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Walter Amaducci: Conferenze



Convegno UGCI Diritto di Famiglia



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1° Convegno di Diritto di Famiglia

LA CRISI DELLA FAMIGLIA NELLA SOCIETÀ DI OGGI
Aspetti giuridici ed implicazioni psicologiche
Forlì, 11 giugno 2010



Desidero porgere il mio saluto ai membri della sezione forlivese-cesenare dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani che insieme al Centro di Terapia familiare di Forlì promuove questo convegno su “La crisi della famiglia nella società di oggi”, un saluto e un augurio sincero agli organizzatori, ai relatori e a tutti i partecipanti.
La crisi della famiglia in Italia è uno degli aspetti centrali di quella emergenza educativa alla quale i vescovi intendono dedicare i prossimi dieci anni di questo terzo millennio, attraverso un piano pastorale le cui linee prima dell’autunno saranno nelle nostre mani nel documento che - a tutt’oggi - porta il titolo: “Maestro dove dimori? Discepoli di Gesù per educare nella verità dell’amore”.
Il papa, rivolgendosi ai vescovi italiani il 27 maggio scorso, ha segnalato le due radici profonde di questa sfida individuandole
innanzi tutto in un falso concetto di autonomia dell’uomo, come un “io” completo in se stesso, mentre invece l’uomo diventa “io” anche nell’incontro collettivo con il “tu” e con il “noi”;
e poi nello scetticismo e nel relativismo, cioè nell’esclusione delle due fonti che orientano il cammino umano: la natura e la Rivelazione.
Credo che anche in questa sede tale riflessione possa e debba essere accolta come un’indicazione di metodo, non solo per una rigorosa riflessione all’interno delle nostre associazioni cattoliche, ma anche nel momento del confronto con tutti.
Se “La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso” (Fides et ratio) nel momento in cui ci accingiamo ad una diagnosi della famiglia italiana è perché crediamo possibili una terapia e soprattutto una prevenzione precise ed efficaci.
L’incontro sul piano della ragione con tutti coloro ai quali sta sinceramente a cuore il bene delle persona e della comunità civile, esige dei termini di confronto solidi e condivisi.
Noi sappiamo che esiste una formidabile piattaforma di progetto, di confronto e di verifica che è la Costituzione, ma sappiamo anche quanto di fatto essa non rappresenti più, per gran parte degli italiani, la struttura portante del proprio pensiero. Tante leggi, a cominciare da quelle ormai storiche sul divorzio e sull’aborto fino alle recenti sentenze sul “fine vita” e ai dibattiti aperti nel campo della bioetica sono testimonianze di un’antropologia alla deriva, che volutamente ignora e vuole recidere le proprie radici sostanzialmente cristiane.
Questa operazione culturale è oggettivamente suicida, proprio sul piano della ragione, ed avviene sotto uno sbandieramento di “conquista civile” nonostante gli effetti devastanti siano evidenti. Salvo poi invocare la Chiesa cattolica come crocerossina dei casi disperati e ricorrere ad essa perché siano riparate le falle più vistose del tessuto sociale, si continua a rinsaldare il nuovo dogma del relativismo come fantomatico garante di una libertà individualisticamente intesa e volutamente priva di contenuti progettuali.
Se la famiglia è in crisi noi non vogliamo limitarci a prenderne atto ipotizzando rassegnati altre formule alternative: diciamo che questo è un male, un impoverimento, e mentre in nessun modo vogliamo abbandonare le singole persone ma anzi ci impegniamo a cercare e a valorizzare insieme ad esse tutte le risorse possibili e le supplenze più efficaci, continuiamo a mantenere l’ideale alla sua altezza, non lo abbassiamo al livello della statistica.
Quando sento qualificare questi come “tempi difficili” penso immediatamente alle società del primo secolo alle quali fu annunciato il vangelo e nelle quali fu impiantato il cristianesimo: non mi pare che presentassero aspetti tanto incoraggianti, o più favorevoli di quelli presenti, salvo forse per un bisogno di novità. Ma la novità non è principalmente connotata dalla dimensione cronologica, bensì dai suoi elementi qualitativi, tanto più freschi ed entusiasmanti quanto più corrispondono alle domande essenziali del cuore umano.
Credo sia proprio questa convinzione a conferire franchezza e speranza al nostro impegno e alla nostra presenza pubblica, soprattutto sulle grandi questioni che tracciano il profilo di una civiltà.
Vi ringrazio dell’attenzione e vi rinnovo i miei auguri per i lavori di questo convegno.

Mons. Walter Amaducci
Consulente ecclesiastico





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