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Walter Amaducci: Conferenze



Le unità pastorali



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LE UNITA' PASTORALI


Relazione di don Walter Amaducci
al Presbiterio della diocesi di Urbino - Urbania - S. Angelo in Vado
Santuario del Pelingo, giovedì 10 maggio 2012



Il direttorio che vi è stato consegnato porta la data del 2 febbraio 2009. La prima verifica di questo testo, da parte dei moderatori delle unità pastorali, fu fatta il 12 giugno successivo e verteva ancora sulla sua interpretazione, mentre un inizio vero e proprio di verifica sull'attuazione di tutto l'impianto si è avuto il 6 dicembre 2009 in sede di Consiglio pastorale diocesano.
Terminato il triennio ad experimentum abbiamo dedicato alcuni mesi ad un bilancio pi� approfondito, bilancio che terminer� il prossimo 17 maggio 2012. A settembre il vescovo Douglas Regattieri pubblicher� il direttorio definitivo.
Il nuovo direttorio rappresenter� a suo modo un punto di arrivo: lo hanno preceduto gi� venti anni di riflessioni e di tentativi, visto che proprio il 17 settembre 1992 veniva costituita dal vescovo Lino Garavaglia una �Commissione di studio per la revisione della struttura geografico-pastorale della diocesi�.

Cesena-Sarsina, come diocesi unica, esiste dal 1986: l�Istituto Interdiocesano per il Sostentamento del Clero, eretto il 24 ottobre 1985, aveva comportato la soppressione di tutti i benefici, e nei mesi di maggio e giugno 1986 furono decretati l�estinzione e il mutamento di denominazione delle parrocchie delle due diocesi (nel 1975 quattordici parrocchie della diocesi di Sansepolcro erano state unite a Cesena e nel 1976 la diocesi di Sarsina veniva anch�essa unita a Cesena in persona episcopi) che in data 30 settembre 1986 diventarono l�unica diocesi di Cesena-Sarsina.

Nel 1979, in vista della ripartenza sulla base di un nuovo statuto dell�esperienza del Consiglio pastorale diocesano, veniva ristrutturata la mappa dei Vicariati che assumevano la nuova denominazione di Zone pastorali (dodici di cui due di ambiente). Non esisteva ancora in quegli anni la formula �pastorale integrata�, ma l�esigenza e la convinzione di aprire la parrocchia a varie collaborazioni, territoriali e d�ambiente, erano gi� avvertite.

Nel 1986 l�aspetto pastorale riguardante le Zone fu ridefinito: le due �zone� d�ambiente furono soppresse il 1� gennaio 1986 con trasferimento delle loro competenze alle rispettive Commissioni diocesane, mentre sul versante territoriale la parrocchia di san Rocco, appartenente alla zona Oltresavio-Dismano, veniva aggregata a quella del Centro Urbano.
Ancora una volta, dunque, l�attenzione al territorio stava alla base delle nuove rettifiche di confini e appartenenze; l�integrazione tra pastorale territoriale e ambienti di vita che vedeva sempre pi� protagonisti movimenti, associazioni e gruppi ecclesiali, come pure lo stimolo e la sussidiazione alle diverse iniziative di carattere formativo e operativo nei vari settori della pastorale, trovarono il loro ambito principale nel Centro pastorale.

Anche negli anni del dopo concilio si pensa sempre ad una pastorale radicata nel territorio, a partire dalla parrocchia, cellula della diocesi, prima e insostituibile forma di comunit� ecclesiale (cf. can. 374) alla quale �devono naturalmente convergere e da essa non possono normalmente prescindere� altre aggregazioni intermedie o altre esperienze articolate (cfr. Comunione e comunit�, 1981. n. 42). Le associazioni e i movimenti non sono mai concepibili in alternativa alla comunit� parrocchiale o diocesana. (Ibid. n. 46).
Ma lo stesso codice di diritto canonico prevede dei raggruppamenti di parrocchie vicine, in vista di un�azione pastorale comune e cita quale esempio i vicariati foranei.

Proprio in questi anni (met� degli anni Ottanta), si manifestava in Italia l�esigenza di far fronte ai nuovi problemi emergenti sul territorio con una pastorale interparrocchiale dai tratti inediti, quella che si precis� gradualmente attorno alla formula �Unit� pastorale� (i primi ad introdurre il problema e ad usare l�espressione �Unit� pastorale� furono i membri della Commissione Presbiterale Regionale del Piemonte, in una nota del 1985).
La diocesi di Novara speriment� per tre anni (dal 1989 al 1992) l�unit� pastorale cittadina (Parrocchie Unite di Novara Centro), impostazione che dal 2 ottobre 1992 divenne definitiva.
Negli stessi anni �89-�92 il tema � stato introdotto e dibattuto in Francia, Spagna e Germania. Ci� che ha caratterizzato l�approccio al problema in Francia � stato principalmente un duplice dato d�urgenza: lo spopolamento di certe zone e la diminuzione dei sacerdoti. Si � cominciato cos� a parlare di ensembles paroissiaux (insiemi parrocchiali). In Spagna e Germania � stato posto maggiormente l�accento sulla necessit� di una nuova mentalit� pastorale, pur verificandosi in tali paesi difficolt� simili a quelle francesi.

