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Walter Amaducci: Conferenze



La gioia cristiana



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WALTER AMADUCCI

LA GIOIA CRISTIANA





Premessa

Qualsiasi tema riguardante la vita dell'uomo si trascina dietro infiniti altri temi, per inevitabili connessioni. Trattando il tema della gioia si è addirittura costretti a scavare a una tale profondità che si tocca il nocciolo dell'esistenza, della vita stessa: il suo senso, il suo perché, il suo segreto. E' il problema dei problemi.

Il mondo intero ci appare come un immenso cantiere dove ogni uomo mette pietra su pietra per costruirsi la felicità. L'uomo si associa con altri, e lo scopo non cambia. O, per usare un'altra immagine, questa vita è una miniera dove ognuno col suo setaccio scava e scruta cercando il bagliore di quell'oggetto su cui ripone la propria speranza di felicità.

L'azione è sempre identica, l'ansia pure. L'oggetto spesso cambia. Ma ogni atto e il suo contrario mirano al medesimo scopo: la gioia. Sia essa vicina o lontana, immediata o a scadenza più lunga, è sempre lei il fine della ricerca.

La inseguiamo giorno per giorno, minuto per minuto. Ogni pensiero è in funzione di lei.
Su questo siamo tutti d'accordo.

I. FENOMENOLOGIA DELLA RICERCA UMANA

Ma allora perché parlarne, se siamo tutti d'accordo? Perché l'accordo è di breve durata. Come accadeva ai medievali per l'Araba Fenice: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa.
Dove sia nessuno lo sa..., o forse tutti pensano di saperlo.
Ma se, informandoci, dovessimo redigere una mappa e approntare una segnaletica, ci troveremmo nel caos e nella contraddizione.
La rassegna delle convinzioni porta quasi a concludere che per ognuno esiste una gioia unica e irripetibile, esattamente come lo è la propria persona.
Dovremo allora rassegnarci a questo soggettivismo e relativismo puro? Non ci rassegniamo affatto.

Se ne parliamo è perché non solo tutti siamo assetati di gioia, l'abbiamo assaggiata tante volte, l'abbiamo sperimentata, forse in questo stesso momento ne siamo ricolmi, desideriamo conservarla, trattenerla, riprovarla, ritrovarla, o se abbiamo fallito, ritentare...
Se ne parliamo è perché vogliamo scoprire sempre più in che cosa consiste, per non dover procedere solo per intuizione, per tentativi...; perché ai tentativi si aggiunga la consapevolezza e la speranza sbocci in certezza.

Proviamo a partire da una definizione antica (S. Tommaso) che anche un computer potrebbe confermare per rilevazione statistica:


LA GIOIA E' LA SODDISFAZIONE CHE L'UOMO TROVA
NEL POSSESSO DI UN BENE CONOSCIUTO E AMATO.





Due annotazioni:
1. Il possesso può essere in atto.
Il possesso può essere parziale, in attesa dell'acquisizione definitiva.
Il possesso può essere previsto e atteso.
2. Il bene può essere cercato, inseguito più o meno lungamente.
Il bene può prevenire il desiderio e quindi arrivare non cercato, ma rispondere a un bisogno implicito, latente.

Se la questione si pone in questi termini, allora, l'identikit della gioia trae il suo esatto profilo dalla fisionomia del bisogno. Appena io riesco a identificare e leggere lucidamente, con chiarezza, magari intensamente, il mio bisogno, so anche dire con prontezza dove sta la gioia: essa sarà la risposta a quel bisogno.
Infiniti esempi porteranno a prevedibili risposte: salute, denaro, amore, riuscita, successo, divertimento.
E' sufficiente identificare il bisogno più emergente e fare poi la rassegna di tutti gli altri bisogni perché, casella dopo casella, noi sappiamo dove situare le singole gioie, e coperte tutte le caselle possiamo dire: ora sono veramente felice?

