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Pellegrinaggio a Roma



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In preghiera dalla Romagna alla tomba dell'apostolo San Pietro

Non sono poi così frequenti gli “anni della fede”! Quello che stiamo vivendo dall’11 ottobre 2012 e che si concluderà il prossimo 24 novembre, domenica di Cristo Re, si sta rivelando come una imprevedibile irruzione di grazia. Lo precedette, nel 1967, un anno della fede voluto da Paolo VI nella ricorrenza del martirio dei santi apostoli Pietro e Paolo, che trovava in Roma la meta obbligata, perché proprio nelle due omonime e celeberrime basiliche romane sono venerati i corpi dei due testimoni della fede.
Anche stavolta Roma si profilava come lo sfondo ispiratore, dal momento che i cinquant’anni dall’inizio del Concilio Vaticano II evocavano quella primavera della Chiesa che ebbe in papa Giovanni XXIII uno strumento eletto dell’azione dello Spirito Santo e nella basilica vaticana l’osservatorio più attento ai segni dei tempi e la ricca falda da cui scaturì quell’aggiornamento di cui la Chiesa cattolica aveva bisogno.
Ma in maniera sorprendente è stato ancora una volta il successore di Pietro a dare il ritmo del cammino e a indicare una direzione ricca di evangelica novità. Il papa che indìce l’anno è Benedetto XVI; lo inaugura e dopo un breve tratto di strada ne consegna la prosecuzione a papa Francesco, o per essere più esatti, lo affida con un grande atto di fede al Pastore vero e insostituibile della Santa Chiesa, Cristo Signore, nella certezza che egli saprà trovare un nuovo Vicario adatto al momento presente.
Quando la diocesi di Cesena-Sarsina scelse tra i momenti più significativi dell’anno della fede un pellegrinaggio a Roma, prenotando con largo anticipo di tempo l’altare della Cattedra in San Pietro per la Celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo, era certamente attirata dalla potente forza del segno che in ogni epoca sa essere la tomba dell’apostolo Pietro e dalla perenne fiducia sul ruolo di guida del suo successore chiamato a confermare nella fede i propri fratelli.
Nel frattempo il magistero petrino ha assunto grazie a Jorge Bergoglio tratti di originalità e di immediatezza davvero sorprendenti, accompagnati dalla testimonianza di un radicamento a Cristo e al suo Vangelo di facile lettura, con effetti di coinvolgimento ad ampio raggio, ben oltre le cerchie abituali.
Un pellegrinaggio non è mai solo la visita al luogo di un evento passato, non si ferma mai alla rievocazione di ciò che è accaduto, sia pure per trarne qualche buon sentimento o qualche buon proposito. Il viaggio alle radici è aiuto alla consapevolezza di ciò che sta accadendo ora, è opera liberatoria nei confronti di ciò che insidia e può ostruire la circolazione della linfa vitale, è svelamento di quella bellezza che anche solo l’abitudine può derubare del suo fascino.
Il pellegrinaggio che faremo a Roma il prossimo 19 ottobre (e che molti prolungheranno con la propria presenza in città anche domenica 20) nasce sicuramente da un atto di fede e di tale fede è innanzi tutto una manifestazione semplice e corale. Ma sarà anche l’occasione di rivolgere, con rinnovata convinzione, la prima delle invocazioni che ogni discepolo di Cristo sente emergere dal proprio cuore appena si accosta al suo Maestro: “Signore, accresci la mia fede!”.

Walter Amaducci

CC 10 ottobre 2013, p. 7





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