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Walter Amaducci: Conferenze



La coppia umana



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Walter Amaducci

LA COPPIA UMANA: UN SOLO PROGETTO O PIÙ PROGETTI?


S. Stefano, 28 gennaio 1998


PREMESSE

1. Un tema per un’occasione (festa della famiglia). A rischio di apparire un po’ brutale e spregiudicato, mi preme dire subito che tutto questo è abbastanza secondario. Credo che per uscire da un incontro accademico o da salotto, anzi per non entrarci neppure, sia necessario far emergere, almeno un pochino, le vere questioni scottanti o pungenti per ciascuno, a cominciare da chi parla. Un punto di osservazione da cui verificare questo tratto di vita di fede che stiamo vivendo.

2. Darei poche cose per scontate, a cominciare dalla premessa che la visione cristiana di persona, di famiglia, di società, la visione cattolica di Chiesa sia nota e accettata e che le due difficoltà residue siano quelle di renderne ragione ad altri e di metterle in pratica. Le provocazioni rimarranno a lungo, forse per sempre, tutte e quattro:
- conoscere integralmente,
- aderire non solo liberamente, ma volentieri se non ancora entusiasticamente,
- vivere effettivamente, ripartire continuamente,
- esserne testimoni anche a parole, come didascalia della propria vita.

3. L’assuefazione a una cultura neo-pagana, relativistica, non di rado nichilista deve renderci smaliziati con noi stessi. Finiamo per essere più che rassegnati ad un’aria viziata; anzi un giorno ci sorprendiamo a domandarci perché in passato noi stessi o qualcuno ancora oggi si ostina a chiamarla viziata quest’aria. In fondo che male c’è? Perché poi? Chi me lo fa fare?
E’ già da un po’ di tempo che sono scomparse le evidenze etiche in conseguenza della scomparsa di una verità universalmente accettata sulle questioni radicali dell’uomo e della sua vita.
Quando ho davanti a me un uomo? Sofismi... Un uomo vale più di una cosa o di un animale?
Cos’è male? Bene? Una opinione e una convenzione! La vita la scopro o la invento?

4. «Agere sequitur esse»: non è bene avere fretta di arrivare ai comportamenti, a cosa bisogna fare, a cosa bisogna evitare, a come bisogna o è bene vivere.
Non sarà mai troppo il tempo dedicato a capire chi siamo e perché viviamo.
Ho bisogno di avere un progetto, per costruire con senso, per sapere dove mettere i mattoni, le travi, le fondamenta.
Ho bisogno di sapere dove devo andare (la meta) per seguire la strada e decidere che questa direzione e questo verso sono giusti, questi altri invece sono sbagliati.
La morale, l’etica ha senso in riferimento a un fine. Se non esistesse fine, cioè traguardo, non avrebbe senso - rigorosamente parlando - chiamare buona o cattiva, giusta o sbagliata alcuna scelta, alcuna azione. Dalle caratteristiche dell’oggetto deriva come trattarlo (una palla di gomma o un bicchiere di cristallo...richiedono e consentono trattamenti ben diversi).

«Meglio oprando obliar senza indagarlo
questo enorme mister dell’universo»
(G. Carducci, Idillio maremmano):

pare saggezza, ma è in realtà una rassegnazione disumana, perché l’uomo ha sete di verità, cioè ha bisogno di significato, di senso, non meno che di vita e di amore. Il bisogno di senso, la conoscenza dello scopo hanno una priorità logica. Di fatto la si afferma già con delle scelte, volendo o non volendo, consapevoli o inconsci.
La mia vita di cristiano, la vostra vita di coppia cristiana, in tutta la sua concretezza, è una sequela, cioè un seguire Cristo, al quale crediamo e del cui insegnamento ci fidiamo.

5. Il punto di partenza, allora, per me e per voi sia comunque lo stesso.
Per la domanda ogni aspetto umano, della mia, della nostra vita va bene.
Per la risposta il punto di partenza è uno solo, chiaro e nitido: Gesù Cristo.


