielo nuovo e una terra nuova".

3. Il nocciolo della questione
Noi potremmo applicare le categorie ambivalenti del nuovo all'opera dell'evangelizzazione ma ci troveremmo sempre inadeguati di fronte ad una certezza che costituisce il nocciolo della questione: c'è bisogno di una nuova evangelizzazione qui, adesso, tra noi e per noi! Questo è sicuro e ne siamo convinti.
Ne siamo convinti da trent'anni e la lunghezza di questo tempo non ci giova, non ci aiuta, costituisce una difficoltà aggiunta.
L'espressione "nuova evangelizzazione", pur essendo stata già anticipata da Paolo VI che nella Evangelii Nuntiandi 2, parla di "nuovi tempi d'evangelizzazione", venne usata per la prima volta da Giovanni Paolo II a Port-au-Prince (Haiti) mercoledì 9 marzo 1983, in occasione dell'apertura della XIX assemblea generale della Conferenza episcopale latino americana (CELAM): "La commemorazione del mezzo millennio di evangelizzazione avrà il suo pieno significato se sarà un impegno vostro come Vescovi, assieme al vostro Presbiterio e ai vostri fedeli; impegno non certo di rievangelizzazione, bensì di una nuova evangelizzazione. Nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nelle sue espressioni".
Il papa aggiungeva alcune indicazioni la prima delle quali è importante per la nostra riflessione: "A questo proposito, permettetemi di consegnarvi, sintetizzati in brevi parole, gli aspetti che mi paiono presupposti fondamentali per la nuova evangelizzazione. Il primo si riferisce ai ministri ordinati. Al momento di terminare il suo mezzo millennio di esistenza e alle porte del terzo millennio cristiano, la Chiesa in America Latina dovrà avere una vitalità che sarà impossibile se non si conta su sacerdoti numerosi e ben preparati". Si noti, benché non indicati come gli unici, i primi artefici della nuova evangelizzazione sono proprio i preti.
Dopo circa trent'anni il programma della nuova evangelizzazione approda al Sinodo dei Vescovi con i tratti di una necessità generalizzata, come apertamente prevede al n. 89 l'Instrumentum laboris (27 maggio 2012).
"Non c'è situazione ecclesiale che si possa sentire esclusa da un simile programma: le antiche Chiese cristiane, anzitutto, con il problema del pratico abbandono della fede da parte di molti. Tale fenomeno, pur in misura minore, si registra anche presso le nuove Chiese, soprattutto nelle grandi città ed in alcuni settori che hanno un determinante influsso culturale e sociale. Più in generale, tutte le comunità cristiane hanno bisogno di una nuova evangelizzazione, perché sono impegnate nell'esercizio di una cura pastorale che sembra sempre più difficile da gestire e corre il rischio di trasformarsi in una attività ripetitiva poco capace di comunicare le ragioni per le quali è nata".
Il concetto di "attività ripetitiva" sedici anni prima era stato stigmatizzato nel documento della CEI successivo al Convegno di Palermo Con il dono della carità dentro la storia, (26 maggio 1996) al n. 23:
"Oggi in Italia l'evangelizzazione richiede una conversione pastorale. La chiesa, ha affermato il papa a Palermo, "sta prendendo più chiara coscienza che il nostro non è il tempo della semplice conservazione dell'esistente, ma della missione". Non ci si può limitare alle celebrazioni rituali e devozionali e all'ordinaria amministrazione: bisogna passare a una pastorale di missione permanente".
La recente Proposizione n. 22 della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi rilancia questa convinzione auspicando "una conversione personale e comunitaria, nuovi metodi di evangelizzazione e di rinnovamento delle strutture pastorali" per poter passare da una "pastorale di manutenzione" ad una pastorale veramente missionaria.

