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Walter Amaducci: Articoli



Bisogna andare avanti



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BISOGNA ANDARE AVANTI


Giovanni Paolo II dopo la storica visita a Cesena






Quel "santo subito!" gridato in piazza San Pietro il 2 aprile 2005, nel giorno della sua morte, interpretò la convinzione e l'aspettativa di tutti coloro che avevano conosciuto, stimato e amato papa Giovanni Paolo II. Il 27 aprile 2014 l'auspicio e l'attesa si concludevano con la solenne canonizzazione del papa "chiamato di un paese lontano".

Ho trascorso molte ore vicino a questo papa, durante i giorni della sua visita pastorale in Romagna e in particolare a Cesena (8-10 maggio 1986) essendo mio il compito di coordinare il comitato che aveva preparato e stava accompagnando i vari momenti di quella storica visita. Un impegno certamente gravoso ma soprattutto entusiasmante.

Conservo un diario dettagliato di quelle ore, degli eventi che furono ben presto riportati nella storia della diocesi e nel volume che dieci anni fa sottolineò il XX anniversario della visita e l'intitolazione al papa della piazza antistante la cattedrale. Ma conservo indelebili nella memoria e nel cuore le immagini, le parole, le emozioni e le riflessioni legate a quell'incontro.

Quale immagine svetta su tutte le altre? Quella del suo sguardo che scruta, che guarda al tempo stesso con profondità e distacco, sintesi di un mirabile contrasto (ma soltanto apparente) tra immedesimazione e libertà di cuore. Immedesimazione: raramente ho incontrato persone così capaci di mettersi in ascolto e in sintonia con l'interlocutore, al punto da estraniarsi letteralmente da tutto il contorno. Libertà di cuore: la memoria formidabile di quell'ascolto e di quel dialogo non gettava nell'effimero l'incontro vissuto (ore, giorni e perfino mesi dopo papa Giovanni Paolo II ricordava ed evocava luoghi, circostanze e particolari) e tuttavia lasciava l'animo totalmente aperto e accogliente nei confronti di nuovi incontri e di nuovi dialoghi. "Bisogna andare avanti" sintetizzò un giorno commentando efficacemente una mia osservazione sulla bellezza dei momenti vissuti.

Credo che la parola più appropriata per riassumere questo stile di papa Wojtyla sia contemplazione. Esemplare a questo proposito era il suo modo di porsi di fronte al sacramento dell'Eucaristia. Davanti al tabernacolo non si limitava ad una genuflessione, per quanto prolungata e devota. Si inginocchiava, magari sul nudo pavimento, e sostava a lungo in adorazione. Se questo gesto interrompeva, coma accadeva nella basilica di S. Maria del Monte, il suo percorso dedicato alle strette di mano e ai saluti, improvvisamente il brusio lasciava spazio al silenzio totale e quel suo sprofondarsi in contemplazione diventava coinvolgente, squarciava per tutti gli astanti i veli della distrazione e della superficialità.

L'accoglienza entusiasta della gente era altrettanto vigile e ricettiva quando si trattava di ascoltare le sue parole e farne un concreto programma di vita? Un certo pessimismo ha circondato questa riflessione, soprattutto a proposito dei suoi appelli ai giovani. Ma forse è più prudente lasciarsi guidare dall'immagine della semina che non ha sempre meccanismi e tempi automatici quando incontra il terreno della libertà.

Il magistero di San Giovanni Paolo II ha costituito per la Chiesa e per l'umanità una sorgente dissetante di rara purezza, un'autentica miniera d'oro per più di cinque lustri. Fu così anche a Cesena. Il saluto alla città in piazza del Popolo, le parole al mondo della cultura in Malatestiana e quelle rivolte prima alle religiose e poi ai sacerdoti di tutta la Romagna al Monte, infine la meditazione sull'Eucaristia all'Ippodromo (per limitarci agli interventi principali) restano tra i doni più preziosi consegnati dal papa in occasione della sua visita alla nostra città.

Dalle molte parole e dai tanti scritti di questo santo, ma soprattutto dalla sua fede vissuta e testimoniata è possibile estrarre un messaggio conciso e basilare? Io credo che ognuno conservi nella memoria qualche espressione che continua ad illuminare la propria esistenza. Per quel che mi riguarda non ho dubbi: "Gesù Cristo, è centro del cosmo e della storia... Senza di Lui tutto è troppo poco!"

Walter Amaducci

CC 5 maggio 2016, p. 5





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