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Walter Amaducci: Conferenze



Trinità e persona come relazione



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WALTER AMADUCCI

LA DOTTRINA TRINITARIA


FONDAMENTO BIBLICO-TEOLOGICO DELLA PERSONA COME RELAZIONE

Cesena
14 novembre 1994





1. La dottrina Trinitaria


L'episodio del fanciullo che sulla spiaggia ha scavato una buca e corre avanti e indietro portando acqua dal mare nell'intento di versare l'intero mare dentro quella buca � familiare a molti di noi, se non a tutti; ed � illustrato spesso nelle edizioni del "De Trinitate" di S.Agostino.
Alla fine della sua monumentale opera, il Vescovo di Ippona � perfettamente convinto che tutte le sue speculazioni non hanno sondato che in parte il 'Mistero' : "Se lo capisci non � Dio", dice Agostino.
E quando si tratta di applicare il termine "persona" a Padre, Figlio e Spirito Santo (probabilmente per trovare il modo di non cadere nell'eresia - nel modalismo, nel monarchianismo, nel subordinazionismo o nel triteismo) egli dice che il nostro linguaggio � incapace di esprimere il mistero: la formula tre persone pi� che per affermare qualcosa di ben definito pare adottata per non tacere del tutto ("non ut illud diceretur, sed ne taceretur" De Trinitate 5,9,12).
Anche oggi un teologo come Ratzinger pu� ribadire che "qui stiamo sfiorando un settore in cui la teologia cristiana deve mostrarsi consapevole dei suoi limiti,... ogni falso conato diretto di volerne sapere troppo finisce necessariamente per diventare una minacciosa follia..e... l'umile ammissione della propria ignoranza pu� essere vera sapienza". Si procede per allusioni, i concetti sono poveri accenni: tutto ci� potrebbe essere colto facilmente analizzando la storia delle formule ecclesiali (ogni concetto della dottrina trinitaria � stato almeno una volta condannato !)
La Sacra Scrittura da parte sua ci fa capire che Dio non solo � mistero per l'uomo dentro l'esperienza della conoscenza storica, ma continuer� ad esserlo anche dopo la morte, nella stessa visione beatifica : solo lo stesso Spirito di Dio pu� penetrare le profondit� divine. Solo Dio � in grado di capire Dio.
Se qualcosa potr� cambiare, in verit�, ci� � legato al fatto che ora noi possiamo parlare di Dio solo in termini analogici; allora "quando egli si sar� manifestato , noi saremo simili a lui, perch� lo vedremo cos� come egli �" scrive Giovanni nella sua prima lettera (3,2) . "Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia" dice a sua volta Paolo in 1 Cor 13,12.
L'umilt� disarmante di S. Agostino ha un suo fascino seducente allorch� ci si appresta a parlare della Trinit� o a partire da essa per considerazioni di carattere sistematico o speculativo, specialmente nel campo del pensiero filosofico.
Nella Sacra Scrittura la parola Trinit� non compare. Il termine Persona pone gi� molti problemi quando � applicato all'uomo (figuriamoci dunque quando viene attribuito a Dio). Ma � proprio la Scrittura a legittimare l'affermazione secondo cui il Dio Unico rivelato da Ges� Cristo � una Trinit�, e cio� la Comunione di tre Persone uguali e distinte: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
In riferimento alla Trinit�, il termine Persona vuole esprimere l'idea del dialogo e della relazione : le tre persone esistono nell'unica divinit� come pure relazioni, sono relazioni e nient'altro che relazioni. L'essere-in-riferimento , la relazione non � qualcosa che si aggiunge alla persona, ma � la stessa persona divina : essa � pura relazionalit�, essere-rivolto-all'altro.
Persona sia in greco (προσωπον - prosopon : 'sguardo verso') che in latino (persona : 'suonare attraverso') esprimono una correlazione: il concetto in s� include il superamento del singolare.
I tentativi di definire la persona sono stati vari:
Boezio : sostanza individuata di natura razionale.
Riccardo di San Vittore: esistenza incomunicabile di natura spirituale.
