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Walter Amaducci: Conferenze



I cristiani e la politica



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Walter Amaducci

I CRISTIANI E LA POLITICA

Relazione al Consiglio Pastorale Diocesano
Cesena, 14 gennaio 1990

Sommario

PREMESSA
Delimitazione del tema
Delimitazione di livello
Insegnamento sociale della Chiesa
Finalità dell'incontro

I. PRINCIPI FONDAMENTALI

1. La Chiesa ha una dottrina sociale
2. Magistero e coscienza
3. Un campo di missione esigente
4. Personalismo sociale
5. Riferimento a una scala di valori

II. ILMOMENTO ATTUALE

1. Complessità e cambiamento
2. Un'epoca alla resa dei conti
3. Nuove frontiere e sfide
Il materialismo
Il radicalismo
La manipolazione
L'accelerazione degli squilibri
La fine del comunismo
4. Lezione da raccogliere e continuare
5. L'unità politica dei cattolici

III. PROSPETTIVE PASTORALI

1. Il dopo Loreto
2. Livelli di intervento ecclesiale
3. Suggerimenti del C.P.D.

CONCLUSIONE

Bibliografia
I CRISTIANI E LA POLITICA

PREMESSA

Delimitazione del tema

Pur senza perdere di vista i riferimenti permanenti della storia bimillenaria del Cristianesimo, la presente riflessione intende situarsi in questo "oggi", nel momento attuale così ricco di fermenti sul piano culturale, economico, sociale e politico. Un oggi non isolato, conclusivo tra l'altro di un secolo di dottrina sociale della Chiesa estremamente fecondo.
Inoltre senza dimenticare che questo intero pianeta è sempre più ormai il "villaggio globale" ci riferiamo al contesto della nostra Chiesa di Cesena-Sarsina che fa parte della Chiesa italiana. Se questo sul piano teologico non aggiunge particolari connotazioni, su quello culturale, sociale e politico e su quello pastorale l'essere una delle Chiese che sono in Italia è per noi determinante.
La nostra Chiesa, dunque, inserita nel cammino della Chiesa italiana, oggi, di fronte al fatto politico: questo è il tema.

Delimitazione di livello

Potremmo soffermarci anche soltanto (ma non ci limiteremo a questo) sui principi fondamentali e permanenti del dinamico rapporto tra fede e storia, fede e cultura, Chiesa e politica, convinti che anche tra i componenti di un Consiglio Pastorale ci pu� essere chi ha bisogno di precisare una corretta impostazione antropologica ed ecclesiologica e ancor di pi� di rimotivare gli impegni che da esse scaturiscono. Basta affacciarsi sul grave problema della rottura tra Vangelo e cultura, �dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre� (E.N. 20) gi� denunciato dal Concilio: �Il distacco che si constata in molti, tra la fede che professano e la loro vita quotidiana, va annoverato tra i pi� gravi errori del nostro tempo� (G.S. 43).
Oppure potremmo scendere ad applicazioni sempre pi� concrete fino ai confini dell�impostazione della campagna elettorale in vista delle prossime elezioni amministrative; fino ai confini, perch� �E� di grande importanza, soprattutto in una societ� pluralistica, che si abbia una giusta visione dei rapporti tra la comunit� politica e la chiesa e che si faccia una chiara distinzione tra le azioni che i fedeli, individualmente o in gruppo, compiono in proprio nome, come cittadini, guidati dalla coscienza cristiana, e le azioni che essi compiono in nome della chiesa in comunione con i loro pastori� (G-S. 76).
Credo che in questo organismo ecclesiale e pastorale sia utile e sufficiente riprendere alcuni principi fondamentali indicando quali di questi sono pi� facilmente intaccati da una mentalit� abbastanza diffusa (soprattutto, ma non solo, fuori della comunit� cristiana) spesso cos� arrogante nell�insegnare al cristiano chi deve essere il cristiano e alla Chiesa cosa deve essere e fare la Chiesa.

