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Walter Amaducci: Articoli



Papa Wojtila a Cesena



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8, 9 e 10 maggio 1986

LA VISITA DI PAPA WOJTILA A CESENA

Ricordi dell'evento 25 anni dopo



"Quando lui si fermava a parlare con qualcuno aveva la straordinaria capacità di concentrarsi sulla persona. I suoi non erano mai incontri banali e formali, lui era in grado di immedesimarsi nel suo interlocutore". E' forse questo uno degli aspetti principali del carisma di Papa Giovanni Paolo II di cui don Walter Amaducci ha fatto esperienza in occasione della visita del Santo Padre in terra romagnola.
Durante quella tre giorni del maggio 1986 monsignor Walter Amaducci, responsabile organizzativo della visita per la diocesi di Cesena Sarsina e in continuo collegamento anche con le altre quattro diocesi della Romagna, ha dovuto far fronte a molteplici problemi organizzativi. "Ricordo che i miei pensieri maggiori erano rivolti alla sicurezza del Papa. Nonostante i numerosi mesi di preparazione, fino all'ultimo momento abbiamo dovuto affrontare dei fuori programma e delle variazioni".
"La notizia della visita del Santo Padre fu data il primo gennaio 1986 e sin da subito si costituì il comitato interdiocesano per organizzarla. Fu in quella occasione - ricorda don Amaducci - che si decise di tenere come sede centrale di tutta la visita Cesena, sia per la sua posizione centrale, sia per l'Abbazia del Monte luogo ideale per ospitare per due notti il Santo Padre. Ricordo che fu una scelta adeguata non solo conoscendo la devozione mariana di papa Wojtyła, ma anche per la Prefettura pontificia che aveva il compito di organizzare il sistema di sicurezza per proteggere il Papa. Il 10 aprile 1986 raggiunse Cesena monsignor Monduzzi, delegato della Casa pontificia, per passare in rassegna tutto il programma da noi stilato. Ricordo che volle andare direttamente sui luoghi dove sarebbe transitato il Santo Padre. Confermò, precisò e corresse. Tra le ricchezze romagnole che più stupirono monsignor Monduzzi ci fu la Biblioteca Malatestiana. Forse mons. Monduzzi era convinto che avrebbe visto la "solita" antica biblioteca, ma davanti al nostro tesoro cesenate si trattenne talmente tanto da arrivare in ritardo all'appuntamento con l'arcivescovo Ersilio Tonini che lo attendeva a Ravenna. Grazie a questo felice incontro non solo fu confermata la visita alla Malatestiana per il Santo Padre, ma monsignor Monduzzi pensò di dedicare ad essa ampio margine".
Quello che più impegnò don Walter, in quei giorni, fu la vigilanza.
"Occorreva stare in all'erta. C'erano sempre richieste precise e il Papa stesso modificava talvolta i programmi. Ricordo, per esempio, che proprio il primo giorno di visita a Cesena, il Papa, scendendo dalla "papamobile" in piazza Pia (oggi la piazza è dedicata proprio a Giovanni Paolo II, ndr), fece un giro non previsto richiamato dai tanti fedeli che gli volevano stringere la mano o desideravano ricevere una veloce benedizione. Immediatamente gli uomini della vigilanza furono costretti a riorganizzare la sicurezza. Ricordo che proprio in quell'occasione, davanti alle continue richieste della gente, lui mi disse: "Se ci fosse un microfono potrei dire due parole". Purtroppo non ne avevamo uno a disposizione in quell'istante e quindi non si tenne quel discorso fuori programma".
"Non fu questo l'unico momento in cui si dovette agire con rapidità o in cui fu necessario confrontarsi in veloci riunioni - prosegue monsignor Amaducci -. Ad esempio, per la processione al Monte mi fu imposto all'ultimo minuto di realizzare una via di fuga transennata in modo da consentire al Papa, in qualunque momento, di potersi allontanare con un'auto. Non fu una cosa semplice, ma ci riuscimmo in tempi rapidi. Oppure quando per la Celebrazione Eucaristica all'Ippodromo di Cesena si era paventata la possibilità di controllare ogni fedele con il metal detector. In Prefettura a Forlì dovemmo ragionare con precisione sul da farsi. Si trattava di una soluzione che avrebbe richiesto ore ed ore di attesa e che alla fine non fu praticata".
"In quei giorni ho avuto modo di osservarlo in vari momenti - nota ancora don Walter -. Ogni mattina si svegliava all'alba per pregare e fare la via crucis in cripta. Quando pregava il mondo intorno a lui spariva e la gente era conquistata da quel clima di preghiera. Con lui si era creata una certa familiarità tanto che in occasione del pellegrinaggio al Monte, dato che lui era già pronto un po' prima del previsto, mi permisi di chiedergli di ritardare di qualche minuto la sua uscita in pubblico per ragioni organizzative. Il segretario personale mons. Stanislao Dziwisz mi disse benevolmente: "Ma il Papa non si fa mai aspettare!" Sua Santità comprese molto bene la situazione e acconsentì senza alcun problema.
Nell'ottobre del 1986 le diocesi della Romagna ricambiarono la visita del Papa, andando a Roma in udienza in aula Nervi. "In quell'occasione rividi don Stanislao - conclude don Walter -. Ebbi modo di salutare nuovamente sua Santità a cui facemmo autografare un ex voto dipinto da Adelmo Calderoni, oggi custodito alla Basilica della Madonna del Monte. Da quella volta l'ho rivisto a tu per tu in altre sette occasioni, l'ultima delle quali il 4 dicembre 2004, a pochi mesi dalla sua morte. Nonostante la sua infermità ricordo bene come fosse lucido anche in quell'incontro, mostrando con l'intensità del suo sguardo tutta l'attenzione possibile a chi gli stava davanti".

CC, 28 aprile 2011
a cura di Barbara Baronio





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