San Tommaso: realt� distinta sussistente in una natura intellettuale.
Nei tempi moderni: realt� dialogale, un io aperto a un tu e un tu in relazione a un io.
Rosenzweig, Ebner, Buber : persona come relazione dialogale.
Quando si parla di Dio come persona ci si pone evidentemente sul piano del 'linguaggio analogico'. Tutta la Teologia � oggi consapevole di adottare un linguaggio analogico, che apre una via media tra due estremi:
- il linguaggio negativo ( apofatico) secondo il quale nessun nome attribuito a Dio pu� significarlo in maniera propria. Si possono solo usare metafore, immagini che non offrono su Dio un sapere vero e proprio, per quanto limitato. Dio � al di l� di tutto, non si pu� mescolare a niente di umano.
- il linguaggio univoco : in questo caso, una volta evitato il banale antropomorfismo, si afferma che le parole possono esprimere Dio come esprimono l'uomo e la sua storia. La teologia affermativa (catafatica ) costruisce un discorso positivo su Dio attribuendogli al sommo grado tutte le perfezioni appartenenti al mondo creato. Dio � talmente con noi da non poterlo addirittura concepire ed esprimere se non in questa comunicazione con l'uomo.
- l'analogia, via media, intende salvare la prossimit� e la distanza tra creatore e creatura, (secondo il segno del 'paradosso' che ritorna continuamente nella fede cattolica a proposito di coppie di affermazioni che paiono inconciliabili tra loro e che spingono all'aut aut : Dio Uno e Trino - Cristo vero Dio e vero uomo - libert� e grazia ecc ). Secondo l'analogia certi termini, in determinate condizioni, possono esprimere effettivamente, anche se in maniera molto lontana, la realt� di Dio.
E' quello che fa la Scrittura quando ci presenta Dio come persona, come io personale. Dio si autopresenta come un io in centinaia di passi fin dall'A.T. e con Ges� conosciamo un Io divino che sussiste in tre modi di essere distinti.
E' Ges� che rivela Dio come Trinit�, e solo Lui poteva farlo. "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito che � nel seno del Padre, lui lo ha rivelato" (Prologo del Vangelo di Giovanni 1,18). "Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Mt 11,27).
Ges� � il culmine della Rivelazione iniziata con la chiamata di Abramo: e il Dio di Abramo non solo potr� essere chiamato per nome dopo che ha rivelato a Mos� "Io sono Chi sono" (JHWH), ma d'ora in poi sar� conosciuto nel mistero della sua vita intima che � comunione di Persone. Comunione di persone, perch� "Dio � amore" (1Gv 4,8).
"Per cogliere la ricchezza e la novit� della rivelazione che Ges� ha fatto su Dio, non basta dire che Ges� ci ha rivelato un Dio personale. Dio non � cos�. In realt� il volto personale di Dio si svela a noi come quello di una vita personale, che non � personale che per essere comunicata, ove il mistero della comunicazione, del dono di amore, � l'espressione stessa della realt� della vita delle persone". che � come dire :
Padre, Figlio e Spirito Santo sono tanto pi� Persone quanto pi� sono in comunione, senza alcun bisogno di trovare un eventuale equilibrio tra le due cose. La persona � tanto pi� persona quanto pi� � in comunione e la comunione � tanto pi� autentica e profonda quanto pi� le persone sono distinte.
Dio � dunque un "noi". I Padri lo sottolineavano gi� nell'espressione che compare nella prima pagina della Bibbia : "Facciamo l'uomo" (Gen 1,26), e un pittore come Rublev poteva rappresentare la Trinit� dipingendo l'icona dei tre Angeli che avevano fatto visita ad Abramo nell'imminenza della distruzione di Sodoma e Gomorra e che Abramo chiamava soprendentemente "Mio Signore" (Gen 18,1-33).
Il Dio cristiano non � un solitario "autopensiero di pensiero, non � un Io assoluto e impartecipe chiuso in se stesso, ma � unit� nella relazione trinitaria dell'io-tu-noi cos� che l'essere-noi quale divina struttura dell'essere, anticipa ogni noi nel mondo, e una somiglianza con Dio si trova in linea di principio sempre riferita a questo divino 'noi' "