I. ANNO DELLA FEDE

1. Memoria del concilio Vaticano II a cinquant'anni dalla sua apertura
I documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II e il Catechismo della Chiesa Cattolica, sono una luminosa espressione della fede cattolica, che non è una teoria, ma l'incontro reale con una Persona che vive nella Chiesa, una relazione con Gesù Cristo: questo è il cuore della messaggio che l'Anno della fede vuole lasciare.
La relazione con la persona di Cristo è la prima verità che sta a cuore a Benedetto XVI come possiamo leggere subito all�inizio sua prima enciclica datata 25 dicembre 2005: �All�inizio dell�essere cristiano non c�� una decisione etica o una grande idea, bens� l�incontro con un avvenimento, con una Persona, che d� alla vita un nuovo orizzonte e con ci� la direzione decisiva�. (Deus caritas est, 1)
Il papa ritorna su questo punto nel motu proprio Porta Fidei datato 11 ottobre 2012 allorch� propone nella sua integralit� l�esperienza di fede: fede professata, celebrata, vissuta e pregata. C�� un chiaro richiamo allo schema del Catechismo della Chiesa cattolica ricco per tutti, a cominciare dai preti, di un patrimonio di testi della Sacra Scrittura, dei Padri, dei Teologi e dei Santi.
�Pagina dopo pagina si scopre che quanto viene presentato non � una teoria, ma l�incontro con Una Persona che vive nella Chiesa� (PF 11)
Ecco perch� occorre guardarsi dal diventare pigri nella fede, perch� occorre continuare a cercare, facendo propria l�esortazione di Paolo a Timoteo (2 Tim 2,22): cercare la fede, cercare la carit�. La ricerca � necessaria per tutti: �D�altra parte, non possiamo dimenticare che nel nostro contesto culturale tante persone, pur non riconoscendo in s� il dono della fede, sono comunque in una sincera ricerca del senso ultimo e della verit� definitiva sulla loro esistenza e sul mondo. Questa ricerca � un autentico �preambolo� alla fede, perch� muove le persone sulla strada che conduce al mistero di Dio� (PF 19).
Ricordiamo tutti la provocatoria affermazione del papa contenuta nell�omelia del 25 settembre 2011, a Friburgo: �agnostici, che a motivo della questione su Dio non trovano pace; persone che soffrono a causa dei loro peccati e hanno desiderio di un cuore puro, sono pi� vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli �di routine�, che nella Chiesa vedono ormai soltanto l�apparato, senza che il loro cuore sia toccato da questo, dalla fede�.
Al n. 6 di Porta fidei � contenuto il richiamo centrale per la vita di ognuno, prete compreso: �La fede che si rende operosa per mezzo della carit� (Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell�uomo� . Questo cammino che non potremo mai dichiarare compitamente terminato in questa vita non � altro che l�impresa della santit�. Anche il sacerdote si ritrova soltanto nel dono sincero di s�, e la perfezione di questo dono di s� (essere, agire, soffrire) si chiama santit�.

2. Il deserto fiorir�
Il giudizio sulla situazione dato dal papa � impietoso, come lo � la diagnosi severa di un bravo medico di fronte alla malattia che deve e vuole curare. D�altra parte le analisi d�ambiente sono generalmente concordi nel cogliere l�avanzamento della secolarizzazione.
L�immagine del deserto e quella del vuoto non sono pertanto sorprendenti n� esagerate, eppure mentre confermano un dolore e una preoccupazione di fondo sono anche capaci di acutizzare il bisogno e la volont� di una riscossa.
�Anche l�iniziativa di creare un Pontificio Consiglio destinato alla promozione della nuova evangelizzazione, che ringrazio dello speciale impegno per l�Anno della fede, rientra in questa prospettiva. In questi decenni � avanzata una �desertificazione� spirituale. Che cosa significasse una vita, un mondo senza Dio, al tempo del Concilio lo si poteva gi� sapere da alcune pagine tragiche della storia, ma ora purtroppo lo vediamo ogni giorno intorno a noi. E� il vuoto che si � diffuso. Ma � proprio a partire dall�esperienza di questo deserto, da questo vuoto che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi uomini e donne. E nel deserto c�� bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indicano la via verso la Terra promessa e cos� tengono desta la speranza�. (Benedetto XVI, Piazza San Pietro, gioved� 11 ottobre 2012 � Apertura dell�Anno della fede).
Risuonano cariche di promessa le parole del profeta Isaia (c. 35): �Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa� perch� scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa�.

