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Walter Amaducci: Conferenze



Ex voto di Fioravanti al Monte



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Walter Amaducci

GLI EX VOTO DI ILARIO FIORAVANTI
AL MONTE DI CESENA


7 dicembre 2012



1. MOSTRA PERMANENTE DEGLI EX VOTO DI ILARIO FIORAVANTI

Non ho condotto uno studio rigoroso ed approfondito su questa serie di ex voto reali ed immaginari come ha voluto catalogarli lo stesso Ilario attraverso la scritta che compare sul primo di essi. Ho accettato tuttavia, e molto volentieri, di essere qui presente per un legame affettivo verso Ilario, per aver condiviso con lui in particolare un interesse, anzi una passione per il ciclo di vetrate che si trovano nella chiesa di San Pietro Apostolo in Cesena, chiesa di cui sono parroco. È la sola opera di Ilario di cui mi sono occupato, almeno per ora, in modo sistematico, cercandone pertanto la genesi e le motivazioni della committenza, studiandone i soggetti e la loro elaborazione teologica e spirituale alla quale, con un percorso analogo, è seguita quella artistica altrettanto complessa e avventurosa, considerando il lungo iter che ha trasformato degli schizzi a matita in vetrate colorate collocate a dieci metri di altezza.

Questo mio interesse, finalizzato in un primo tempo alla piena comprensione di ciò che non solo contemplavo come tutti, ma già utilizzavo come itinerario didattico nell’ambito della catechesi, mi ha dato modo di comprendere meglio o in certi casi di scoprire, l’ispirazione autenticamente cristiana di Ilario, la percezione della realtà concreta con lo sguardo della fede, l’indagine acuta del reale a partire dalla sua materialità fino alla lettura certamente più ardita e sfumata dell’animo umano.

Informato della donazione e della collocazione di questa serie di ex voto di Fioravanti all’abbazia del Monte, mi sono ricordato di averli visti in casa di Ilario, nei giorni precedenti o appena successivi ad una visita fattagli dal priore di questo monastero. Era già chiara in Ilario da almeno cinque anni la volontà di donare al monastero tutta la collezione, concepita e realizzata esattamente nove anni fa, in seguito ad una precisa richiesta di Tonino Guerra, in occasione di una mostra da allestire a Cervia nella sede degli ex Magazzini del sale. Nella formella «Maria salvaci» è ricordata espressamente questa genesi dalle parole della didascalia «chiesti da Tonino Guerra, realizzati da Fioravanti 2003».

Nel suo sintetico commento che più volte citerò, Ilario esordisce così: «Questi ex voto in terracotta policroma sono nati dall’amicizia con Tonino Guerra e da una sua richiesta». Oggetto della richiesta non erano degli ex voto generici, ma soggetti legati al contesto del Santuario mariano della Madonna del Monte e proprio come omaggio alla Madonna del Monte di Cesena furono pensati e realizzati da Fioravanti.

Sono noti i forti legami di Ilario con questo santuario e con questo monastero sul piano spirituale (fu suo confessore il monaco benedettino Pio Vallicelli) e culturale (la Società Amici del Monte ebbe in Fioravanti uno dei soci fondatori, lo nominò socio onorario nel trentesimo di fondazione e deve a lui la medaglia commemorativa del cinquantesimo, nel 2009).

Come voi, vedo oggi per la prima volta tutte riunite insieme le quattordici formelle, allineate in questa esposizione permanente, come lo sono di diritto gli ex voto autentici dentro le loro bacheche. Le osservo per la prima volta tutte insieme dal vivo, perché questi ex voto mi sono stati gentilmente fatti conoscere in anticipo attraverso le rispettive foto. Quelle riproduzioni mi sono bastate per farmi un’idea e soprattutto per alimentare quel tanto di curiosità che ha reso anche per me attraente questo primo incontro.


2. SERIE DI EX VOTO REALI ED IMMAGINARI

Uno studio degno di questo nome dovrà stabilire innanzi tutto l’attribuzione dell’aggettivo reali ad alcuni di questi soggetti. Per gli altri ex voto, quelli immaginari, è sufficiente l’allusione e soprattutto l’ispirazione di Ilario a quella raccolta stupenda, riconosciuta ormai senza dubbi come la più prestigiosa a livello europeo (che senza corti circuiti dovrebbe significare a livello mondiale), dei dipinti votivi del santuario di Santa Maria del Monte, custoditi qui a pochi metri di distanza.

Dal primo prezioso studio pubblicato da don Leandro Novelli e Mario Massaccesi nel 1961, fino al restauro e alla nuova monumentale opera di carattere storico artistico curata dal dott. Franco Faranda (la pubblicazione Fides tua te salvum fecit è del 1997), gli ex voto del Monte hanno avuto la possibilità di uscire da questi antichi e venerandi ambienti e presentarsi alla variegata schiera di cultori ed estimatori delle testimonianze religiose e culturali di origine popolare, capaci di coniugare il vissuto, prevalentemente connotato di toni sofferti o addirittura drammatici, con il senso e il sollievo della gratitudine e il linguaggio universale della bellezza. Perche l’ex voto non è stato mai soltanto attestazione e documentazione, ma testimonianza espressa con la pienezza e la vibrazione del cuore, dunque con l’appello esplicito ad una condivisione emotiva, notoriamente affidato con maggior speranza di successo all’espressione artistica.

Le quattordici formelle in terracotta di Ilario Fioravanti, allora, hanno chiesto e trovato accoglienza e ospitalità presso una corte di tavolette già celebri, con l’evidente vantaggio di trarre da tale contesto, una illuminazione e una valorizzazione indiscutibili.