All�indomani del suo ingresso nella diocesi di Cesena-Sarsina (5 maggio 1991) il vescovo Lino Garavaglia decise di affrontare questa problematica costituendo la �Commissione di studio per la revisione della struttura geografico-pastorale della diocesi� di cui ho parlato (17 settembre 1992).
�La Commissione � scriver� il vescovo il 4 novembre 1996 � composta da sacerdoti e da esperti laici, ha intensamente lavorato per un triennio e mi ha gi� consegnato un Documento sulla riorganizzazione geografico-pastorale della Diocesi, molto serio per l�analisi fatta e le indicazioni prospettate�.
Il Consiglio pastorale diocesano aveva dedicato la riunione del 5 febbraio 1995 ad una riflessione sulle Unit� Pastorali, dopo che il vescovo aveva esposto il tema al Presbiterio riunito per la festa di san Mauro il 19 gennaio 1995 (per l�occasione era stato invitato a fare una relazione sulle unit� pastorali l�allora vicario generale di Modena Mons. Giuseppe Verucchi).
La ristrutturazione aveva intanto gi� interessato le Zone pastorali che da nove erano state ridotte a sette col decreto del 27 novembre 1994; le Zone �Valle del Savio� e �Oltresavio-Dismano� erano confluite nell�unica Zona �Valle del Savio-Dismano� mentre le Zone di �Gambettola-Longiano� e del �Rubicone� avevano dato vita alla nuova zona �Rubicone-Rigossa�.

Ma la vera novit� era ormai costituita dalla decisione di introdurre l�esperienza delle Unit� pastorali.
Per esortare tutti i sacerdoti e fedeli della diocesi ad accogliere le nuove prospettive pastorali il vescovo Garavaglia scrisse una Notifica dal titolo �L�adeguamento delle strutture e la ridistribuzione del personale pastorale sul territorio della diocesi� datata 4 novembre 1996 chiedendo che venisse letta �ad ogni Messa, in tutte le chiese, anche quelle dei religiosi, domenica 1 dicembre 1996, prima domenica di Avvento�.
Sono indicazioni date con comprensibile prudenza e con il tono di chi somministra un rimedio amaro: ma la disponibilit� a fare di necessit� virt� non � per forza sinonimo di rassegnazione passiva; non lo era ieri e non deve esserlo oggi.
Scriveva il vescovo Garavaglia:
�Ora mi preme comunicare a tutta Comunit� diocesana, che siamo nella necessit� di cominciare a mettere in atto le indicazioni della Commissione:
1. si dovranno rettificare certi confini tra parrocchia e parrocchia, che sono diventati anacronistici e incompatibili con le nuove condizioni sviluppatesi sul territorio;
2. pi� parrocchie dovranno essere pastoralmente accorpate, sotto la guida di un unico sacerdote e, dove esistano le condizioni, si faranno nascere tra parrocchie omogenee, collaborazioni organiche e continuative, chiamate �unit� pastorali�.
3. alcuni servizi non si potranno pi� mantenere nel raggio delle parrocchie singole, ma si dovranno organizzare a livello di Zona pastorale.
Ci si rende conto benissimo che tutto ci� comporta la necessit� anche per i fedeli di cambiare consolidate abitudini, adeguando la propria mentalit� a quanto di nuovo, talora meno comodo, viene imposto dal bene comune. Ma queste decisioni s�impongono se non si vuole lasciare completamente scoperte un numero crescente di parrocchie. I provvedimenti sopra esposti, secondo le ipotesi formulate dalla Commissione, verranno attuati in modo prudente e graduale, ma si deve procedere in questa direzione. Nella realt�, certe decisioni, dolorose per noi prima che per i fedeli, non possono essere rimandate.
Chiedo ai sacerdoti in cura d�anime di aiutare i fedeli ad accogliere con spirito di fede e di sacrificio, questi prossimi cambiamenti. A nessuno venga In mente di creare disagi o remore, quasi considerasse il servizio pastorale un privilegio o un possesso intoccabile�.