2. Creati a immagine e somiglianza

"Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza " (Gen 1,26)
"Dio cre� l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo cre�;
maschio e femmina li cre�". (Gen 1,27)

"Quando Dio cre� l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li cre�, li benedisse e li chiam� uomo" (Gen 5,2)

Accettiamo queste celebri affermazioni bibliche nella fede. In una prospettiva atea ovviamente dovremmo dire esattamente il contrario, come effettivamente � stato detto, da Senofane (il suo era un panteismo naturalistico) a Feuerbach fino ai maestri del sospetto Marx, Freud e Nietzsche. Il contrario �: l'uomo cre� Dio a sua immagine e somiglianza. In ogni epoca, in ogni cultura, in ogni religione gli uomini si inventerebbero un dio o delle divinit� simili a loro, proiettando in un mondo che non esiste se non nella loro fantasia un bisogno istintivo di superare il limite continuamente imposto dall'esperienza, a cominciare da quello della morte. Gli uomini non rassegnandosi alla loro finitezza avrebbero escogitato questo modo di aggirarla, un modo perfino efficace sul piano psicologico, ma in realt� inconsistente.

1. La partecipazione di Dio alla creazione dell'uomo appare subito di particolare intimit� e intensit�. Dopo la presentazione della decisione divina (Facciamo...) nel v. 27 ritorna per tre volte il verbo bara' che indica l'agire caratteristico ed esclusivo di Dio: diventa chiaro che qui tutto l'agire di Dio narrato fin dal primo versetto era proteso a raggiungere questo vertice, questo fine.
'Adam non ha plurale perch� � gi� un nome collettivo: significa umanit�, uomini, come in maniera evidentissima si legge in Gen 5,2.


2. In che cosa consiste l'immagine-somiglianza tra Dio creatore e uomo creatura?
Immagine (selem) indica la riproduzione, la copia concreta, il ritratto, in certi casi l'dolo. Dei due termini � il pi� importante e sar� ripreso nel v 27.
Somiglianza (demut) denota qualcosa di astratto: apparenza, somiglianza, corrispondenza, che tuttavia unito a 'immagine' rafforza il significato di qualcosa che riproduce fedelmente.
Dobbiamo a questo punto essere cauti ad inserire nell'interpretazione un'antropologia estranea all'A.T. limitando la somiglianza con Dio alla spiritualit� dell'uomo, alla sua dignit�, alla personalit�, alla ragione, alla volont� e dunque alla libert� e alla capacit� morale di decidere.
E' difficile separare per un semita corporeo e spirituale: l'intero uomo � fatto ad immagine di Dio. Quando in Gen 5,3 si racconta della nascita di Set, il terzo dei figli e figlie di Adamo, si user� la medesima espressione : "Adamo aveva centotrenta anni quando gener� a sua immagine, a sua somiglianza, un figlio e lo chiam� Set".
E' da notare inoltre che la riflessione non si sofferma molto sulla natura di questa somiglianza, indicandola invece decisamente secondo i termini della funzionalit�: a che scopo, perch� Dio crea questo uomo? Il racconto si concentra sul compito assegnato che � quello del 'dominio sul mondo' : la conseguenza certa per l'uomo dell'essere immagine di Dio consiste nell'esercizio del dominio, della sovranit� sul mondo, in particolare su quello animale. Una sovranit� che non potr� essere assoluta. L'uomo � come il luogotenente, il mandatario di Dio unico Re e Signore di tutto il creato. Tutte le creature non-umane oltre che dipendere da Dio per provenienza acquistano grazie o a causa dell'uomo un orientamento a Lui, come una nuova dipendenza. Questa funzionalit� tuttavia contiene esplicitamente un requisito che � ben pi� di un presupposto : la relazione.
Dio ha creato l'uomo capace di stare in rapporto con lui, cosicch� l'uomo pu� parlare a Dio, pu� udire la sua voce. K. Barth individua proprio in questo il cuore della 'somiglianza', e C. Westermann conclude che Dio ha creato l'uomo a sua immagine affinch� la corrente della vita scorresse ora nell'incontro Dio-uomo, negli avvenimenti che si verificano tra Dio e l'uomo, attraverso i quali, senza che noi per il momento lo possiamo riconoscere, Dio conduce alla meta l'intera creazione.
La relazione tra Dio e l'uomo sar� indicata con una parola che percorre come un filo rosso tutta la Rivelazione, una parola che � densa di evocazioni ma soprattutto teologicamente fondante per la nostra stessa esistenza : alleanza.