3. La XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi
La speranza cristiana, la fiducia nell�azione dello Spirito, la volont� di dare concreta attuazione e impulso alla nuova evangelizzazione si sono concentrate nei lavori del Sinodo dei vescovi, svoltosi in Vaticano dal 7 al 28 ottobre 2012. �Con l�aiuto dello Spirito Santo, questa evangelizzazione, per cos� dire ordinaria, deve essere animata da un nuovo ardore. Bisogna cercare nuovi metodi e nuove forme espressive per trasmettere all�uomo contemporaneo la perenne verit� di Ges� Cristo, sempre nuovo, sorgente di ogni novit� (Instrumentum laboris: prefazione).
Anche il Sinodo ha scelto come base di partenza la convinzione forte espressa da papa Benedetto XVI: �La fede cristiana non � soltanto una dottrina, una sapienza, un insieme di regole morali, una tradizione. La fede cristiana � un incontro reale, una relazione con Ges� Cristo. Trasmettere la fede significa creare in ogni luogo e in ogni tempo le condizioni perch� questo incontro tra gli uomini e Ges� Cristo avvenga. L�obiettivo di ogni evangelizzazione � la realizzazione di questo incontro, allo stesso tempo intimo e personale, pubblico e comunitario� (Instrumentum laboris: 18)
Al termine dei lavori Benedetto XVI ha manifestato la sua gioia e la sua gratitudine in termini semplici e chiari: �Soprattutto vorrei ringraziare i nostri Presidenti che ci hanno guidato dolcemente e decisamente, i Relatori che hanno lavorato giorno e notte. Io penso sempre che sia un po� contro il diritto naturale lavorare anche di notte, ma se lo fanno volontariamente si possono ringraziare e dobbiamo sentirci grati. � Adesso queste Propositiones sono un testamento, un dono, dato a me per noi, per elaborare tutto in un documento che viene dalla vita e dovrebbe generare vita. Su questo speriamo e preghiamo; in ogni caso, andiamo avanti con l�aiuto del Signore� (Aula del Sinodo, sabato 27 ottobre 2012).
La XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi era stata preceduta due anni prima da un fatto di grande importanza. Con la Lettera apostolica in forma di �motu proprio� Ubicumque et semper (21 settembre 2010) Benedetto XVI istituiva il Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione tra i cui compiti ricordiamo quello di approfondire il significato teologico e pastorale della nuova evangelizzazione, di far conoscere e sostenere iniziative legate alla nuova evangelizzazione gi� in atto nelle diverse Chiese particolari e promuoverne la realizzazione di nuove, �di studiare e favorire l�utilizzo delle moderne forme di comunicazione, come strumenti per la nuova evangelizzazione, di promuovere l�uso del Catechismo della Chiesa Cattolica, quale formulazione essenziale e completa del contenuto della fede per gli uomini del nostro tempo.
Il primo di questi compiti, approfondire il significato teologico e pastorale della nuova evangelizzazione, mi ha sinceramente sorpreso. Mi sono chiesto se dopo quasi trent�anni di appelli pontifici e di piani pastorali all�insegna del �cambiamento� era proprio cos� necessario un approfondimento del genere. Ha poi prevalso rapidamente e senza fatica la fiducia nella visione e nella percezione globale del papa a tale proposito, unitamente alla sensazione che le modifiche e le innovazioni registrate fino ad oggi non siano state effettivamente ancora tali da potervi riconoscere l�attuazione di quella auspicata novit� di �ardore, metodi ed espressioni�.
Un altro passo strutturale � recentissimo, del 16 gennaio dell�anno 2013, data della Lettera apostolica in forma di motu proprio Fides per doctrinam con la quale si modifica la costituzione apostolica Pastor bonus e si trasferisce la competenza sulla catechesi dalla Congregazione per il clero al Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Anche qui il segnale dato e la concretezza dimostrata mi sembrano eloquenti.

II. UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

1. I nuovi scenari della vita cristiana
�Si assiste ad una pratica espulsione della questione di Dio dalle domande che l�uomo si pone. Le risposte al bisogno religioso assumono forme di spiritualit� individualistica oppure forme di neopaganesimo, sino all�imporsi di un clima generale di relativismo� (Il 53).
La tentazione del relativismo, lo spegnersi della ricerca della verit� come autentica esigenza dell�uomo costituiscono la malattia mortale dello spirito umano di questo tempo. Pi� che uno degli elementi dello scenario ne costituisce la chiave di lettura. L�instrumentum laboris al n. 126 ne parla in questi termini: �Anche la tensione dell�uomo verso la verit� � uno dei frutti che molte risposte attendono dall�impulso della nuova evangelizzazione. Si costata che tanti settori della cultura attuale manifestano una sorta di insofferenza nei confronti di tutto ci� che viene affermato come verit�, in contrapposizione al concetto moderno di libert� intesa come autonomia assoluta, che trova nel relativismo l�unica forma di pensiero atta alla convivenza tra le diversit� culturali e religiose�.

2. La civilt� occidentale
�Radicata in modo particolare nel mondo occidentale, la secolarizzazione � frutto di episodi e movimenti sociali e di pensiero che ne hanno segnato in profondit� la storia e l�identit� (Il 52).
Una lettura allarmata delle ultime derive della civilt� occidentale � stata fatta dal papa in occasione del discorso natalizio alla Curia romana il 21 dicembre 2012. Egli ha citato il Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, che in un trattato accuratamente documentato ha mostrato che l�attentato all�autentica forma della famiglia umana � in definitiva un attacco alla concezione stessa dell�uomo. �L�uomo diventa se stesso rimanendo autonomo e entrando in contatto con l�altro solo mediante relazioni che pu� interrompere in ogni momento? � Qui � in gioco la visione dell�essere stesso, di ci� che in realt� significa l�essere uomini.
E poi partendo dall�affermazione di Simone de Beauvoir: �Donna non si nasce, lo si diventa�, si affronta il lemma �gender�, col il quale viene presentata una nuova filosofia della sessualit�. Il sesso, secondo tale filosofia, non � pi� un dato originario della natura che l�uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bens� un ruolo sociale del quale si decide autonomamente. L�uomo contesta la propria natura. Egli � ormai solo spirito e volont�. �La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l�ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell�uomo nei confronti di se stesso�.

3. I segni dei tempi: la fedelt� nella sequela
�Se � vero infatti che il processo secolarizzatore in atto genera come conseguenza in molte persone un�atrofia spirituale e un vuoto del cuore, � possibile anche osservare in molte regioni del mondo i segni di una consistente rinascita religiosa�. (Il 63)
La capacit� di vedere segni di speranza, la costatazione del bene che ha puntualmente la sua rivincita sul male, la fiducia in Dio che guida la storia appartengono all�uomo di fede non meno degli aspetti impegnativi o problematici della sequela.
�Per me � stato veramente edificante, consolante ed incoraggiante vedere qui lo specchio della Chiesa universale con le sue sofferenze, minacce, pericoli e gioie, esperienze della presenza del Signore, anche in situazioni difficili.
Abbiamo sentito come la Chiesa anche oggi cresce, vive. Penso, per esempio, a quanto ci � stato detto sulla Cambogia, dove di nuovo nasce la Chiesa, la fede; o anche sulla Norvegia, e tanti altri. Vediamo come anche oggi dove non si aspettava, il Signore � presente e potente e il Signore � operante anche tramite il nostro lavoro e le nostre riflessioni. Anche se la Chiesa sente venti contrari, tuttavia sente soprattutto il vento dello Spirito Santo che ci aiuta, ci mostra la strada giusta; e cos�, con nuovo entusiasmo, mi sembra, siamo in cammino e ringraziamo il Signore perch� ci ha dato questo incontro veramente cattolico.� (Benedetto XVI, Aula del Sinodo, 27 ottobre 2012).