Insegnamento sociale della Chiesa

Ugualmente urgente mi sembra la necessit� di dare un giudizio sull�attuabilit� di fatto, oggi, di quanto noi come cristiani sappiamo di avere come vocazione, come compito storico in questa societ� e in questo tempo, delineando, per quanto � possibile, il limite oltre il quale inizia un�altra competenza; competenza che � quella di un partito politico; oppure dove si gioca la responsabilit� del cittadino, singolo, o associato nelle legittime aggregazioni prepolitiche che hanno e possono avere percezioni, valutazioni e proposte legittimamente differenziate; o ancora dove inizia la competenza e il rischio di chi fa politica da laico cristiano con la necessit� di coniugare fede e morale cristiana con le scelte politiche senza avere formule precostituite, per la semplice ragione che spesso non ce ne sono affatto.
Questo livello intermedio � fondamentalmente quello dell�insegnamento sociale della Chiesa.

Finalit� dell�incontro
Il riferimento all�insegnamento sociale della Chiesa nel suo momento pastorale pu� allora chiarire anche lo scopo dell�incontro di oggi:
� mettere a fuoco ci� che in ogni comunit�, parrocchia, associazione, deve essere tenuto come riferimento chiaro e saldo, o perch� dottrina cattolica, o perch� indicazione esplicita del Magistero della Chiesa nella sua funzione pastorale;
� individuare quei problemi aperti che richiedono da noi tutti un supplemento di impegno di riflessione e di azione, perch� altri non lo faranno per noi (non basta prendere atto dei problemi limitandosi a commentarli, magari sconsolati).
Vorrei aggiungere due note che mi sembrano importanti come ottica di lettura di tutto l�argomento.
Io sono convintissimo che la politica non consiste nell�affermare o nel ribadire dei principi, ma nell�attuarli concretamente, puntualmente, nelle scelte, nelle leggi, negli interventi. Quando non si riesce a fare questo compiutamente � necessario ugualmente adoperarsi per raggiungere il massimo risultato possibile. C�� in tutti noi un grande bisogno di questa guida al discernimento in profondit� per giungere a suggerimenti molto pratici e operativi.
Sono altrettanto convinto che la questione politica non si identifica con la questione del partito, ma � pi� ampia e complessa; il riferimento e lo sbocco verso un�azione di partito sono comunque talmente decisivi da far naufragare nella astrattezza chi li sottovaluta o non ne tiene conto.

I. PRINCIPI FONDAMENTALI

1. La Chiesa ha una dottrina sociale

Direttamente radicata in una concezione teologica dell�uomo, con l�appoggio della filosofia e delle scienze umane che la completano, la dottrina sociale della Chiesa si colloca nel complesso campo della teologia morale; anzi � nata come complemento della teologia morale (virt� della giustizia) nel secolo scorso e ha poi acquisito sempre di pi� un profilo teologico ben definito. Va ricordato comunque che da sempre la Chiesa ha svolto il suo insegnamento di morale sociale (pensiamo con quanta incisivit�, nell�epoca patristica, l�uomo e la societ� sono stati illuminati e guidati sulla base degli ideali evangelici; o al grande spessore raggiunto su questi temi dalla riflessione medievale).
Dire morale sociale significa che in particolare il Magistero non ha semplicemente il diritto ma innanzi tutto il dovere di insegnare alla luce del Vangelo la verit� sull�uomo e sul suo destino, in tutti gli aspetti della sua vita (personale, sociale, politica,...), di insegnare che cosa � bene e che cosa � male, di identificare e indicare la presenza del bene e del male nelle azioni umane, di promuovere fattivamente il bene, il bene della singola persona e il bene comune. Che la Chiesa abbia un patrimonio dogmatico (verit� dottrinali) e liturgico (riti) ai non interessati o ai suoi avversari solitamente non d� tanto fastidio; ma le indicazioni morali molto spesso disturbano.
�La Chiesa non deve occuparsi di politica� a suo modo � un dogma, sostenuto ovviamente da chi ha da dire cose diverse o contrarie. Ma si tenga presente che costui sar� il primo a rimproverare la Chiesa se questa non � stata tempestiva a condannare o a sostenere un comportamento in base a un valore, nel caso specifico, condiviso da lui magari anche solo parzialmente. Questa polemica si scatena soprattutto nei confronti del Magistero: Papa, Vescovi (e preti) devono tacere; o parlare se la pensano come me!
Sul piano ecclesiologico � dunque un dovere dei Pastori insegnare ed � un diritto dei fedeli sapere se l�ideale cristiano � promosso o sacrificato in una data circostanza.
Sul piano civile ogni cittadino ha il diritto di esprimere un giudizio a partire dalle proprie idee; privare di questo diritto i pastori significa operare una discriminazione grave e perfino grottesca, se si pensa che oggi il primo arrivato, con mezzi di amplissima comunicazione, pu� sentenziare su tutto a proposito e a sproposito.
Ma tant�� ... lo slogan passa di padre in figlio con la assolutezza dei postulati o dei dogmi pi� rigidi, e il contagio non di rado entra nelle stesse comunit� cristiane.