3. Maschio e femmina li cre�. L'uomo non � creato solo, come individuo isolato. Non � il maschio soltanto a chiamarsi uomo: la totalit� del concetto di uomo sta nel maschio e nella femmina insieme: " Maschio e femmina li cre�, li benedisse e li chiam� uomo quando furono creati " (Gen 5,2).
Se anche questo non � detto all'inizio, come nel secondo racconto di Genesi in cui per primo viene modellato il maschio ed � lui a dare il nome agli animali, quando in un secondo tempo, al cospetto della donna egli esclama estasiato "Questa volta essa � carne della mia carne e osso delle mie ossa" (Gen 2,23), la tesi rimane la medesima : la vocazione umana nel creato � rivolta all'uomo intero, cio� maschio e femmina.
Quanto poi alla sottomissione della donna occorre leggere gi� l'Antico Testamento nella sua chiave di interpretazione iniziale che colloca questo dato storico-sociale in un contesto di disordine, cio� tra le prime conseguenze del peccato originale.
Da notare che la capacit� di procreare viene accuratamente distinta dalla somiglianza con Dio; per essa viene introdotta una speciale formula di benedizione. A differenza di varie mitologie pagane nelle quali l'uomo tramite appositi riti aveva accesso e partecipava al mondo misterioso e divino della fecondit� e della procreazione, nel racconto biblico il potere di generare non � inteso come manifestazione della somiglianza con Dio.

4. Precisati i punti precedenti ora dobbiamo riaffermare un principio ermeneutico fondamentale. La Bibbia va letta alla luce della sua totalit�. La Rivelazione � un evento umano - divino, come lo � la parola del Profeta, come lo � lo scritto dell'Agiografo che confluir� nel testo Sacro, nella Bibbia. L'autore umano pu� non essere consapevole o non cogliere fino in fondo quello che l'Autore divino, lo Spirito Santo, ha invece chiaro e che diventer� chiaro a tutti quando sar� pronunciata l'ultima parola, quella conclusiva del discorso: Ges� Cristo.
Pertanto non solo � possibile, ma necessario introdurre alcune interpretazioni che se appaiono dettate dal 'senno di poi' lo sono esclusivamente per chi ha dovuto attendere il poi - cio� il compimento - per afferrare fino in fondo il piano misterioso di Dio.

5. Perch� Dio ha creato l'uomo? Lo ha fatto a sua immagine e somiglianza : � possibile scoprirne il motivo ultimo? "L'uomo � la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa" (G.S.24). "Soltanto l'uomo � chiamato a condividere, nella conoscenza e nell'amore, la vita di Dio" (CCC 356).
Vediamo che Dio ha voluto elevare l'uomo solo fra tutte le creature terrene ad una corrispondenza con s�. Con questo uomo egli vuole parlare ed essere in comunione . Addirittura - afferma Ratzinger - " Dio ha creato il mondo per iniziare una storia di amore con l'uomo. Egli lo ha creato perch� sulla terra ci fosse l'amore.
Dio ha creato il mondo per poter diventare uomo ed effondere il suo amore, per poi riversarlo anche su di noi ed invitarci a corrispondere a tale amore."
Qui si apre il grande e complesso capitolo della dottrina paolina sull'uomo creato "in Cristo Ges�" e, dunque, su Ges� come archetipo dell'uomo, modello dello stesso Adam.