La GIOIA è dunque la somma delle singole gioie fisiche, intellettuali, psicologiche, affettive, morali, spirituali, puntuali risposte a una catena di bisogni?
E se la via dei bisogni, come pare, fosse illimitata?
1. C'è chi ha trovato la soluzione nell'estinzione del desiderio e del bisogno (vedi il Nirvana del Buddhismo).
2. C'è chi non demorde e continua l'inseguimento.

Scartiamo queste due ipotesi estreme e contrapposte. Pur accettando che esistono molte gioie, autentiche, il cui contenuto noi condividiamo con la maggior parte dei nostri simili, possiamo dire che esiste finche una VERA GIOIA non effimera, non superficiale, solida e duratura? In altri termini



ESISTE DA QUALCHE PARTE UN BENE
SENZA IL QUALE TUTTO IL RESTO E' ANCORA POCO
E AVENDO IL QUALE NON SI SENTE REALE BISOGNO DI ALTRO?





Il messaggio cristiano è proprio questo!
"Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla" (Ps 23)
"Una cosa al Signore domando, questa solo cercherò " (Ps 27,4)
"La mia gioia è nel Signore" (Ps 104,34) (Cfr. Ps 37,4; 122,1; 43,4)
"Senza di Lui, tutto è troppo poco" (G.P.II)
"Deus meus et omnia"(S.Francesco)
"Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te" (S. Agostino, Conf. I,1)
La gioia cristiana (cfr. S. Tommaso, Sum. Th. II-II q. 28) si rivela allora come la



SODDISFAZIONE CHE L'UOMO TROVA NEL POSSESSO DI DIO
CONOSCIUTO E AMATO COME IL BENE SUPREMO E IMMUTABILE.





II. EVANGELO DI GESU' CRISTO

Gesù irrompe nell'umanità come Colui che dona la GIOIA,
una gioia piena (Gv 15,11; Gv 17,13)
una gioia indistruttibile (Gv 16,22)
legata alla sua persona attesa fin dall'alba dell'umanità (cfr il Protoevangelo di Gen 3,15)
La promessa di Lui, l'attesa della sua venuta fu già causa di gioia per chi la salutava da lontano
(cfr. Eb 11,13).

"ABRAMO vide il mio giorno e gioì" (Gv 8,56)

I PROFETI annunciano la gioia messianica (Isaia 9,1-6; 11,1-10; 35,1-6; 40,1-11; 60,1ss; 61,1-2. Geremia 33,14-16. Sofonia 3,14-18. Baruc 5,1-9).

Man mano che quel giorno si avvicina, l'esultanza si fa incontenibile.

ZACCARIA avrà gioia ed esultanza (Lc 1,14) e ancor di più suo figlio GIOVANNI IL BATTISTA che esulta di gioia già nel grembo materno (Lc. 1,44).

MARIA, salutata dal "kaire" (rallegrati!) dell'Angelo canta la sua gioia nel Magnificat (Lc 1,46).

Gli ANGELI annunciano la grande gioia ai pastori (Lc 2,10), gioia che sarà di tutto il popolo.
E mentre la notizia della nascita del Messia turba Erode, i MAGI gioiscono nel rivedere la stella che li condurrà dal bambino (Mt 2,10).

Finalmente GIOVANNI IL BATTISTA, il precursore, vede giungere alla pienezza la sua gioia di amico dello sposo quando ne ode la voce vicina (Gv 3,29).

E GESU' compare sulla scena del mondo.

Gesù non smentisce quest'attesa carica di speranza, non cerca di smorzare la fiducia riposta in Lui, pur correggendo la concezione messianica più diffusa e certe aspettative particolari.
Il Regno è arrivato! Questa è la bella notizia! (Mc 1,15)
Il Regno è vicino (Mt 4,17 e sim.)
è fra voi (Lc 11,20; 17,21 ...)
e questo Regno è gioia nello Spirito Santo, dirà Paolo (Rom 14,17),
è la perla di immenso valore (Mt 13,45)
è il tesoro nascosto nel campo (Mt 13,44) per il quale si vende tutto con gioia.