Triste rassegnazione o convinta riscoperta � mai entusiastica, pur avendo vissuto alcuni momenti intonati a tale clima per opera di alcuni laici � non sono mai stati atteggiamenti netti e alternativi, ma in qualche misura sempre comunicanti.

Quando Lino Garavaglia diramava la sua Notifica (4 novembre 1996) circa l�adeguamento delle strutture si stava aprendo il cantiere del sinodo diocesano. Il Vescovo aveva annunciato l�intenzione di indire il Sinodo diocesano la sera di gioved� 15 giugno 1995, al termine della solenne celebrazione del Corpus Domini. Ai fedeli venne consegnata la lettera pastorale che ne spiegava il significato e le modalit�: Sinodo come verifica di tutta la pastorale in vista di una nuova progettazione per il futuro.
Nei mesi di dicembre 1995 e gennaio 1996 iniziava il lavoro della commissione centrale e di quella antepreparatoria col compito di stendere i �lineamenti� sinodali.
Il 15 aprile 1999, in occasione della festa della Madonna del Popolo, il Vescovo consegna alla diocesi il Libro Sinodale, contenente le indicazioni pastorali emerse dal Sinodo. Sono trascorsi tre anni dalla lettura della Notifica �ad ogni Messa e in tutte le chiese� e le pagine del libro sinodale, trattano delle unit� pastorali con espressioni che denotano tutta la fatica sperimentata:
�Purtroppo la formazione e la conseguente mentalit� del passato, riscontrabile anche nei presbiteri, unite alla insufficiente conoscenza del soggetto, rendono difficile oggi l�attuazione di unit� pastorali, che sono comunque una reale proposta pastorale innovativa� (n. 324).
�Reale proposta pastorale innovativa� sono termini che esprimono chiaramente la convinzione di dover continuare sulla strada imboccata, come si pu� dedurre dalle esortazioni contenute nei nn. 353 e 354 del libro sinodale:
�Si avviino esperienze di unit� pastorale, che possano essere di riferimento per le successive programmazioni� (n. 353). �Quale opportuna risposta alle odierne difficolt� pastorali, si raccomanda ogni iniziativa atta a favorire l�approfondimento teologico e sociologico delle unit� pastorali ed il loro realizzarsi fra parrocchie vicine� (n. 354).

Affrontata nuovamente la questione dal vescovo Antonio Lanfranchi, il 9 dicembre 2004 - in sede di Consiglio presbiterale � fu costituita un�apposita commissione col compito di �studiare ipotesi concrete� di Unit� pastorali e il 22 maggio 2008 il medesimo Consiglio ha approvato l�ipotesi finale sulla costituzione delle singole Unit� pastorali che nel decreto del vescovo (14 settembre 2008) risultano ventuno (di fatto oggi sono venti, essendo state accorpate le unit� corrispondenti ai n. 7-8 dell�elenco ufficiale: Bagno di Romagna, ecc. - Alfero-Riofreddo, ecc.).
Significative variazioni riguardano ancora una volta le Zone pastorali, con parrocchie scorporate e aggregate a nuove Zone, e con la riduzione delle Zone da sette a sei con la fusione di Sarsina e Alta Valle del Savio in un�unica Zona.

Ma le principali novit� presentate dal decreto riguardano la suddivisione dell�intera diocesi in Unit� pastorali con l�indicazione di partire subito in una collaborazione dentro la logica dell�integrazione e il superamento della �soluzione di necessit�� nel recupero di una effettiva ecclesiologia di comunione. Struttura, compiti, rapporto con la Zona e inserimento delle Unit� pastorali nel quadro dell�unica pastorale diocesana, sono comprensibili a partire dalle motivazioni di fondo pi� volte espresse dal vescovo in vari suoi interventi, soprattutto nelle due ultime Lettere pastorali.

Sono proprio le motivazioni che potete leggere alle pagine 3-6 del testo del direttorio, a costituire il fondamento e la chiave di lettura di tutto il progetto. Esse riportano per esteso i contenuti progressivamente indicati dal vescovo alla diocesi nelle sue lettere pastorali del 2007 e del 2008 riassuntivi � come dicevo � di tutti gli altri interventi fatti sull�argomento in diverse occasioni, rivolti sia al presbiterio che alle comunit�.

(Lettura e commento delle pagine 3-6, su principi ispiratori e obiettivi pastorali:
coscienza dei presbiteri dell�unit� pastorale di essere un piccolo presbiterio, chiamato ad agire collegialmente; corresponsabilit�: tutti devono sentirsi corresponsabili della Chiesa; integrazione delle parrocchie dell�unit� pastorale; pastorale integrata; ecclesiologia di comunione e di missione; progetto globale che coinvolge tutte le parrocchie della diocesi; partenza immediata su alcuni ambiti pastorali concordemente individuati; spiritualit� di comunione
).