6. Se Dio � una Trinit�, una comunione di persone, allora per un fatto intrinseco l'uomo creato ad immagine di Dio non pu� che avere in s� come 'codice genetico' la dimensione della relazione, la vocazione alla comunione.
"Essendo ad immagine di Dio, l'individuo umano ha la dignit� di persona; non � soltanto qualche cosa, ma qualcuno. E' capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone; � chiamato, per grazia, ad una alleanza con il suo Creatore, a dargli una risposta di fede e di amore che nessun altro pu� dare in sua sostituzione" (CCC 357).
La dignit� della persona umana si radica allora nella creazione ad immagine e somiglianza di Dio e ha il suo compimento nella vocazione alla beatitudine divina. "Cristo ..., proprio rivelando il mistero del Padre e del suo Amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione". In Cristo non solo l'uomo � stato creato, ma in Lui, Redentore e Salvatore, l'immagine divina deformata nell'uomo dal primo peccato, � stata restaurata nella sua bellezza originale e nobilitata dalla grazia di Dio.
"L'immagine divina � presente in ogni uomo. Risplende nella comunione delle persone, a somiglianza dell'unione delle persone divine tra loro" (CCC 1702).
Abbiamo affermato dunque che la relazione � costitutiva della persona umana in forza del disegno e della volont� creatrice di Dio, ma possiamo subito aggiungere che prima ancora di riceverne la rivelazione dall'alto, l'uomo sperimenta in s� questa tensione e questa esigenza come tipicamente umana: siamo di fronte, ancora una volta al "senso religioso" che spinge l'uomo a cercare Dio come a tentoni e rispondendo alla domanda 'Chi � Dio ?' trova la risposta anche alla domanda 'Chi sono io?'

3. La natura dell'uomo

Scrive M.Magrassi nel suo libro Afferrati da Cristo' : * Quando l'uomo si chiude in se stesso, intristisce. Quando invece diventa capace di rapporto, di comunione, allora si apre e fiorisce, come certi fiori che si schiudono quando sorge il sole. Il filosofo Gabriel Marcel ha affermato: " Non c'� che una sofferenza, quella di essere soli" , l'esatto contrario di quello che dice Sartre: "L'inferno sono gli altri." L'inferno invece � vivere sganciato dagli altri. In questo isolamento tutto � perduto, mentre nella comunione tutto fiorisce. Questo non solo a livello di fede, ma a livello di esistenza umana. Marcel distingue tra esistere e essere.
- Exister equivale a esserci: � l'esistenza banale, il lasciarsi vivere.
- Etre invece � l'esistenza autentica, il vivere in pienezza, la gioia di vivere.
Ora all'essere si accede insieme agli altri. Si arriva all'essere solo attraverso l'essere-con. L'appello all'essere � l'appello alla comunione, mentre chiudersi � intristire. Marcel afferma ancora: " La comunione � il mistero centrale e indivisibile del destino umano" e aggiunge che questa comunione, per essere vera, dipende interamente dall'unione col Tu assoluto, quello del Padre. De Lubac : l'uomo che aspira a raggiungere la pienezza umana non la pu� raggiungere senza il rapporto con Dio. L'uomo pu� vivere solo se conserva la relazione con Dio che lo ha creato e gli ha comunicato la sua stessa vita e se � fedele ai suoi comandamenti (Gen 2,16). E soltanto il rapporto col Tu assoluto rende autentico il rapporto con il tu umano. Per questo l'ateismo costituisce un colpo mortale per la fraternit� umana.
Se non c'� un Padre non ci possono essere fratelli.
Questo vuol dire che la relazione con Dio � essenziale all'uomo ed � quella dimensione totalizzante a partire dalla quale si articolano tutte le altre (l'Umanesimo dell'Incarnazione, secondo Maritain, � l' umanesimo integrale).
A proposito di questo rapporto di apertura all'altro nella comunione, sempre Marcel osserva: "Non c'� amore per l'altro senza speranza...: amare un essere � attendere da lui qualcosa di indefinibile, di imprevedibile. E' nello stesso tempo dargli il mezzo di rispondere a questa attesa. Per quanto sembri paradossale, attendere � donare. E non � meno vero il rovescio: non attendere pi� � colpire di sterilit� l'essere da cui non ci si attende nulla". Quando dico a uno : " Ormai tra me e te � finita, da te non ho pi� nulla da aspettarmi di buono", in quel momento tutto quello che in lui potrebbe fiorire intristisce.
Il perdono accende la speranza, � esso stesso incoraggiamento al pentimento e alla fiducia.
Possiamo allora comprendere che qui � in gioco la natura dell'uomo, il suo identikit pi� profondo, che spalanca la strada al comportamento lungo una direttrice ormai inequivocabile:
"Il Signore Ges�, quando prega il Padre perch� "tutti siano una cosa sola, come io e tu siamo una cosa sola" (Gv 17,21-22) aprendoci prospettive inaccessibili alla ragione umana, ci ha suggerito una certa similitudine tra l'unione delle persone divine e l'unione dei figli di Dio nella verit� e nell'amore. Questa similitudine manifesta che l'uomo, il quale in terra � la sola creatura Che Iddio abbaia voluto per se stessa, non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di s�" (G.S. 24).
Il dono sincero di s� � la carit� e pu� avvenire solo dentro un orizzonte di libert�. Il dono di s� accolto e ricambiato si chiama Comunione ed � lo scopo di tutta l'esistenza. Noi esistiamo per questo. La Chiesa esiste per questo, per essere il sacramento dell'umanit� rinnovata e riportata al disegno originario di Dio. Chiesa "sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unit� di tutto il genere umano". La perfezione di questa comunione si chiama santit� : il santo � l'uomo perfettamente riuscito.