III. IL PRESBITERO E LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

1. La comunit� cristiana evangelizza
La Chiesa particolare � il soggetto della nuova evangelizzazione. Questa � l�affermazione di fondo della Proposizione n. 41 che ha come titolo �Nuova evangelizzazione e Chiesa particolare�. La Chiesa particolare, guidata dal vescovo, che � aiutato da sacerdoti e diaconi, con la collaborazione delle persone consacrate e dei laici, � il soggetto della nuova evangelizzazione perch� in ogni luogo la Chiesa particolare � la manifestazione concreta della Chiesa di Cristo e in quanto tale inizia, coordina e realizza le azioni pastorali attraverso le quali si svolge la nuova evangelizzazione.
Questa precisa identificazione del primo soggetto di ogni evangelizzazione meriterebbe una prolungata riflessione ma dobbiamo limitarci a richiamarlo con il proposito di tenerlo presente sullo sfondo in ogni successiva affermazione.

2. Identit� e missione del presbitero
Gli orientamenti pastorali delle Chiese particolari dovranno essere in grado di supportare l�autentico rinnovamento della vita e del ministero dei sacerdoti, che ancora una volta sono indicati come i primi artefici della nuova evangelizzazione (la Proposizione n. 49 fa riferimento al n. 2 della Pastores dabo vobis). I suggerimenti e gli incoraggiamenti che vengono dati dai padri sinodali ai vescovi e ai sacerdoti vertono in particolare sulla cura messa nella conoscenza delle persone loro affidate le quali, a loro volta, sono alla ricerca di testimoni autentici e credibili.
Non si dimenticano gli scandali che hanno investito la vita e il ministero sacerdotale, ma con altrettanta fermezza si chiede di riconoscere e incoraggiare il fedele servizio di tanti sacerdoti che non hanno mai tradito la loro vocazione e missione.
Circa l�identit� del prete gi� l�IL al n. 109 rilevava una difficolt�: �Si registra in questi ultimi anni, in seguito alla diminuzione numerica dei preti e al loro impegno a seguire pi� comunit� cristiane, la delega sempre pi� diffusa della catechesi ai laici. Le risposte auspicano che la riflessione sinodale possa aiutare la comprensione dei mutamenti in atto nel modo di vivere l�identit� presbiterale oggi. Cos� si potranno orientare questi mutamenti, salvaguardando l�identit� specifica e insostituibile del ministero sacerdotale nel campo dell�evangelizzazione e della trasmissione della fede�. Al n. 84 si precisava: �Una considerazione a parte va fatta circa la questione della mancanza di preti: tutti i testi lamentano l�insufficienza numerica del clero, che di conseguenza non riesce ad assumere in modo sereno ed efficace la gestione di questa trasformazione del modo di essere Chiesa�.

In termini nettamente positivi, anche se in gran parte connotati dall�invito al recupero di consapevolezza e di disponibilit� effettive, sono le Proposizioni 33, 34 e 35 riguardanti il Sacramento della Penitenza, la Domenica e i giorni festivi e la Liturgia. � fin troppo chiaro che il presbitero gioca in questi ambiti un ruolo primario, capace di definire ulteriormente la sua identit� in riferimento alla nuova evangelizzazione.

Il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione � il luogo privilegiato per ricevere la misericordia di Dio e il perdono. I Padri sinodali chiedono che questo sacramento sia messo nuovamente al centro dell�attivit� pastorale della Chiesa.
Vengono date anche indicazioni molto pratiche, come la richiesta di un luogo in ogni diocesi particolarmente dedicato in modo permanente alla celebrazione di questo sacramento, con la presenza costante di sacerdoti. Inoltre �Ogni sacerdote dovrebbe prendere in considerazione il sacramento della Penitenza come parte essenziale del suo ministero e della nuova evangelizzazione, e in ogni comunit� parrocchiale dovrebbe essere riservato un tempo adeguato all�ascolto delle confessioni�.