2. Magistero e coscienza

Un altro slogan � ripetuto: �in politica ognuno deve seguire la propria coscienza�.
In questo, come in altri punti decisivi della morale, il richiamo alla coscienza ha tutte le caratteristiche del pretesto. Quello della coscienza � un nome sacrosanto, ma sovente � ridotto a paravento dell�istintiva, o superficiale, o interessata, o comunque individualistica opinione personale, fino a significare purtroppo: �io voglio pensare e fare ci� che mi pare e piace e per favore nessuno mi secchi�.
In realt� sempre il cristiano, sempre ogni uomo � tenuto a seguire la propria coscienza; ma il primo dovere per la coscienza del cristiano � proprio quello di lasciarsi illuminare sul bene e sul male dalla volont� di Dio, rivelata in Cristo e trasmessa da Lui nella Chiesa e attraverso la Chiesa. La sua coscienza ha sete della verit� di Cristo e ha bisogno della sua scuola.

3. Un campo di missione esigente

Dire politica � dire vita dell�uomo, dell�uomo concreto, storico, peccatore ma redento, che fa i conti con la sua �creaturalit�� debole ma dal destino eccelso, in tutti gli aspetti della sua esistenza: la famiglia, il lavoro, i rapporti umani, ecc.
�La politica � una cosa sporca� questo � un altro pregiudizio da sradicare. Tutto � inquinabile se � vero che ci� che contamina esce dal cuore dell�uomo.
Bisogna gridare che l�impegno nella politica � sacrosanto e doveroso se � vero che il suo oggetto � l�uomo, suo scopo la dignit� dell�uomo, i suoi ineliminabili diritti, il bene comune, la giustizia sociale, e via dicendo; il fatto che la politica abbia una dimensione etica dice sicuramente anche il pericolo che venga perseguito il contrario di tutto ci�, come in ogni altro campo della vita. Ci azzarderemo forse a dire che il matrimonio � una cosa sporca solo perch� � esposto ai rischi dell�immoralit�? O che la professione � una cosa sporca perch� minacciata da tentazioni e possibilit� di disonest�?
Quanto al potere (demonizzato spesso nella pura e semplice pronuncia del termine) cio� all�autorit�, il cristiano la concepisce come servizio al bene comune, al bene di coloro che esprimono tale autorit� in armonia col bene di tutta la famiglia umana.
�Le accuse di arrivismo, di idolatria del potere, di egoismo e di corruzione che non infrequentemente vengono rivolte agli uomini del governo, del parlamento, della classe dominante, del partito politico; come pure l�opinione non poco diffusa che la politica sia un luogo di necessario pericolo morale, non giustificano minimamente n� lo scetticismo n� l�assenteismo dei cristiani per la cosa pubblica� (CH.L. 42). Gi� il Concilio ricordava che �La chiesa stima degna di lode e di considerazione l�opera di coloro che per servire gli uomini si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilit�� (G.S. 75).

4. Personalismo sociale

Dopo aver rilevato alcune storture che entrano addirittura nella concezione ecclesiologica, possiamo ora cogliere il nucleo della dottrina sociale della Chiesa, identificando il vero e proprio scopo della politica, il suo centro, il suo aspetto primario.
La politica si pone a servizio della persona umana, di tutto l�uomo, di ogni uomo, di tutti gli uomini. Basilare � questa concezione personalistica che pone al centro l�uomo e la sua dignit� di essere intelligente e libero, soggetto di diritti e di doveri (primo fra tutti quello di vivere e promuovere la vita!) con una fondazione di valore che lo trascende, perch� nella trascendenza � la sua origine e il suo destino. Un uomo sociale, che persegue il bene comune.
La persona umana � un essere sociale per natura, non pu� bastare a se stessa per raggiungere il suo pieno sviluppo, ma ha bisogno degli altri, della societ�. (Cfr. G.S. 25-32) Diventano dunque altrettanto essenziali per la politica i principi del bene comune, della solidariet�, della partecipazione, la concezione organica della vita sociale, il principio di sussidiariet�.
Tutto ci� nella libert� e nella verit�.
Proprio in questi giorni vediamo come questi due valori spuntino nella notte di interi popoli e come il loro apparire faccia rinascere il vero gusto di una politica per l�uomo.

