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In memoria di don Secondo Ridolfi



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IN MEMORIA DI DON SECONDO RIDOLFI

L’ha sentita avvicinarsi con un passo inconfondibile. La morte non ha sorpreso don Secondo Ridolfi che, pur senza perdere la speranza negli interventi umani, da qualche mese si era consegnato nelle mani di Dio. In giugno aveva espressamente vissuto gli Esercizi spirituali come preparazione alla morte e le sue azioni, anche nei dettagli, erano ormai quelle di chi vuole fare tutto per bene, diligentemente, nella prospettiva del commiato.

Il 29 giugno scorso ha ricordato i suoi 53 anni di sacerdozio (era stato ordinato a 23 anni il 29 giugno 1939). Abbiamo concelebrato quell’Eucaristia e trascorso insieme la giornata nell’ultima di tante escursioni fatte, a cominciare dagli anni del Seminario. Eravamo quattro di quegli otto seminaristi che egli ha accompagnato all’altare, i suoi «seminaristi» anche dopo lunghi anni di sacerdozio, per i quali don Secondo è sempre rimasto «il parroco».

La cura per le vocazioni di speciale consacrazione (cinque suore, oltre gli otto sacerdoti ricordati) era parte integrante del suo zelo di pastore, disposto veramente a spendersi per la sua «ente, nell’intensità e nel tempo.

È stato parroco a Gattolino per 48 anni (dal 21 dicembre 1944) dopo i cinque anni iniziali trascorsi a San Giorgio come cappellano. I quarantotto anni a Gattolino hanno voluto dire, da principio, una ricostruzione morale e anche materiale (si era nell’immediato dopo guerra), una ritessitura delle relazioni umane nel paese, un’opera di evangelizzazione e di catechesi (ricordo la Scuola di religione, il catechismo ai fanciulli e ai giovani), di preparazione ai sacramenti e di attenzione nel renderli accessibili (penso in particolare ai confessori che si premurava di garantire perché si ricorresse con frequenza al sacramento della Penitenza).

Nell’intero arco del suo ministero presbiterale questi sono stati gli impegni centrali, dispiegati con costanza e dedizione, anche se talora meno appariscenti dei vari restauri e completamenti apportati alla canonica e alla chiesa (fino alla fatica e alla soddisfazione del recente campanile).

La passione del turismo e dei viaggi per i quali egli aveva una spiccata simpatia e predisposizione era sempre ricondotta ad una precisa finalità pastorale, perché don Secondo era contento di essere prete e di esserlo senza pause o intervalli.

Ogni giorno recitava una formula di preghiera con la quale ringraziava Dio di averlo chiamato alla vita, alla fede e al sacerdozio; quella lode e quel ringraziamento oggi salgono dalle nostre labbra al medesimo Signore che Don Secondo ha voluto farci dono.

Walter Amaducci
CC XXV n. 32 – 26 settembre 1992 - p. 2





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