La Domenica e la Liturgia rivestono un ruolo centrale nella vita del cristiano e della comunit�. Il Sacerdote, con la sollecitudine di chi custodisce e anima questi momento sorgivi e culminanti di tutta la vita ecclesiale e curando in particolare l�arte del presiedere, trova costantemente chiarita e rafforzata la sua identit� e confermata la sua missione.

Una stimolante richiesta � contenuta nella proposizione n. 20 dal titolo: �La nuova evangelizzazione e la via della bellezza�. Efficace come sempre � S. Agostino qui citato: �Non � possibile amare ci� che non � bello� (Confessioni, Libro IV, 13.20).
�� importante dare testimonianza ai giovani che seguono Ges�, non solo della sua bont� e della verit�, ma anche della pienezza della sua bellezza�.
Se una sensibilit� estetica non si improvvisa, � per� possibile alimentarla e curarla, come � doveroso farsi aiutare da persone competenti quando si entra nei campi dell�arte, nell�allestimento degli spazi sacri riservati alle celebrazioni liturgiche, in tutte le forme del linguaggio espressivo. Saranno gli artisti impegnati in prima persona nell�aprire queste vie della bellezza, ma sappiamo bene quanto siano decisive le discrezionali scelte dei presbiteri in ordine a tali realizzazioni.

3. Formazione permanente
�La formazione permanente del clero circa la nuova evangelizzazione e i metodi di evangelizzazione nella diocesi e nella parrocchia sono necessari al fine di imparare mezzi efficaci per mobilitare i laici a impegnarsi nella nuova evangelizzazione� (cfr. Propositio n. 49).
A prima vista quel �mobilitare i laici� potrebbe far percepire come puramente funzionale l�impegno della formazione permanente, ma grazie alla Pastores dabo vobis sappiamo da tempo quanto sia invece fondamentale, oltre alla formazione in preparazione al presbiterato, quella chiamata appunto permanente. E se i seminari devono assumere come loro obiettivo la nuova evangelizzazione in modo che diventi il filo conduttore e unificante nei programmi di formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale, la formazione permanente prevista dal n. 2 della PDV non appare meno indispensabile.
�Quest�opera formativa della Chiesa � una continuazione nel tempo dell�opera di Cristo, che l�evangelista Marco indica con le parole: �Ges� sal� sul monte, chiam� a s� quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costitu� 12 che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perch� avessero il potere di scacciare i demoni�.
Se questa opera formativa � sempre stata necessaria, oggi � ancora pi� urgente: �Oggi per� la Chiesa si sente chiamata a rivivere quanto il Maestro ha fatto con i suoi apostoli con un impegno nuovo, sollecitata com�� dalle profonde e rapide trasformazioni delle societ� e delle culture del nostro tempo, dalla molteplicit� e diversit� dei contesti nei quali essa annuncia e testimonia il Vangelo, �dalla preoccupazione dei Vescovi e delle loro comunit� per la persistente scarsit� di clero, dall�assoluta necessit� che la �nuova evangelizzazione� abbia nei sacerdoti i suoi primi �nuovi evangelizzatori�.
Il numero 3 della medesima Esortazione Apostolica precisa alcuni elementi relativi alla formazione: �I sacerdoti poi, gi� inseriti da un tempo pi� o meno lungo nell�esercizio del ministero, sembrano oggi soffrire di eccessiva dispersione nelle sempre crescenti attivit� pastorali e, di fronte alle difficolt� della societ� e della cultura contemporanea, si sentono costretti a ripensare i loro stili di vita e le priorit� degli impegni pastorali, mentre avvertono sempre pi� la necessit� di una formazione permanente�.
Nell�opera di formazione permanente e di aggiornamento viene dato risalto al problema della comunicazione, con l�invito a utilizzarne i moderni mezzi.
Leggiamo al n. 59 dell�IL: �un altro scenario, quello comunicativo, �oggi offre enormi possibilit� e rappresenta una delle grandi sfide per la Chiesa. � Non c�� luogo al mondo che non possa essere raggiunto e quindi non essere soggetto all�influsso della cultura mediatica e digitale che si impone sempre pi� come il �luogo� della vita pubblica e della esperienza sociale. Basti pensare all�uso sempre pi� diffuso della rete informatica�.
Tuttavia la Proposizione n. 18 rammenta che la forma pi� efficace di questa comunicazione della fede rimane la condivisione della testimonianza di vita, senza la quale nessuno degli sforzi compiuti attraverso i "media" si tradurr� in una trasmissione efficace del Vangelo.
Circa la formazione permanente, occorrer� esser molo pratici e conseguenti, tenendo presenti le quattro dimensioni gi� ricordate che richiedono una specifica formazione:
formazione umana (salute fisica e psicologica, condizioni ambientali, stile di vita, relazioni umane); formazione spirituale (vita spirituale, preghiera, vita sacramentale: Nihil operi Dei praeponatur!);
formazione intellettuale (teologica e culturale; aggiornamento, studio e lettura personale, confronto);
formazione pastorale (conoscenze allargate, scambi di esperienze, verifiche attente, revisione).