4. Persona e societ�

"Tutti gli uomini sono chiamati al medesimo fine, Dio stesso. Esiste una certa somiglianza tra l'unione delle Persone divine e la fraternit� che gli uomini devono instaurare tra loro, nella verit� e nella carit�. L'amore del prossimo � inseparabile dall'amore per Dio " (CCC 1878).
"La persona umana ha bisogno della vita sociale. Questa non � per l'uomo qualcosa di aggiunto, ma un'esigenza della sua natura. Attraverso il rapporto con gli altri, la reciprocit� dei servizi e il dialogo con i fratelli, l'uomo sviluppa le proprie virtualit�, e cos� risponde alla propria vocazione" (CCC 1879).
"Ogni comunit� si definisce in base al proprio fine e conseguentemente obbedisce a regole specifiche; per� "principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali � e deve essere la persona umana" (CCC 1881).
Tra i pericoli della socializzazione ci pu� essere quello di un intervento troppo spinto dello Stato, che minacci la libert� e l'iniziativa personale. La dottrina della Chiesa ha elaborato il principio di sussidiariet� secondo cui " una societ� di ordine superiore non deve interferire nella vita interna di una societ� di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessit� e aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali, in vista del bene comune".
Ogni comunit� umana ha bisogno di un'autorit� che la regga. Essa ha il proprio fondamento nella natura umana e suo compito � quello di assicurare, per quanto possibile, il bene comune della societ�.
In conformit� alla natura sociale dell'uomo, il bene di ciascuno � necessariamente in rapporto con il bene comune. Questo non pu� essere definito che in rapporto alla persona umana: "Non vivete isolati, ripiegandovi su voi stessi, come se gi� foste confermati nella giustizia; invece riunitevi insieme, per ricercare ci� che giova al bene di tutti".
Il bene comune secondo G.S. 26 � "l'insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione pi� pienamente e pi� speditamente" e comporta tre elementi essenziali che sono 1. il rispetto della persona umana in quanto tale (diritti fondamentali e inalienabili della persona umana, a cominciare dalle libert� naturali)
2. il benessere sociale e lo sviluppo del gruppo stesso (lo sviluppo � la sintesi di tutti i doveri sociali)
3. la pace, cio� la stabilit� e la sicurezza di un ordine giusto.
"Se ogni comunit� umana possiede un bene comune che le consenta di riconoscersi come tale, � nella comunit� politica che si trova la sua realizzazione pi� completa", con un'apertura universale : l'unit� della famiglia umana, la quale riunisce esseri che godono di una eguale dignit� naturale, implica un bene comune universale.
La conseguenza per ogni uomo � la vocazione alla partecipazione : questa � l'impegno volontario e generoso della persona negli scambi sociali. E' necessario che tutti, ciascuno secondo il posto che occupa e il ruolo che ricopre, partecipino a promuovere il bene comune. Questo dovere � inerente alla dignit� della persona umana e fa appello alla responsabilit� personale.
Un'altra conseguenza � la partecipazione alla vita pubblica : " I cittadini, per quanto � possibile, devono prendere parte attiva alla vita pubblica. Le modalit� di tale partecipazione possono variare da un paese all'altro, da una cultura all'altra.
"E' da lodarsi il modo di agire di quelle nazioni nelle quali la maggioranza dei cittadini � fatta partecipe della gestione della cosa pubblica in un clima di vera libert�" (GS 31)" (CCC 1915).



