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Un incontro che tocca la vita



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UN INCONTRO CHE TOCCA LA VITA

Una settantina di ragazzi, quattordicenni, da poche settimane alunni del Ginnasio, hanno vissuto insieme un incontro inconsueto, che li ha resi pensosi e li ha rivelati attenti e riflessivi.
Hanno varcato (moltissimi di loro per la prima volta) la porta di un monastero di clausura, quello del «Corpus Domini» delle Clarisse Cappuccine; con semplicità e schiettezza hanno domandato, interrogato, hanno scrutato con viva curiosità i volti e i luoghi; hanno ascoltato e cercato di capire una vita per tanti aspetti così lontana e misteriosa, eppure vicinissima nello spazio e nella possibilità della comunicazione.
Nelle rispettive classi, durante l’ora di religione, l’argomento è stato ripreso e approfondito. L’impressione più diffusa è stata quella di una vera e propria «scoperta».

Mi sembra significativo riportare alcune tra le tante impressioni raccolte.

«Finalmente ho capito il motivo della loro scelta, una scelta d’amore: il contatto con Dio al di sopra di ogni altra distrazione mondana». (Sarah)

«Prima e durante l’incontro con le suore avevo dentro di me diversi interrogativi e, lo confesso, una certa curiosità. Devo dire che non mi sono sentito assolutamente intimorito, al contrario ero molto più sereno del solito. Ho visto in quell’incontro la felicità di chi ha lasciato tutto, e ho capito la loro grande fede. Credo che il loro ruolo sia importantissimo nella società. Tutti abbiamo bisogno del loro aiuto che può anche apparire lontano ma che è veramente tangibile». (Paolo)

«Ho notato come il silenzio e la clausura rendono una persona più viva e serena, a contatto con Dio e con se stessa. Vivere in clausura è una rinuncia che ben presto diventa falicità». (Caterina)

«Non avrei mai pensato che le suore di clausura vivessero la loro scelta con tale serenità d’animo, e di loro mi ha colpito la manifestazione evidente della luce di Dio che guida i loro passi». (Chiara)

«Per me è molto difficile comprendere la vita che conducono le Clarisse, però le ammiro per la loro vocazione e per il loro entusiasmo. Dimostrano in questo modo di amare gli altri e di pensare a loro sempre attraverso la preghiera». (Elena)

«Prima di andarci pensavo che fosse un luogo tetro, buio, triste; ho scoperto al contrario un luogo di luce profonda, di autenticità. In più quando abbiamo cantato tutti insieme, ho scoperto una felicità interna molto profonda, diversa». (Barbara)

«Fino al giorno dell’incontro non capivo a cosa mai potessero servire le monache di clausura. Pensavo fossero delle persone che avessero solo voglia di servire il Signore senza pensare alla gente fuori dal monastero. Anche se ho ancora qualche perplessità ho capito che la loro preghiera è vera e crede nell’aiuto del Signore e per mezzo di essa sono in grado di aiutare chi ha bisogno. (Francesca)

«Una volta venivano detti deboli i seguaci di Dio, ma quanta forza occorre per vivere così, quanta? La loro vita è esemplare per chi riceve una vocazione e la segue. Dovremmo averne tutti un esempio, un esempio anche piccolo, da seguire, con cui confrontarci. Le Clarisse sono anime buone che aiutano più di noi, che amano più di noi e che vivono più di noi. Se esistesse più amore nel mondo le giudicheremmo in modo migliore». (Chiara)

«Era la prima volta che entravo in un monastero di suore di clausura. Ne avevo sentito parlare molto dal mio parroco, ma non avrei mai immaginato quanto sono legate a Dio e la gioia che provavo ogni giorno a vivere in comunione con il Padre e in fratellanza con tutti» (Tamara)
«Secondo me la visita al monastero delle suore di clausura è stata molto utile e istruttiva perché, oltre ad avere saputo cosa fanno durante la loro giornata, la più giovane di loro ha saputo spiegare una cosa che mi premeva molto sapere, una curiosità, ossia quando una suora o un prete ha la vocazione». (Lucia)

«Sono stata colpita molto quando le suore ci hanno raccontato della loro vita: non possono uscire dal monastero e vivono grazie alla provvidenza. Questo è sicuramente un segno di coraggio, ma ci fa anche capire quanto il Signore è vicino a queste suore, quanto è grande il suo Amore. (Giannina)

«Io ancora non ho questa vocazione e non so ancora cosa voglio fare, ma i loro discorsi mi hanno colpito: trovano libertà, gioia e contentezza. Quella è la loro vita». (Mariaelena)

Walter Amaducci
CC 21 dicembre 1991 p. 8





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