CONCLUSIONE

Vorrei richiamare a mo� di conclusione, una traiettoria capace di unificare le considerazioni fatte finora, focalizzata su tre punti chiave: identit� � dialogo � annuncio.

1. Identit�
Senza sminuire gli elementi gi� ricordati a proposito dell�identit� del presbitero � per� opportuno coglierne il cuore essenziale riassumibile nel�espressione �carit� pastorale� che la Pastores dabo vobis tratta in particolare ai nn.15, 21, 22, 23.
Il principio interiore, la virt� che anima e guida la vita spirituale del presbitero in quanto configurato a Cristo Capo e Pastore � la carit� pastorale, partecipazione della stessa carit� pastorale di Ges� Cristo: dono gratuito dello Spirito Santo, e nello stesso tempo compito e appello alla risposta libera e responsabile del presbitero.
Il contenuto essenziale della carit� pastorale � il dono di s�, il totale dono di s� alla Chiesa, ad immagine e in condivisione con il dono di Cristo. Non � soltanto quello che facciamo, ma il dono di noi stessi, che mostra l�amore di Cristo per il suo gregge.
Come per ogni battezzato la fecondit� del dono di s� non ha sempre e necessariamente riscontri immediati o visibili. La prova del �silenzio di Dio� (Porta fidei, 15), la sofferenza e la croce, l�esperienza del limite e della sconfitta umana, vissute in un abbandono di fede, rendono efficacemente partecipi della redenzione di Cristo. Non si parla di questo n� si possono vivere tali situazioni con �leggerezza�, ma neppure si devono mettere tra parentesi con un silenzioso rispetto, sapendo bene che a volte intere stagioni della vita o intere esistenze sono segnate da tali connotazioni.