Conclusione

In un corso di formazione all'impegno sociale e politico era dunque giusto approdare al discorso della democrazia e dell'impegno politico.
Centinaia di volte tra queste mura � risuonata l'espressione che la politica � una forma esigente di carit�. Vorrei fare una precisazione soltanto : pi� esigenti o meno esigenti le forme di carit� sono comunque legate ad una risposta vocazionale e costituiscono, pi� che delle perle incastonate, un tessuto ininterrotto che forma tutta la nostra vita.
Se tu, uomo in relazione con Dio e con gli altri, non vivi questo rapporto di comunione dal tuo posto ( vocazione) e fino in fondo (santit�) a dispetto di ogni apparenza non raggiungi l'obiettivo dell'esistenza. Non vivi quello che sei. Non realizzi il progetto di Chi ti ha pensato e voluto, di quel Dio Trinit� che ti ha fatto a sua immagine e somiglianza.

Saresti la delusione del tuo Creatore,
un ladro delle legittime aspettative dei tuoi fratelli,
saresti un fallimento, un disgregato, un rottame alla deriva.

Ma se siamo qui a parlare di questo, se lentezze o ritardi a parte, continuiamo a seguire tenacemente Cristo Signore contenti di essere i suoi discepoli, questo significa che l'unica cosa necessaria ci sta veramente a cuore e non abbiamo proprio nessuna intenzione di mollarla.






1 J.Ratzinger, Introduzione al Cristianesimo,121
2 J.Danielou, La Trinit� � il mistero dell'esistenza
3 J.Ratzinger, Chiesa, ecumenismo e politica
4 "Se i cavalli e i bovi e i leoni avessero le mani e potessero disegnare con le mani, e fare opere come quelle degli uomini, il cavallo raffigurerebbe gli dei simili ai cavalli, e simili ai bovi il bove, e farebbero loro dei corpi come quelli che ha ciascuno di loro"
(H. Diels, "Die Fragmente der Vorsokratiker", Berlin 1951 pag 115, in B. Mondin "Il problema del linguaggio teologico dalle origini ad oggi", Brescia 1971 pag 7).
5 La psicoanalisi, assunta dal punto di vista del metodo, ha dato luogo nel pensiero contemporaneo al costituirsi di un atteggiamento mentale che, con espressione presa da F. Nietzsche � stata chiamata la "scuola del sospetto�. Essa interpreta (e riduce) le produzioni spirituali (dall'arte, alla religione, ai vari sistemi di pensiero e di valori che reggono la societ�) in riferimento ai fondi nascosti di cui esse sarebbero manifestazioni inconsapevoli e deformate.
Esponenti e maestri fondamentali di questa 'scuola' sono appunto Freud, Marx e Nietzsche.
6 Caterina da Siena : " Quale fu la ragione che tu ponessi l'uomo in tanta dignit�? Certo l'amore inestimabile con il quale hai guardato in te medesimo la tua creatura e ti sei innamorato di lei; per amore infatti tu l'hai creata, per amore tu le hai dato un essere capace di gustare il tuo Bene eterno" (Dialoghi 4,13).
7J. Ratzinger, Creazione e peccato, 27-28
8 Pensiamo ai due movimenti della storia, quello ascensionale e quello orizzontale, secondo Maritain: il movimento verticale � chiamato a vivificare quello orizzontale (in una filosofia cristiana della storia)
9 Lettera di Barnaba, 4,10






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