GESÙ CRISTO

Gesù Cristo è il punto fermo di partenza. La verità è Cristo: «Io sono la via la verità e la vita» (Gv 14,6). «Senza di me non potete fare nulla» (Gv 15,5).
Col 1,15 Egli è l’immagine del Dio invisibile
Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui e tutte sussistono in Lui.
Eb 1,2 Figlio per mezzo del quale ha parlato a noi, per mezzo del quale ha fatto anche il mondo, irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza.
Gv 1,3 Tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
Gv 1,18 Dio nessuno lo ha mai visto. Il Figlio unigenito lo ha rivelato.

Gesù era Dio incarnato: allora tutto questo è vero.
Gesù era solo un uomo: allora egli è stato il più presuntuoso e pazzo degli uomini.
GS 22: «In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo... Cristo... rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione».

1. Gesù ha rivelato il mistero del Padre: «Chi ha visto me ha visto il Padre» (Gv 14,9).
Il Dio umanamente e naturalmente intuito e cercato a tentoni (cf. le religioni)
1. C’è davvero ed è una comunione di vita, una comunità di persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
2. Da Lui tutto proviene, dal Padre, tramite il Figlio nello Spirito, e tutto conserva l’impronta della Trinità (in particolare del Logos): bellezza, intelligenza, grandezza, amore; in particolare la vita e il suo mistero di attrazione e di fecondità, pur velato dal male e dal disordine.
3. Vertice di questa creazione è l’uomo creato da Dio a sua immagine e somiglianza. Chi è questo uomo? Gen 5,1-2: «maschio e femmina li creò e li chiamò Adam!». Uomo!

2. Gesù rivela l’uomo a se stesso: «Ecco l’uomo!» (Gv 19,5).
L’antropologia cristiana è essenzialmente teologica, fondata in Dio. «Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù» (Ef 2,10), e «In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo» (Ef 1,4). L’uomo dipende da Dio, costitutivamente, ontologicamente. Non si è fatto da solo né “si appartiene”. «Il principio primo dell’inferno è: “Io sono mio”» (George Mac Donald).
L’uomo è intelligente e libero (dotato di ragione e di volontà), è un essere-in-relazione, fatto per un tu; non è un essere isolato che si apre all’altro solo per far provvista di carburante, per consumare beni essenziali o indotti, ma alla radice egli è fatto-per-la-comunione.
Chiamato all’esistenza per amore (causa) e per l’amore (fine) l’uomo anela alla comunione con Dio stesso, sua prima origine (sorgente) e suo ultimo destinatario (meta): «Ci hai fatti per Te, o Signore e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te» (S. Agostino) e alla comunione con gli altri uomini.

GS 24: «l’uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa, non può ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé». (sola creatura est quam Deus propter seipsam voluerit, plene seipsum invenire non posse nisi per sincerum sui ipsius donum). Quella del dono di sé non è altro che la via dell’amore che quando raggiunge la sua perfezione si chiama santità.


LA COPPIA UMANA

Rivelazione sulla coppia
La rivelazione che Gesù fa sulla coppia umana richiama innanzi tutto il “da principio non fu così” che fa riferimento al racconto di Genesi 2, 23-24:
Interrogato sul divorzio Gesù rispose:
«Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi» «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così» (Mt 19,4ss).
Gesù, citando Genesi 2,24, ci rassicura che quella pagina scritta è rivelazione di Dio, del suo progetto (mistero) sulla coppia uomo-donna.
Questa volta essa
è carne della mia carne
e osso delle mie ossa.
la si chiamerà donna (’ishsha)
perché dall’uomo (’ish) è stata tolta.
Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre, si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.

Il prototipo umano è questa coppia: Gen 5,1-2: «maschio e femmina... li chiamò Adam!».
Non è bene che l’uomo sia solo: un aiuto che gli sia simile (Gen 2,18).
Non è bene che la coppia sia sola: siate fecondi e moltiplicatevi (Gen 1,28).
Non deve esistere l’uomo isolato, e neppure una solitudine a due.
Questa coppia umana è fatta «ad immagine e somiglianza di Dio», di un Dio che è Trinità, cioè comunione di persone, in cui la relazione non è accessoria, ma costitutiva delle persone stesse, di ciascuna persona.
Delle relazioni umane la prima è proprio quella della coppia, anche se non è la sola. Io non mi comprendo al di fuori di una relazione, né mi realizzo come persona se non vivo fino in fondo l’identità e la vocazione ‘genetica’ della relazione che ha il suo modello nell’amore. La relazione umana in senso vero è per tutti quella dell’amore.
Nella coppia questo amore fa dei due un cuor solo e un’anima sola, «una sola carne» come con forza si esprime la pagina biblica.
Un ideale! Certo, ma non illusorio, non un sogno sganciato dalla realtà. L’autore ispirato sa bene che questa immagine è infranta, deturpata, che l’armonia è rotta.