Ma se c’è una nota virtuosa all’origine del dipinto votivo, questa è sicuramente la sincera riconoscenza che nasce dall’umiltà: umiltà e gratitudine, ovvero il senso del gratuito e del non dovuto, quello della dipendenza da “Qualcosa d’altro” che non mortifica, ma regge il senso dell’appartenenza. Il senso dell’appartenenza, e quindi dell’identità stessa della creatura nei confronti del suo Creatore, si rapporta con la ferialità degli avvenimenti e la materialità spesso fin troppo ruvida del proprio corpo e delle cose che lo circondano.

Sentire, curare ed alimentare il rispetto nei confronti di questa scorza non è facile, ma una intuizione religiosa e soprattutto una memoria di fede, rendono l’atteggiamento possibile e perfino abituale.

Anche come architetto (e Ilario si è sempre sentito fondamentalmente architetto) il nostro artista non aveva altro orizzonte. Mi scriveva circa un anno fa: «La terra è di Dio e l’architetto deve rispettarla, adattandosi a lei, non deturparla» sostenendo così il massimo rigore da parte e nei confronti dell’ambiente naturale.


3. LA DEVOZIONE MARIANA

Il contesto mariano degli ex voto non è solo esterno, cioè di collocazione, ma lo è prima di tutto a proposito dell’ispirazione. Non è certo casuale che ben tre di questi soggetti siano ambientati a Lourdes, il santuario mariano probabilmente più celebre del mondo. In essi è fissata una profonda esperienza autobiografica di Ilario che egli stesso così racconta: «questi ex voto rappresentano un momento della mia vita quando a Lourdes, con il timore di non credere, trovai la risposta ai miei dubbi».

In riferimento esplicito ai tre ex voto Ilario scrive: «Lourdes: la processione delle candeline. La loro luce illumina la notte. Lourdes: il bagno nell’acqua miracolosa che sgorga dalla montagna. Io, dubbioso, sono fra coloro che credono di credere e si bagnano. Pieno di incertezze e convinto di non credere, siedo sconsolato lungo il torrente: sono di fronte alla grotta delle apparizioni. Improvvisamente fra me e la grotta una figura di vecchio si inginocchia a braccia aperte. In quella figura ho visto mio padre che non si era mai posto il problema di credere. E questo momento di intensa emozione e unico, mi portò alla certezza della fede».

Ad un racconto di don Paolo, arciprete di Vergiano, fa riferimento l’episodio della «bambina gravemente ammalata e non più in grado di camminare» che «viene affidata dalle preghiere della mamma alla misericordia di Cristo e di Maria. E all’improvviso i fratellini esultano di gioia perché la bambina è stata miracolata e cammina».

Scrive ancora Ilario nel suo commento agli ex voto: «Seguono altri ex voto legati a drammatici avvenimenti che si sono risolti miracolosamente con le preghiere e con la fede per la Madonna del Monte. Fra i più significativi ricordo l’ex voto legato al fulmine che si scarica nell’inferriata mentre la donna chiude la finestra e tutto questo senza subire alcun danno». Per chi non conosce la vicenda, da situare in via Sacchi negli anni Quaranta del secolo scorso, è da precisare che quella donna si chiamava Colomba Calisesi ed era la mamma di don Quinto Rubertini, sacerdote ormai novantenne della nostra diocesi.

«Un altro ex voto riguarda il salvataggio di una lavandaia che era scivolata in un gorgo del Savio. Alcuni ragazzini che si divertivano a fare tuffi da un albero, si lanciarono nel fiume e la salvarono».

«Maria salvaci» è l’invocazione sottesa ad ogni scena, è il grido di ogni persona raffigurata. Se non sorprende ma presenta una facilità di lettura la condizione del malato grave o dell’individuo incorso in un serio pericolo di vita, richiede invece una interpretazione più ragionata quella della scena di un pericolo morale o di un malessere comunque spirituale, come suggerisce l’invocazione dell’uomo palesemente benestante che nella lingua materna implora: «Dam na main». Quell’uomo non è altri che Tonino Guerra, più di una volta impegnato con lo stesso Ilario in discussioni e confronti non accademici su cosa significa credere, credere di credere o credere di non credere.

Ma assai profonda e perfino commovente è la formella del pagliaccio innamorato, del clown che riesce a coronare il suo sogno di amore, che può finalmente versare qualche lacrima di gioia senza doverla nascondere. In questo caso la grazia ricevuta non è altro che la corrispondenza che una volta tanto si realizza, tra la sete profonda di felicità e un assaggio non surrogato, ma autentico anche se provvisorio, di quel bene per il quale siamo fatti.

Qui viene alla luce non solo un tema molto caro a Fioravanti, ma il contributo ad una rassegna più meditata e diligente del bisogno umano che invoca la salvezza. Reale ed immaginario si fondono, anzi l’immaginario è assorbito dal reale, tenendo conto di quanto mondo interiore dell’uomo non riesca a trovare, troppo spesso, canali effettivi di comunicazione.

Se dunque i dipinti votivi del Monte esaltano in prima battuta l’opera che noi oggi stiamo ammirando e di cui inauguriamo l’esposizione, possiamo ragionevolmente attenderci, in una logica di rispettosa reciprocità, che la stessa devozione cristiana che qui al Monte si esprime e si alimenta, trovi negli ex voto di Fioravanti un nuovo stimolo, un sostegno amico, una testimonianza di fede non banale né scontata, ma accolta come dono e al tempo stesso frutto di una ricerca inesausta.

Cesena, S. Maria del Monte,
venerdì 7 dicembre 2012.





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