Deprecated: Function eregi() is deprecated in /membri/walteramaducci/func.inc.php(170) : eval()'d code on line 1
Walter Amaducci: Articoli



Il carisma di Luigi Novarese



torna indietro all'elenco dei Documenti.Elenco Documenti     Stampa questo documento dal titolo: Il carisma di Luigi Novarese. Stampa



IL CARISMA DI LUIGI NOVARESE

Aspetti pastorali

La XXI Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio 2013) resta indimenticabile per la comunicazione della rinuncia al ministero petrino da parte di papa Benedetto XVI e l'espressione centrale del messaggio - "Va' e anche tu fa' lo stesso" (Lc 10, 37) - potrebbe prestarsi a varie riflessioni solo apparentemente impertinenti.

La Giornata Mondiale del Malato fu istituita da Giovanni Paolo II il 13 maggio 1992 e sarebbe stata celebrata per la prima volta l'11 febbraio 1993. Erano trascorsi otto anni dalla pubblicazione della lettera apostolica Salvifici Doloris (1984) del medesimo papa Giovanni Paolo II sul senso cristiano della sofferenza umana e ben trent'anni da quando papa Giovanni XXIII aveva affidato a Mons. Luigi Novarese l'incarico di curare l'assistenza religiosa degli ospedali italiani (1962).

Il conteggio degli anni saliva a quaranta (oggi sono più di sessanta!) se si pensa alla prima casa al mondo di esercizi spirituali per i malati, quella di Re in provincia di Novara, iniziata nel 1952, l'anno in cui Novarese aveva fondato, con lo scopo di rendere più efficiente l'accompagnamento agli infermi, i Fratelli e Sorelle degli ammalati.

Fu proprio a Re che conobbi Mons. Novarese alla fine di agosto del 1967. Il primo messaggio nitido che colsi in quell'ambiente fu quello della vocazione del malato ad essere protagonista nella vita e nella missione della Chiesa.
Nei decenni successivi con le espressioni pastorale d'ambiente e pastorale integrata ci si è impegnati a superare, senza sminuirla, la pastorale territoriale legata principalmente alla struttura della parrocchia, con attenzioni crescenti al mondo della scuola, del lavoro, della sanità e del tempo libero. Dopo il convegno di Verona (2006) siamo diventati più attenti agli ambiti di vita, tra i quali quello della fragilità che pare essere ormai senza confini.

Questa pastorale, anche quando ha un'impostazione marcatamente missionaria, stenta ancora però ad andare oltre la figura del destinatario dell'annuncio e della carità pastorale, per vedere finalmente ciò che c'è già: la possibilità reale di incontrare uomini e donne di tutte le età pronti ad assumersi in prima persona la missione dell'evangelizzazione e della santificazione del mondo.

Il mondo della fragilità, e in particolare quello della malattia, attende di essere reso consapevole della propria vocazione. Senza nulla togliere all'impegno per la guarigione e all'attivazione della "cura per il sollievo" (la medicina palliativa, che a volte resta l'unica possibile e che va sempre incoraggiata e sostenuta), senza attenuare la presenza caritativa che si concretizza nelle opere di misericordia, la cura pastorale deve puntare decisamente e senza rinvii all'annuncio evangelico della corredenzione. Poi si resterà sorpresi, magari, nel prendere atto che "lo spirito cura il corpo" fin là dove solo la fede riesce ad arrivare.

La preghiera e l'offerta del proprio limite umano, la disabilità e la fragilità vissute come vocazione esigente e perfino eroica, hanno infine una valenza pedagogica permanente, che si affianca all'oggettiva fecondità sul piano della grazia che di solito solo Dio conosce e gestisce. Si tratta del richiamo efficace e caritatevole rivolto a tutti, soprattutto alle persone sane ed efficienti, a non trascurare i capitoli di fragilità della propria esistenza, magari solo transitori e marginali, valutandoli come scorie o fenomeni di disturbo all'interno di un progetto di vita ben ordinato e strutturato proprio sul piano spirituale e pastorale. Così i malati diventano maestri degli altri operatori pastorali!

Credo che i due pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI abbiano scritto pagine sublimi su questo argomento con le loro scelte di vita solo apparentemente contrastanti, con la loro testimonianza di un affidamento totale a Dio del loro corpo e della loro anima, riconoscendo nel proprio limite un talento unico e irripetibile capace di portare quel frutto che "rimane".

Walter Amaducci
CC 2 maggio 2013, p. 8





torna indietro all'elenco dei Documenti.Elenco Documenti