2. Dialogo
Applico al ministero del presbitero, chiamato ad essere protagonista della nuova evangelizzazione, le considerazioni fatte sul dialogo nel discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana del 21 dicembre 2012. Il papa si riferisce alla Chiesa: �Vedo per la Chiesa nel nostro tempo soprattutto tre campi di dialogo nei quali essa deve essere presente, nella lotta per l�uomo e per che cosa significhi essere persona umana: il dialogo con gli Stati, il dialogo con la societ� � in esso incluso il dialogo con le culture e con la scienza � e, infine, il dialogo con le religioni�.
In riferimento al dialogo interreligioso il papa ricorda due regole riconosciute e ripetute :
1. Il dialogo non ha di mira la conversione, bens� la comprensione. In questo si distingue dall�evangelizzazione, dalla missione.
2. Conformemente a ci�, in questo dialogo ambedue le parti restano consapevolmente nella loro identit�, che, nel dialogo, non mettono in questione n� per s� n� per gli altri.
�Queste regole sono giuste. Penso, tuttavia, che in questa forma siano formulate troppo superficialmente. S�, il dialogo non ha di mira la conversione, ma una migliore comprensione reciproca: ci� � corretto. La ricerca di conoscenza e di comprensione, per�, vuole sempre essere anche un avvicinamento alla verit�. Cos�, ambedue le parti, avvicinandosi passo passo alla verit�, vanno in avanti e sono in cammino verso una pi� grande condivisione, che si fonda sull�unit� della verit�. Per quanto riguarda il restare fedeli alla propria identit� � direi che il cristiano ha la grande fiducia di fondo, anzi, la grande certezza di fondo di poter prendere tranquillamente il largo nel vasto mare della verit�, senza dover temere per la sua identit� di cristiano�.

3. Annuncio
�Alla fine, � doverosa ancora una breve annotazione sull�annuncio, sull�evangelizzazione, di cui infatti, a seguito delle proposte dei Padri sinodali, parler� ampiamente il documento postsinodale. Trovo che gli elementi essenziali del processo di evangelizzazione appaiano in modo molto eloquente nel racconto di san Giovanni sulla chiamata di due discepoli del Battista, che diventano discepoli di Cristo (cfr Gv 1,35-39).
C�� anzitutto il semplice atto dell�annuncio. Giovanni Battista addita Ges� e dice: �Ecco l�agnello di Dio!� Un po� pi� avanti l�evangelista racconta un evento simile. Questa volta � Andrea che dice a suo fratello Simone: �Abbiamo trovato il Messia� (1,41). Il primo e fondamentale elemento � il semplice annuncio, il kerigma, che attinge la sua forza dalla convinzione interiore dell�annunciatore.
Nel racconto dei due discepoli segue poi l�ascolto, l�andare dietro i passi di Ges�, un seguire che non � ancora sequela, ma piuttosto una santa curiosit�, un movimento di ricerca. Toccata dall�annuncio, la loro ricerca diventa concreta.
Il terzo atto poi prende avvio per il fatto che Ges� si volge indietro, si volge verso di essi e domanda loro: �Che cosa cercate?�. La risposta dei due �, nuovamente, una domanda che indica l�apertura della loro attesa, la disponibilit� a fare nuovi passi. Domandano: �Rabb�, dove dimori?� La risposta di Ges�: �Venite e vedrete!� � un invito ad accompagnarlo e, camminando con Lui, a diventare vedenti.
Questo andare con Lui conduce al luogo dove Ges� abita, nella comunit� della Chiesa, che � il suo Corpo. Significa entrare nella comunione itinerante dei catecumeni, che � una comunione di approfondimento e, insieme, di vita, in cui il camminare con Ges� ci fa diventare vedenti.
�Venite e vedrete!� Questa parola che Ges� rivolge ai due discepoli in ricerca, la rivolge anche alle persone di oggi che sono in ricerca. Alla fine dell�anno vogliamo pregare il Signore, affinch� la Chiesa, nonostante le proprie povert�, diventi sempre pi� riconoscibile come sua dimora�.
Perch� una Chiesa sia riconoscibile e credibile devono verificarsi diverse condizioni, ma ce n�� una prioritaria, quella dell�unit�: �Che siano una cosa sola�. Il 13 febbraio scorso, mercoled� delle ceneri, il papa osservava: �Vivere la Quaresima in una pi� intensa ed evidente comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalit� � un segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalle fede o indifferenti� nella speranza che al termine della loro ricerca possano esclamare: �Abbiamo trovato Colui, del quale � in attesa tutto il mondo, Ges� Cristo, vero Figlio di Dio e vero uomo�.





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