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Walter Amaducci: Articoli



Il nuovo umanesimo



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Ricordando Firenze


IL NUOVO UMANESIMO


Chiesa in missione per ritrovare certezza ed entusiasmo





C'è chi mi ha confidato di provare una vera e propria nostalgia di Firenze e di quelle cinque giornate. Eravamo sette delegati di Cesena-Sarsina e probabilmente per tutti si è verificato qualcosa di simile. Il tempo intanto vola e la ripresa, prevista per l'inizio dell'anno nuovo, a suo modo si avvicina; l'arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia presidente del comitato preparatorio, ha dato la sua disponibilità di massima per una sua presenza tra noi.

Molti hanno seguito i servizi sul convegno, ascoltato l'intervento del papa, si sono informati sulle relazioni conclusive e in particolare sulla sintesi del cardinale Angelo Bagnasco. Arriverà certamente a suo tempo un testo con le linee del "dopo Firenze". Ma intanto qualche frutto è già possibile raccoglierlo e gustarlo.

Avevo una personale, fortissima curiosità, riguardante la scelta e gli effetti della visita del papa subito all'inizio dei lavori. La parola "condizionamento" esprimeva una previsione ovvia, non necessariamente negativa o di perplessità; la scelta delle cinque vie su cui impostare la preparazione e i lavori del convegno, non era già forse una risposta alle aspettative del papa?

Il discorso di Francesco alla Chiesa italiana, così impegnativo e appassionato, è stata una vera e propria consegna di stile e di metodo, con i tre tratti dell'umanesimo cristiano: umiltà, disinteresse e beatitudine. Altrettanto chiara è stata la sua indicazione per i prossimi anni: "in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni".

Non scontata inoltre è stata la prima sottolineatura fatta durante l'omelia allo stadio Franchi:
«"La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?" ... A Gesù interessa quello che la gente pensa non per accontentarla, ma per poter comunicare con essa. Senza sapere quello che pensa la gente, il discepolo si isola e inizia a giudicare la gente secondo i propri pensieri e le proprie convinzioni».

Dentro queste coordinate si sono collocate le relazioni introduttive e i lavori di gruppo; qui si poteva far tesoro del lavoro preparatorio e degli apporti più svariati, nella prospettiva di un ulteriore contributo che ogni delegato era invitato ad offrire. A questo proposito va osservato che l'organizzazione è stata davvero encomiabile e che nulla di retorico o di formalistico ha potuto inquinare l'intento e l'esperienza effettiva della sinodalità che ha animato i lavori del convegno.

Ma eravamo a Firenze! E la città che fu capitale del mondo col suo Umanesimo, ha avvolto tanti di noi col suo fascino di bellezza appena descrivibile e con i richiami inossidabili delle sue testimonianze di carità cristiana divenute cultura autentica, cioè umanità percepita e diffusa come modello di vita. L'unico rammarico era quello di non possedere il dono dell'ubiquità, mentre una incipiente rassegnazione di fronte al rapido scorrere delle ore si consolava con un appagamento non fittizio, quello cioè di chi assapora intensamente l'occasione che gli è stata data.

Se ogni uomo ha il suo carisma altrettanto va detto di ogni città, che della propria comunità umana nel tempo e lungo lo scorrere dei tempi, assume i tratti come quelli di un volto e ne porta l'impronta irripetibile.

Ma il volto di Firenze rimanda a sua volta al volto di un'assemblea ben precisa, quella di 2500 cattolici italiani, christifideles animati da una sollecitudine viva, da un amore grande per la propria Chiesa, in questo secondo decennio del nuovo secolo: vescovi e presbiteri, diaconi, religiosi e laici tutti in missione, "in uscita" come Chiesa libera e aperta. Una Chiesa in missione per un "nuovo umanesimo" che non ha bisogno di reinventarsi, quanto piuttosto di ritrovare certezza ed entusiasmo nella contemplazione e nel legame con Colui che la chiama e la manda, con Chi "svela pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione": Gesù Cristo. "Ecco l'uomo!".

Walter Amaducci

CC 10 dicembre 2015, p. 3





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