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Walter Amaducci: Articoli



Al Monte da 40 anni



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1978 - 2018

IL PELLEGRINAGGIO ALLA MADONNA DEL MONTE

Il pellegrinaggio di fine maggio compie quarant'anni





Erano trascosi dieci anni dall'inaugurazione del pellegrinaggio al Monte di fine maggio. Oggi mi verrebbe da dire "appena dieci anni" visto che mi azzardavo a chiamare "nascita di una tradizione" quella Via Mariae che nel 1988 venne "consacrata" non solo come viva espressione di devozione mariana e di vita ecclesiale, ma anche come percorso fisico indicato dalle cinque edicole che su grandi pannelli in bronzo presentano le scene di alcuni misteri del Rosario. Realizzati dallo scultore cesenate Leonardo Lucchi, i cinque altorilievi intendevano rimanere a ricordo dell'Anno Mariano quale eredità consegnata alle generazioni future "non solo come patrimonio artistico, ma come lezione o segno della capacità della fede di nutrire le sorgenti della bellezza, come sa nutrire quelle della bontà e della verità".

Dal 1978 al 1988 il pellegrinaggio al Monte era nato e si era sviluppato "quasi per una interiore virtù di natura, di cultura e certamente di grazia" scrivevo nel capitolo dedicato alla Via Mariae del volume Honorificentia populi nostri, avendo ben presenti i primi passi di una iniziativa di pastorale giovanile, proposta agli studenti delle scuole superiori di Cesena come significativo gesto di chiusura dell'anno scolastico. Quell'iniziativa divenne in tempi rapidissimi un patrimonio di tutta la comunità diocesana, che riscoprì così il significato più genuino ed autentico dei pellegrinaggi tradizionali, già da alcuni anni progressivamente emarginati o rimossi.

Erano gli anni di piombo della società italiana, ed erano anche quelli di un diffuso smarrimento delle comunità ecclesiali che avevano alle spalle un decennio ('68-'78) di effervescenza promettente ma anche assai problematica. Dopo la vicenda Moro che segnò profondamente quella primavera, sarebbe arrivata l'estate dei tre papi, quella che vide l'inizio del pontificato del cardinale polacco Karol Wojtila. Il pellegrinaggio al Monte di fine maggio anticipava quelle manifestazioni di popolo, quelle espressioni corali di Chiesa che proprio col pontificato di Giovanni Paolo II ripresero vita e visibilità.

Il pellegrinaggio si farà anche in caso di pioggia riporta in calce il manifesto annuale che ricorda anche i tre elementi cositutivi del pellegrinaggio: rosario meditato lungo il tragitto, parola e benedizione del vescovo, colletta per un'opera di carità. Più che informativa la locandina è quasi rituale poiché, come ama ripetere il vescovo attuale, questo pellegrinaggio potrebbe fare anche a meno di manifesti, tanto è entrato nei calendari delle famiglie, delle parrocchie, di tatta la comunità diocesana. Pochissime volte è comparsa la pioggia in questi quarant'anni e non ha alterato l'immagine della manifestazione, con la sua cornice di flambeaux predisposti dagli scout del Cesena I, con la preghiera e il canto guidati dalla basilica e diffusi attraverso l'amplificazione lungo il percorso, all'inizio con tanto di impianto fisso fatto di filo elettrico e di trombe, poi grazie all'apporto dei radioamatori e delle loro auto attrezzate.

Dal 1992 il punto della partenza e la testa del corteo sono segnalati da uno stendardo bianco-azzurro, con la scritta pellegrinaggio mariano, appositamente confezionato dalla Manifattura Romana Bandiere su commissione del sottoscritto. Lo stendardo è stato custodito fino al 2006 nella Casa generalizia delle suore della Sacra Famiglia, il cui cortile ha costituito fin dagli inizi e per molti anni il luogo di ritrovo, di preparazione dei flambeaux e di partenza verso la basilica di Santa Maria del Monte. Solo tre eccezioni si sono verificate in questi quarant'anni: nel 1982 il pellegrinaggio ebbe come meta la Madonna del Popolo, celebrandosi il bicentenario dell'incoronazione della sacra immagine; nel 1983 si partì dalla chiesa dell'Osservanza; nel 1986 il pellegrinaggio venne anticipato alla sera del 9 maggio, essendo ospite all'abbazia del Monte papa Giovanni Paolo II, in visita alle diocesi della Romagna.

I quattro vescovi che si sono succeduti, Amaducci, Garavaglia, Lanfranchi e Regattieri hanno sempre preceduto a piedi il corteo, come segno e richiamo esplicito alla guida del popolo in cammino verso la sua meta, guida ribadita nelle rflessioni proposte di volta in volta all'assemblea in ascolto dentro e fuori la basilica; dentro e fuori, dal momento che varie volte l'afflusso dei pellegrini è risultato superiore alla capacità di ricezione del santuario.

La ritualità che connota il pellegrinaggio racchiude e sprigiona tutta la bellezza e la forza dei più importanti appuntamenti della vita cristiana, a cominciare da quelli liturgici, suscitando l'ammirata costatazione di quel procedimento a spirale, mai ripetittivo, che dopo quarant'anni vede quegli studenti del 1978, ormai diventati nonni, accompagnare i loro nipotini tenendoli per mano lungo la salita della Via Mariae.

Walter Amaducci





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