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Ernesto Olivero e il Sermig di Torino



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ERNESTO OLIVERO E IL SERMIG DI TORINO

Il bisogno di incontrare buoni maestri di vita



Maestro e testimone: questo binomio riscontrato più di una volta in coloro di cui ci siamo messi in ascolto durante lo svolgimento dei Dialoghi per la città, si applica alla perfezione alla persona di Ernesto Olivero.
L'esperienza del Sermig di Torino, pur non essendo l'argomento a tema dell'incontro tenutosi lunedì sera nell'aula di psicologia, traspariva continuamente dalle parole di Ernesto, richiamando la sua volontà e capacità di coinvolgere nell'avventura cristiana da lui vissuta molta altra gente, a cominciare dai giovani.
L'incontro con quell'esperienza è avvenuto qualche tempo fa durante una route di servizio scout e aveva suscitato in me alcune riflessioni di cui vorrei riprendere quella concernente il bisogno di incontrare dei bravi maestri di vita. La espressi in uno dei laboratori conclusivi, riferendomi ad uno dei giovani collaboratori di Olivero.
Nel suo atteggiamento sinceramente umile, Alberto si definiva uno di noi, non diverso da tutti noi. Io feci presente, invece, che lui e quelli della fraternità - a cominciare ovviamente da Olivero - devono riconoscere di essere dei maestri, per il cammino percorso e per l'esperienza accumulata. Un talento sviluppato non si mette in archivio, ma i frutti portati risultano nuovi talenti da trafficare. Inoltre essi sono dei "bravi maestri" perché:
1. Conoscono bene la materia da comunicare, avendola studiata e sperimentata a lungo e con passione. Per di più hanno fatto e fanno questo "insieme" con tutto il vantaggio del discernimento comunitario.
2. Sono in un atteggiamento aperto, di vero ascolto, che consente loro di aggiornarsi continuamente e quindi di perfezionare tutto ciò che hanno acquisito fino ad oggi;
3. Accolgono e amano - e perciò cercano di conoscere fino in fondo - coloro che si rivolgono a loro; in tal modo creano sempre la comunicazione migliore possibile con i destinatari del loro insegnamento (o testimonianza) spianando la strada anche a metodi "didattici" personalizzati (e perciò più efficaci).
L'esortazione appassionata a lasciarsi condurre dalla speranza cristiana in ogni situazione di vita, può e deve essere accolta da chi incontra persone come Ernesto Olivero senza cadere nel tranello di una malintesa umiltà, quella cioè di non ritenersi all'altezza delle sfide incontrate.
L'incontro con un maestro vero non avvilisce, non scoraggia, ma riattiva la capacità di spendere l'immenso patrimonio che Dio mette a disposizione di ciascuno dei suoi figli. Lo garantisce un maestro al di sopra di ogni sospetto: "In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farò di più grandi, perché io vado al Padre" (Gv 14,42).

Walter Amaducci
CC XLIII n. 7 - 12 febbraio 2010 - p. 3





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