Peccato originale
Nel medesimo racconto, poco dopo, la solidarietà diventa complicità e, a disastro avvenuto, un rinfacciarsi colpe, trovare scuse; l’armonia diventa passione e dominio e l’esclamazione “carne della mia carne, osso delle mie ossa” suona come una beffa nella poligamia, nell’adulterio, nel maschilismo, nello squilibrio tra esigenze della persona, della coppia e della società.
Ma proprio perché chiamiamo una cosa rovinata noi vediamo e rimpiangiamo, dietro lo sfregio, il disordine, la macchia, l’integrità, l’armonia, la pulizia perduta (cfr. Incompreso).
La dottrina cattolica chiama tutto questo peccato originale: un guasto terribile e carico di conseguenze che in ogni pagina della Bibbia e della storia rivela tutto il suo peso e la sua desolazione.
Un guasto irrimediabile? No. Il matrimonio, nonostante la sua immagine deturpata, è scelto da Dio per esprimere il suo rapporto con il popolo : l’alleanza.
Osea 2,4ss (Israele la sposa di Israele)
Isaia 5,1-17 (Il canto della vigna)
Geremia 2,20-25
Ezechiele 16 (Jahwèh padre-sposo prostituzione con chi la punirà)
Malachia 2,14 (La fedeltà, contro il divorzio)
Giudaismo postesilico: la pratica del matrimonio si affina secondo un ideale anche se la legge...
Proverbi 31,10.31 (dal punto di vista del marito)
Tobia (Tobia e Sara: non c’è solo un contatto umano, ma una ricerca della volontà di Dio, oltre la passione carnale)
Cantico dei Cantici
Salmo 45 (epitalamio regale: canto profano per le nozze di un re israelita).

Poligamia e divorzio entrano in crisi (Rabbi Shammai...)

Cristo redentore dell’uomo, con la sua incarnazione, morte e risurrezione risana questa frattura, trasformando in realtà il rimpianto nostalgico già diventato speranza e attesa nell’A.T., anzi fin dagli inizi (Protovangelo). Per tutto l’uomo e per il matrimonio.

Per tutto l’uomo.
La novità è Cristo che manifesta e realizza una nuova stupenda unità sponsale tra Dio e l’uomo
1. Nella sua stessa carne (Dio+uomo)
2. Nella sua morte in croce (Dio ama l’uomo così - e l’uomo ama Dio così).

Per il matrimonio:
Attraverso la fede e il battesimo dentro la vita della Chiesa, inseriti in Lui, grazie al dono dello Spirito, il cuore umano è rinnovato, trasformato dalla grazia (se si rimane in Lui, o si ritorna a Lui).
Lo sposo e la sposa hanno nel rapporto Cristo-Chiesa il modello più alto possibile (più alto - ma possibile).
Un modello non staccato, di fronte a sé, ma dentro al quale sono immersi - ne fanno parte - immersi nella grazia del sacramento (sposarsi nel Signore) che li rende capaci di vivere questa vocazione. I ministri sono gli sposi!!!

Si potrà approfondire questo tema meditando, in particolare, Ef 5 e 1Cor 7.

Efesini 5, 21-33.
[5.21] Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.
[5.22] Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; [5.23] il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. [5.24] E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
[5.25] E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, [5.26] per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, [5.27] al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. [5.28] Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. [5.29] Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, [5.30] poiché siamo membra del suo corpo. [5.31] Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. [5.32] Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! [5.33] Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.

L’amore di Cristo non è solo comparativo: è la sorgente di questo amore “nuovo”, l'agape. "Ama come te stesso" è superato da "Ama come Dio ti ha amato" (fino alla morte in croce).