5. Riferimento a una scala di valori

L�aver posto chiaramente al centro questo obiettivo dell�azione politica significa allora avere una scala di valori ben precisa, coerentemente finalizzata al suo oggetto. Questi sono innanzi tutto:
- il diritto alla vita in ogni stadio dell�esistenza,
- le libert� democratiche (prima fra queste la libert� religiosa),
- i diritti della famiglia in quanto comunit� sociale di base o cellula della societ� (tra questi i diritti relativi al matrimonio e quello dell�educazione dei figli),
- la giustizia, condizione essenziale per la pace (la giustizia sociale, la giustizia nei rapporti di lavoro).
- la giustizia e la solidariet� verso gli ultimi, gli emarginati,
- il pluralismo sociale e istituzionale nel quadro del bene comune,
- tutti i diritti e i doveri fondamentali dell�uomo.

Questi valori e questi obiettivi sono il decisivo criterio di valutazione dei programmi delle parti politiche, dei partiti e degli uomini ivi impegnati; programmi che a loro volta sono metro di giudizio per la reale attivit� svolta dai politici.

Ai laici impegnati direttamente in politica si richiede:
- estrema chiarezza sui principi e sugli obiettivi sopra ricordati, in coerenza con la fede e la morale cristiana, chiarezza costantemente alimentata nel proprio cammino di fede dentro la comunit� cristiana
- competenza che nasce da preparazione professionale qualificata, aggiornata e capace di invenzione continua
- efficienza e garanzia di moralit� insieme
- spirito di servizio e decisione nel superare tentazioni quali:
il ricorso alla slealt� e alla menzogna,
lo sperpero del pubblico denaro per il tornaconto di alcuni pochi e con intenti clientelari,
l�uso di mezzi equivoci o illeciti per conquistare, mantenere e aumentare ad ogni costo il potere.

A tutti i cristiani si richiede:
stima e considerazione per chi si dedica al bene della cosa pubblica,
evitare la delega in bianco che � comodissima ma lascia soli i politici e talora con tristi conseguenze,
assicurare presenza reagendo all�assenteismo nel proprio mondo privato,
animare maggiormente quei settori prepolitici nei quali si preparano mentalit� e competenze e si educa alla partecipazione.
(Cfr. �La Chiesa italiana e le prospettive del paese� 33-35; �Christifideles laici� 42 )

II. ILMOMENTO ATTUALE

1. Complessit� e cambiamento

Complessit� e cambiamento sono due categorie che interpretano e sintetizzano in maniera efficace le caratteristiche della civilt� attuale. Un�osservazione della �Sollicitudo rei socialis� mi pare particolarmente lucida a questo proposito: �Il tempo - lo sappiamo bene - scorre sempre secondo il medesimo ritmo; oggi, tuttavia, si ha l�impressione che sia sottoposto a un moto di continua accelerazione, in ragione soprattutto della moltiplicazione e complessit� dei fenomeni in mezzo ai quali viviamo� (S.R.S. 4)
Quante volte in queste settimane ci siamo ritrovati a dire e a ripetere che tre mesi fa, un anno o due fa, non immaginavamo ci� che sta accadendo sulla scena mondiale e che non cessa di sorprendere; sviluppi creduti o sperati, ma non attesi o non cos� ravvicinati; tante ripercussioni gi� rintracciabili, altre ancora imprevedibili (come quelle che seguiranno lo sgretolamento del comunismo).