Perché?
Perché proprio nel Regno arrivato con Gesù trova appagamento la sete umana di vita senza limite e di amore infinito.
Gesù dona un amore senza riserve e la vita eterna.
L'evento della croce realizza tutto questo, e ogni celebrazione eucaristica lo riattualizza e ce ne rende partecipi. Così l'Eucaristia diventa il, "luogo" per eccellenza della gioia cristiana, prima che arrivino i cieli nuovi e la terra nuova dove finalmente la gioia regnerà senza ombre, riserve e minacce.

1. Gioia della creazione

Gesù non disprezza il mondo uscito dalle mani di Dio.
"Dio vide che era cosa buona" (Gen 1) nel compiacimento del Creatore affonda la radice gioiosa del legame uomo-creature. Gesù è un uomo vero, capace di gioie umane vere.
La gioia cristiana, infatti, suppone un uomo capace di gioie naturali; esistenza, amore, natura, bellezza, lavoro, arte, partecipazione ... (Cfr. Gaudete in Domino, I).
Gesù ammira gli uccelli del cielo e i gigli del campo, la gioia del seminatore e del mietitore, del pastore che ritrova la pecora smarrita, della donna che ritrova la moneta perduta, la gioia degli invitati al banchetto, la gioia delle nozze, della donna che dà alla luce un bambino; Gesù gioisce dell'amicizia di Lazzaro e delle sue sorelle, gioisce del ritorno dei peccatori, dell'entusiasmo dei discepoli ... (Cfr. Gaudete ..., III).
Dio che ha in sé la perfezione dell'essere, e quindi della gioia, ha comunicato questa a noi attraverso il dono della vita costellata di innumerevoli creature che sono il segno e lo strumento del suo dono di se.
Ecco perché la vita è costitutivamente bella; ecco perché la creazione rimane "cosa buona" anche dopo il disastro del peccato. Ora la vita è innegabilmente rovinata: vi è entrato il disordine, la sofferenza, la morte; ma proprio da tutto questo male Gesù è venuto a liberarci.

2. Gioia della redenzione

Gesù porta l'annuncio della Riconciliazione che, già operante nell'evento dell'incarnazione, si attua nell'"ora" suprema della sua "glorificazione", nel suo sangue versato.

Gioia della Riconciliazione significa che rimane, sì, uno sconvolgimento enorme nel mondo segnato dal peccato (la sofferenza, il dolore, il male, la morte) ma NONOSTANTE TUTTO, anche sotto il cumulo delle macerie, è salvo ciò che di più prezioso e di più caro esiste.

"Coraggio figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati" (Mt 9,1-8)
"Zaccheo scendi..."; "lo accolse con gioia" (Lc 19)
Il peccatore che si converte è causa di gioia in cielo (Lc 15)
La bella notizia è questa: siamo salvi perché ogni peccato è perdonato.
L'Emanuele è Salvatore e Redentore.
Perché è così importante questa riconciliazione "totale" con Dio e con i fratelli?
Perché essa re-innesta l'uomo nel circuito dell'amore.
Quella dell'amore è infatti la vocazione originaria, ontologica, dell'uomo creato ad immagine della Trinità. E Gesù insegna con il comportamento e con le parole che l'amore consiste nel dono di sè.
"Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15,13)
"C'è più gioia a dare che a ricevere" (Atti 20,35)
"Il Signore ama chi dona con gioia" (2Cor 9,6-8).
La bella notizia è, inoltre, quella della vittoria sulla morte. "Signore, da chi andremo; Tu hai parole di vita eterna..." (Gv 6,68) La morte non è l'ultima parola sull'uomo.

Il bisogno di vivere senza fine non è solo un sogno da quando il Risorto ha sottratto un vero corpo di uomo all'artiglio della morte.
Ancora una volta il Cristo eucaristico comunica al credente la grazia dell'autodonazione e l'alimento per la vita eterna.
"Un giorno solo nei tuoi atri è più che mille altrove!" (Ps 84,11).