1 Corinzi 7,3-5.
[7.3] Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito. [7.4] La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie.

La reciprocità del dono, il dono totale di sé (una sola carne) : chi si sposa non si appartiene più neppure nell’amministrazione di sé.
La totalità comporta il no all’infedeltà (adulterio), alla poligamia, alla temporaneità.

Le tre caratteristiche essenziali del matrimonio

unità
indissolubilità
fecondità

Amore unitivo e procreativo:
lo è tutta la vita matrimoniale
lo è l’atto stesso tipico del matrimonio, l’atto coniugale.

Gesù più esigente sul valore e sul principio (Mt 5,27: Chi guarda una donna per desiderarla...)
Gesù più misericordioso col le persone (Gv 8: l’adultera. Chi è senza peccato...).

Il matrimonio è allora non solo un segno, ma è sacramento (segno efficace): significa e realizza quell’amore così formidabile, inserisce ed innesta in quell’amore oblativo (fino alla croce),
per vivere su questa strada tipica l’universale vocazione all’amore,
destinato quindi a far conoscere e amare Dio e in Lui tutti i fratelli.

UNA DELLE VOCAZIONI, DENTRO L’UNICA VOCAZIONE

La comunione, nel tempo della storia del mondo, tra uomo e donna in quella che è forse la più intensa, significativa e finalizzata relazione di comunione col duplice significato e scopo del completamento di sé (unitivo) e della trasmissione della vita (procreativo).
Solov’ev (teologo russo, †1900) definisce l’amore: «E’ quella forza che ci costringe a mettere l’altro nel posto centrale che - per egoismo - si era abituati ad attribuire a noi stessi»
Ti voglio bene: eros e agape. Voglio te quale mio bene. Voglio il tuo bene. Voglio il tuo vero bene. Quello che realizza il tuo destino. Come il mio.

Bellezza e provvisorietà del matrimonio.
Mt 22,28-32: di quale dei sette ella sarà moglie? La meta per tutti è Dio e la comunione con Lui. Anche quella del matrimonio è una strada. Non diventiamo malinconici: è una reazione carnale comprensibile ma da uomo vecchio, con orizzonte limitato. (Rom 7,14-24; Gal 5).
La perfezione della carità è la SANTITÀ: quella è la meta. Tuo marito, tua moglie è la compagnia più preziosa, è - deve essere - il primo e più valido aiuto. Volere il bene dell’altro è spingerlo verso la santità, assai più del bene fisico, della salute, della serenità psicologica, del benessere è la salute e la robustezza dell’anima. Qui non è possibile esagerare!

Non abbiamo qui una città stabile (Eb, 13,14).
Passa la scena di questo mondo (1Cor 7,29-31).
Quello della morte è un pensiero amico. Altro che tabù e censure sul pensiero della morte!

Complementarietà delle vocazioni. Il segno della verginità, che testimonia come il Regno di Dio è già presente e operante nella storia, inaugurato da Cristo, e attende la sua ultima e manifestazione, di una appartenenza non più minacciata, oltre il sipario della morte, quando tutti saremo la sua sposa (Apocalisse 21,2-4. 9-11).


CONCLUSIONE

Sposarsi nel Signore (sacramento) non è poggiare su un terreno accidentato anziché su quello vellutato dell’idillio a due, il matrimonio romantico fondato sul sentimento (quello sì un’utopia... Cf. i numerosi matrimoni di Liz Taylor o di altri divi...).
Cristo non è un guastafeste che ci sta un po’ stretto nella coppia, opportunisticamente invitato a una libera uscita, in certi momenti, o addirittura licenziato da un egoismo a due. Tanto meno è il legislatore che detta norme estranee a lui per complicare la vita.
Gesù è Colui che
- purifica e sana una amore inquinato e inquinabile dall’egoismo e dalla possessività
- lo irrobustisce col suo Spirito dandogli una portata soprannaturale unito al suo
- custodisce la grande verità delle proprietà e delle esigenze del matrimonio:

1. Vocazione altissima e dono prezioso: unico e fedele, indissolubile e fecondo.
2. Via verso la meta ultima: comunione con Dio di tutti i suoi figli, per l’eternità.».






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