2. Un�epoca alla resa dei conti

Se in ogni momento si possono fare dei conti e dei consuntivi, credo che il momento che stiamo attraversando segni per grossi fenomeni politici e culturali la resa dei conti.
Cento anni di dottrina sociale della Chiesa raccolgono sul terreno della storia la conferma della verit� seminata e il rammarico per una sua conoscenza e utilizzazione che poteva e doveva essere pi� ampia.
Settanta anni di esperienza di impegno sociale e politico dei cattolici (nel 1919 nasceva il Partito Popolare ad opera di don L. Sturzo) che di quella dottrina hanno fatto tesoro in una responsabile e spesso non facile traduzione (penso a De Gasperi e alla rigorosa laicit� - nel suo significato pi� corretto - che egli ha voluto salvaguardare per la Democrazia Cristiana) sono oggi oggetto di bilancio. Il bilancio � positivo per ci� che tale impegno ha salvato; � fonte di rammarico per le lotte senza successo, un rammarico in parte mitigato dalla consapevolezza che un regime democratico comporta questo (vedi la vicenda dell�aborto che non � vicenda del passato ma del presente e del prossimo futuro). Questo settantennio domanda un rilancio bisognoso di stimoli per ricuperare ritardi e affrontare appuntamenti di grande portata storica gi� scattati e presenti.

Nuove frontiere e sfide

Quali sono queste nuove frontiere, queste battaglie aperte? Quali nuove sfide non consentono di abbassare la guardia? Queste domande non intendono limitare i cattolici democratici al ruolo di gendarmi e ultima barriera per le grosse emergenze politiche, ma rammentare che neppure queste sono venute meno.

A. Il materialismo.
Sotto vesti svariate e periodicamente sostituite torna o continua soffocante la visione angusta del materialismo con la chiusura al trascendente e dunque con la disperante assenza di saldi fondamenti antropologici. E� terribile questa debolezza quando si tratta di motivare difficili scelte a favore dell�uomo.
Impera il primato dell�avere, con una concezione esclusivamente economica dello sviluppo e con i portoni spalancati verso la tecnocrazia.
Spesso antiche e nuove forme di anticlericalismo trovano in questo orizzonte la loro motivazione.
I forti chiaroscuri presenti in alcune celebri espressioni dell�arcivescovo di Bologna card. Biffi (sazi e disperati, raffinati e squallidi) provocano a scuotersi da ogni fiacca assuefazione.

B. Il radicalismo

Si propaga il radicalismo come nuova falsa religione dell�uomo e della storia. Forma estrema, non solo in termini cronologici ma logici, del liberalismo, la cultura radicale toglie ogni possibile freno all�individualismo e all�istintivit�. Anche le isolate e contraddittorie forme di solidariet� sono figlie dell�emotivit� e di un egoismo di cui fanno le spese quelli che non interessano e spesso, tra questi, i pi� deboli e indifesi.
Lo stesso preoccupante incremento del corporativismo attinge essenzialmente a questa ideologia.
Si � gi� affermata ben oltre le richieste radicali questa anima sovrapartitica e sovranazionale. (Cfr. le conseguenze di questo in un certo modo di affrontare la questione della donna o il problema della droga).

C. La manipolazione

La scienza e la tecnica sono affannosamente rincorse dall�etica e dalla legislazione, mentre la mentalit� di tanti � gi� capitolata di fronte all�equazione: possibile = giustificabile. �Ma ci� che � tecnicamente possibile non � per ci� stesso moralmente ammissibile� (Congregazione per la dottrina della fede); pensiamo in particolare alle sfide della questione bio-genetica e di quella ecologica.
Su un altro versante, l�informazione, la potenza dei mass media e soprattutto la loro concentrazione sono gi� state autorevolmente segnalate come l�arma efficacissima dei nuovi possibili tiranni.

D. L�accelerazione degli squilibri

L�accelerazione degli squilibri tra supersviluppo e sottosviluppo ha introdotto la denominazione di �quarto mondo� ad indicare che accanto al gravissimo baratro tra nord e sud si allarga il fossato tra fasce di ricchezza e fasce di miseria all�interno dello stesso paese e della stessa citt�.
Ricordiamo gli emarginati, gli immigrati terzomondiali, gli sconfitti della droga.

E. La fine del comunismo

Merita un�attenzione particolare la sorte segnata del comunismo. Dopo settant�anni anche il comunismo � alla resa dei conti. Che cosa sostituir� in tante persone quelle idealit� o quelle illusioni cadute? Credo sia troppo poco aspettare e augurarsi evoluzioni positive, cio� osservare sperando!
�Occorre raccogliere le pietre dei muri abbattuti e costruire insieme la casa comune� ha detto il Papa riferendosi all�Europa. Penso che lo stesso debba dirsi per il nostro paese, ravvivando in particolare quel tessuto della Costituzione (che in parte rischia di invecchiare prima di essere realizzata) che fu un grande avvenimento di costruzione corale.