Tutto il 2009 � stato impegnato nella costituzione dei Consigli di Unit� pastorale e nelle prime scelte di campi sui quali collaborare. In corso d�opera si sono evidenziati almeno tre aspetti che stanno velocemente interpellando l�attuale direttorio.

1. Rettifiche di confini territoriali.

La prima esperienza � durata tre anni. L�attuale verifica consentir� rettifiche riguardanti anche i confini delle parrocchie, il loro inserimento nelle specifiche unit�, il nuovo ruolo acquisito dalla Zona Pastorale.
Sul piano territoriale ho gi� accennato che si � immediatamente rivelato necessario l�accorpamento di due unit�, la n. 7 e la n. 8 che, su richiesta dei rispettivi moderatori, oggi costituiscono una sola unit� di 7.992 abitanti (6.117 + 1.875).

2. La questione delle Unit� parrocchiali.

Con la formula unit� parrocchiale intendo indicare l�insieme di pi� parrocchie affidate ad un solo parroco.
L�introduzione delle Unit� parrocchiali � motivata principalmente dalla necessit� di dare risposte concrete e urgenti a problemi di carattere pastorale, giuridico e amministrativo sorti a causa del calo del numero dei presbiteri e della scarsit� della popolazione residente in molte parrocchie.
Delle due ragioni appena riportate la prima � determinante, dal momento che anche parrocchie che hanno una popolazione sufficiente ad impegnare un presbitero a tempo pieno o sono provviste di strutture efficienti e bene attrezzate a cominciare dalla casa canonica, non possono pi� avere, gi� oggi, un parroco residente per la scarsit� di sacerdoti.
Varie chiese o cappelle attualmente aperte al culto nel territorio dell�Unit� parrocchiale dovranno probabilmente essere chiuse o destinate ad un uso saltuario. Caso per caso andr� trovata la soluzione pi� opportuna, seguendo le indicazioni conclusive dell�Ordinario diocesano.
La collaborazione di diaconi o di famiglie che scelgono un apostolato di animazione parrocchiale accettando, in taluni casi, la residenza stabile in una casa canonica, non andr� mai impostata o interpretata come sostituiva della presenza e del ministero tipici del presbitero, n� tanto meno come assunzione della responsabilit� giuridica specifica del parroco.
Per quanto riguarda le case canoniche totalmente disabitate, prima di ricorrere ad affitti a persone estranee e non essendo possibile come tale, per legge, l�ospitalit� gratuita, si valuteranno forme di comodato con persone o famiglie disponibili ad offrire un servizio di riferimento per la parrocchia, di manutenzione ordinaria di tutti gli ambienti e di eventuale animazione di una o pi� attivit�
Tra i problemi di carattere pastorale e giuridico pi� urgenti da risolvere vanno annoverati senza dubbio quello dei consigli (consiglio pastorale e consiglio per gli affari economici) e quello degli archivi parrocchiali.

3. La logica della pastorale integrata spinge verso gli ambiti di vita (convegno di Verona)

Una delle tre scelte di fondo della CEI dopo il Convegno di Verona (2006) � quella di �una pastorale che converge sull�unit� della persona ed � capace di rinnovarsi nel segno della speranza integrale, dell�attenzione alla vita, dell�unit� tra le diverse vocazioni, le molteplici soggettivit� ecclesiali, le dimensioni fondamentali dell�esperienza cristiana� (Nota pastorale della CEI dopo il IV convegno nazionale, n. 4).
Il convegno di Verona, scegliendo di articolare i lavori in alcuni ambiti fondamentali dell�esistenza umana (vita affettiva, lavoro e festa, fragilit� umana, tradizione, cittadinanza), ha voluto sottolineare l�unit� della persona come criterio per ricondurre all�unit� tutta l�azione pastorale. Oltre la pastorale integrata, dunque viene ad imporsi un ripensamento delle strutture ecclesiali in vista di un maggior coordinamento e stile unitario (cfr. Nota n. 22).

CONCLUSIONE

Queste annotazioni conclusive, soprattutto l�ultima, ci portano a ricordare che la pastorale � continuamente sollecitata da novit� e necessit� spesso non prevedibili, ma ugualmente determinanti per scelte e impegni.

Saper leggere i segni dei tempi � condizione di reale fedelt� al vangelo e alla vitalit� della Chiesa nella sua vita di comunione e di missione. I mezzi e i metodi restano funzionali, cos� come le strutture, a questa vitalit� che trova sempre nei presbiteri dei protagonisti insostituibili.





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