3. Gioia nonostante tutto

"Nonostante tutto": è l'inciso del realismo.
Le lacrime non sono risparmiate all'uomo, neppure al cristiano.
Siamo tra le macerie, non dimentichiamolo.
Se lo dimentichiamo, siamo stolti: "Il riso abbonda sulla bocca degli stolti".
Il dramma dell'esistenza umana è quotidiano, si consuma attimo per attimo attorno a noi, lontano, vicino, spesso dentro di noi.
Ma "nonostante tutto" ho motivo di essere contento, perché se l'amore accolto e donato è la perla da cogliere in ogni luogo e in ogni momento, nessun dolore, nessuna tragedia mi può impedire di vivere questo. Io gioisco nonostante tutto.
Anzi, scandaloso ma vero, gioisco nella sofferenza e nella stessa morte perché so che queste hanno sempre un senso e un valore preziosissimo.

Giac 1,2 "Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove"
Rom 5,3-5 "Noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni..."
1 Pt 1,6 : "Siete ricolmi di gioia anche se ora dovete essere un po' afflitti da varie prove"
Col 1,24 "Sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo"
Rom 8,28 "Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio"
Fil 2,17 "Anche se il mio sangue deve essere versato in libagione,... sono contento e ne godo"

La mia stessa morte, l'ultimo supremo combattimento (agonia), associata alla morte redentrice di Cristo è un atto salvifico.

Allora sono felice non solo perché "dopo" sarà col Signore, perché oltre la barriera mi attende la gioia, ma sono felice "ora", perché sto facendo vivere, sono strumento di grazia con Cristo crocifisso.

III. LA GIOIA CRISTIANA E' UN COMANDAMENTO

Appare chiaro come, soprattutto le ultime considerazioni, siano esplicitamente collocate nell'orizzonte della fede. Fede, Speranza e Carità, i tre pilastri della vita cristiana, sostengono anche l'edificio della gioia cristiana.
Se dunque la vita, la sua origine, il suo scopo e i suo senso hanno in Dio la spiegazione e la risposta fondante, se ciascuno di noi è oggetto di amore infinito da parte di Dio
che ci ha creato
che ci ha redento
che ci ha santificato
e ci santifica perché possiamo condividere eternamente la sua stessa vita di felicità,
allora è un dovere essere contenti.

E' un comando non facile da capire; ma è forse questa la percezione più tipicamente cristiana del tema della gioia, quella che ne coglie la ragione sotterranea, nascosta ma così reale!
Gesù non dice solo: "Se rimanete in me, nel mio amore, sperimenterete la gioia".
Non dice solo:"Non tentennare, cammina deciso sulle acque, altrimenti affonderai" e "se poni mano all'aratro non voltarti indietro".
Gesù dice: "Se guardi la vita con fede non puoi essere triste, mai".
1 Tess 5,16 "State sempre lieti"
Fil 4,4 ss "Rallegratevi nel Signore sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi".

Quando ti verrebbe da dubitare e da dubitare fortemente, anche allora gioisci.
E se non ti sembra affatto logico, gioisci perché Lui che lo domanda,
gioisci sull'autorità della sua parola.
La sensazione dell'abbandono ceda immediatamente il posto alla fiducia e a un altro genere di "abbandono".

Conclusione

L'hanno sperimentata, l'hanno creduta, ne sono stati contagiati; certo la gioia è sempre stata distintivo del cristiano vero. Gli apostoli, i discepoli ... i santi, erano lieti.
Gli apostoli sono invasi dalla gioia non solo quando appare loro Gesù risorto (Lc 24,41; Gv 20,20), ma anche dopo l'ascensione, quando tornano a Gerusalemme con grande gioia (Lc 24,52).
La gioia contraddistingue la loro convivenza fraterna (At 2,46) e il loro stesso essere maltrattati a causa del nome di Gesù ( Atti 5,41).
La gioia si sprigiona nell'accoglienza della fede dei nuovi discepoli (Atti 8,8; 8,39; 16,34) della Chiesa apostolica.
Quella medesima gioia ha brillato sul volto dei discepoli che nel corso dei secoli hanno aderito intimamente alle rinnovate chiamate del Maestro.
Da Stefano a Francesco, da Filippo Neri a Teresa di Lisieux e a tutti coloro che anche oggi si lasciano conquistare dalla "bella notizia" di Gesù Cristo.





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