4. Lezione da raccogliere e continuare
C�� una grande lezione da raccogliere nell�impegno di chi ci ha preceduto. Innanzi tutto il profondo radicamento alla propria sorgente ideale, con un vitale inserimento nella comunit� cristiana, la vicinanza ai pastori, un nutrimento specifico di dottrina sociale. Questa � la reale garanzia per l�uomo, perch� chi perde la Chiesa, in rigorosa coerenza perde Cristo, Dio, l�uomo. Se questo spesso non accade, per fortuna, ci� � dovuto ad un istinto o ad un�intuizione di verit� a dispetto della scarsa fondazione filosofica dei propri modelli. A questo proposito mi pare importante la capacit� di essere propositivi (l�annuncio � sempre pi� importante della denuncia) e in maniera laica, sapendo cio� aggregare a met� percorso o lungo tratti di percorso chi � disposto a sostenere un obiettivo vero e giusto, senza smettere di contrastare e opporsi a tutte le forme di progetti che vanno contro l�uomo e il bene comune, quali che siano le belle assicurazioni di facciata, talora consapevolmente ipocrite.

5. L�unit� politica dei cattolici
Va fatto tesoro di quella che � stata fino ad oggi una volont� di presenza unitaria dei cattolici in politica.
E� in primo luogo l�effettiva garanzia dei valori fondamentali che storicamente pu� richiedere l�unit� dell�azione dei cristiani; nel caso in cui si rivelasse pi� opportuno un pluralismo di presenze questo non dovrebbe tradursi in una dispersione di energie e non deve determinare lacerazioni nella comunit� cristiana (Cfr. �La Chiesa italiana e le prospettive del paese� 37).
I Vescovi dell�Emilia Romagna nella nota pastorale �Una Chiesa che guarda al futuro� (n. 16) ribadiscono non solo le affermazioni di principio, ma l�attualit� storica di tale opportunit�: �Occorre inoltre essere consapevoli della reale situazione italiana e delle chiusure che purtroppo esistono in molte forze politiche, sociali e culturali nei confronti di essenziali valori cristiani e umani; chiusure che, attenuate nei momenti elettorali, puntualmente di solito si manifestano in tutta la loro intransigenza quando arrivano le ore delle scelte legislative. Perdurando questo stato di cose, la fedelt� alla tradizione unitaria dell�impegno dei cattolici italiani e ai contenuti che essa ha maturato appare anche oggi profondamente motivata�.
Premesso che non � possibile isolare un valore privandolo del nesso con altri valori essenziali in una coerente e organica visione dell�uomo e della societ�, si dovr� concludere che sulla scena politica, purtroppo, esaminando puntualmente le posizioni alla luce della scala di valori fondamentali sopra ricordati, oggi non c�� grande possibilit� di scelta.
Inoltre anche quelle che ho chiamato nuove frontiere o nuove sfide non sono marginali, ma sostanziali.

III. PROSPETTIVE PASTORALI

1. Il dopo Loreto
Il Convegno ecclesiale di Loreto (9-13 aprile 1985) ha segnato un punto di arrivo quanto alla consapevolezza maturata da parte dei cristiani della necessit� di impegno sociale e politico per non cadere in un vero peccato di omissione.
La forte esortazione del Papa, che � stata raccolta, non si limitava a indicare azioni di contenimento, ma prospettava un �operare con umile coraggio e piena fiducia nel Signore affinch� la fede abbia o recuperi un ruolo-guida e un�efficacia trainante nel cammino verso il futuro�.
Anche il Papa richiam� a quella unit� fondamentale che � prima di ogni pluralismo proprio a proposito dell�incidenza dell�impegno dei cristiani nella costruzione di una societ� a misura d�uomo e secondo il piano di Dio.
Ma l�importanza di Loreto, per il tema che affrontiamo, � stata quella di mettere in moto una ripresa effettiva di interesse e di impegno verso il sociale e il politico. Le nostre comunit� stanno accogliendo in una serie di iniziative questa sollecitazione che anche nel �Progetto pastorale per gli anni 86-90� della diocesi ha un posto di grande rilievo.

2. Livelli di intervento ecclesiale

Tutto ci� � nato e prosegue ancora con alcune lacune e ritardi e talvolta con una certa improvvisazione.
Lo stesso contenuto proposto come �dottrina sociale� pare talora rifarsi e sostare molto pi� a monte sul piano teologico ed ecclesiologico.
La stessa necessit� di parlare il medesimo linguaggio (non � questione di semplice lessico) su questo campo che, ripeto, � di teologia morale, non trova sempre convinta applicazione; mentre invece credo che la nostra Chiesa su questo debba insistere e verso questo camminare.
Infine l�aiuto specifico volto a coltivare vocazioni laicali all�impegno sociale e politico in senso proprio mi pare ancora scarso; manca forse un anello tra formazione ecclesiale e quella che diventa propria di un partito.
I livelli di intervento ecclesiale che oggi i Vescovi ci indicano sono:
- innanzi tutto quello della formazione ordinaria che avviene nella catechesi dei giovani e degli adulti, e nella stessa omelia. Questo significa uscire dall�atemporalit� e accettare la fatica della applicazione continua (e non soltanto esemplificativa) che si preoccupa di osservare a trecentosessanta gradi quanto accade;
- una catechesi particolare sulla dottrina sociale, come sta avvenendo attraverso l�organizzazione di corsi, ma con momenti di pi� ampio coinvolgimento, perch� alla dottrina sociale non � sufficiente che sia rivolta l�attenzione dei soli interessati;
- incontri e dibattiti per l�illustrazione dei documenti (del Papa e dei Vescovi) in occasione della loro pubblicazione.
Iniziative specifiche - le vere e proprie scuole - che prevedono metodo, strumenti e destinatari in qualche modo anche orientati ad un vero servizio nella politica, ad un impegno in questa forma esigente di carit�, dovrebbero essere il momento terminale del percorso ecclesiale.

3. Suggerimenti del C.P.D.

Come ho ricordato esistono gi� numerose iniziative nella nostra Chiesa. Mi pare importante comunicare le esperienze in atto e raccogliere suggerimenti e disponibilit� per ci� che rimane da fare.
Il Consiglio Pastorale Diocesano, oggi, � chiamato a dare il suo contributo; lo stesso � domandato al Consiglio Diocesano dei Laici.
Tutte le nostre comunit�, i movimenti e le associazioni, tutti i cristiani della diocesi di Cesena-Sarsina devono poter contare su indicazioni essenziali di dottrina sociale e su ambiti precisi nei quali maturare ulteriori approfondimenti ed eventuali specifici impegni.

CONCLUSIONE

L�ultimo documento post-sinodale, la �Christifideles laici� invita con un fervido appello i laici �a prendere parte viva, consapevole e responsabile della missione della Chiesa in questa ora magnifica e drammatica della storia, nell�imminenza del terzo millennio� (n. 3)
Queste espressioni interpretano e rispecchiano con formidabile visione sintetica il mondo attorno a noi con tutto ci� che vi accade, e il mondo interiore dei nostri sentimenti sospesi tra entusiasmo e timore, ma saldamente guidati dalla virt� teologale della speranza cristiana.


DOCUMENTI FONDAMENTALI DI DOTTRINA SOCIALE e TESTI CITATI

Rerum Novarum (1891) di Leone XIII
Quadragesimo anno (1931) di Pio XI
Radiomessaggi di Pio XII
Mater et Magistra (1961) di Giovanni XXIII
Pacem in terris (1963) di Giovanni XXIII
Gaudium et spes (1965) del Concilio Vaticano II
Populorum progressio (1967) di Paolo VI
Octogesima adveniens (1971) di Paolo VI
Laborem exercens (1981) di Giovanni Paolo II
Sollicitudo rei socialis (1987) di Giovanni Paolo II
La Chiesa italiana e le prospettive del paese (1981) C.E.I.
Una Chiesa che guarda al futuro (1986) Vescovi dell� Em.Rom.
La Chiesa in Italia dopo Loreto (1985) C.E.I.
Christifideles laici (1988) di Giovanni Paolo II
La dottrina sociale della chiesa nella formazione sacerdotale (1988) Congregazione per l�educazione cattolica
La formazione all�impegno sociale e politico (1989) C.E.I.





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