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Cresima: una scelta o un obbligo?



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“Resta il luogo comune di un’appartenenza sociologica alla Chiesa, quasi in termini di diritto di cittadinanza, che ambisce ad un 'certificato' sempre utile per il futuro”

CRESIMA: UNA SCELTA O UN OBBLIGO?


A colloquio con monsignor Walter Amaducci, vicario per la pastorale


Maggio, non solo il mese della Comunione, ma anche della Cresima. In tante parrocchie della diocesi di Cesena - Sarsina fervono i preparativi per le celebrazioni e i festeggiamenti tutti rivolti ai cresimandi che dopo il Battesimo, la Confessione e la Comunione confermeranno il loro sì a quell’appartenenza cristiana che da anni vivono frequentando la parrocchia, il catechismo e gli incontri di preparazione.
Un momento importante che coinvolge decine e decine di giovani e di famiglie. Il sacramento della Cresima costituisce una tappa importante nel cammino di ogni cristiano, e proprio per tale ragione anche il sinodo diocesano, conclusosi nel 1998, vi ha dedicato tutta una parte dei suoi lavori, in particolare come spiega monsignor Walter Amaducci, vicario episcopale per la pastorale e parroco di san Pietro:

“Circa l’età dei cresimandi il sinodo ha ribadito in ambito diocesano le indicazioni dei vescovi italiani (in conformità alla disposizione del Codice di diritto canonico) che prevedono di conferire il sacramento della Confermazione nell’arco di età proprio dell’iniziazione cristiana dei fanciulli; concretamente a dodici anni circa. In tal senso la prima necessità, durante il cammino di preparazione, è quella di mettere in risalto lo stretto legame della Cresima con il Battesimo e l’Eucaristia.

Soprattutto in relazione all’Eucaristia il sinodo chiede dimettere in cantiere qualche soluzione nuova, tendente a comporre la divaricazione oggi esistente tra i due sacramenti, sviluppando il senso di appartenenza alla comunità cristiana”.

Ma non tutti i giovani continuano nella lo esperienza di fede. Molti dopo la santa Cresima si allontanano dalla propria parrocchia, senza ragioni ben precise, come se avessero terminato il loro percorso da cristiani. “Più che di giovani, come si diceva, occorre parlare piuttosto ancora di ragazzi tenendo dunque presente quanto sia decisivo, nell’approccio al sacramento, l’atteggiamento della famiglia. Proprio il legame indispensabile con l’Eucaristia e la comunità si rivela in tanti casi fragile o assente. Resta il luogo comune di una appartenenza sociologica alla Chiesa, quasi in termini di diritto di cittadinanza, che ambisce ad un ’certificato’ sempre utile per il futuro, ma pressoché irrilevante per le conseguenze pratiche nel presente; questo per fortuna non vale per coloro che hanno nella comunità cristiana (parrocchia, movi-mento, associazione) un riferimento reale grazie a legami continui e svariati che costituiscono l’alimento e l’e-spressione della propria vita di fede”.

Proprio davanti a tale realtà ogni comunità parrocchiale è chiamata a rispondere alle necessità e ai bisogni dei ragazzi, troppo spesso convinti che la santa cresima “s’ha da fare”, un po’come la scuola dell’obbligo. “Proprio perché la preparazione catechistica al sacramento è solo un aspetto e uno strumento tra gli altri - continua don Walter Amaducci - fin dalla terza elementare esortiamo fortemente i ragazzi ad inserirsi in una delle attività che la parrocchia propone come cammino formativo permanente. A san Pietro vengono proposte le esperienze dell’Agesci e dell’Azione Cattolica. Tali gruppi - sottolinea don Amaducci - non subentrano, pertanto, come attività del post-Cresima, ma si affiancano all’itinerario catechistico come ambito educativo altrettanto prezioso se non ancora più determinante.

L’esperienza mostra che, tolte alcune famiglie fortemente radicate nell’esperienza di fede e inserite in parrocchia o in qualche movimento ecclesiale, non esistono di fatto per i ragazzi proposte efficaci di continuità formativa capaci di mantenere e alimentare il senso di appartenenza gioiosa e convinta a Cristo e alla Chiesa al di fuori di un’attività associativa. I problemi e le difficoltà legate al processo di crescita e al più ampio contesto delle sollecitazioni esterne non spariscono, questo è ovvio, ma possono essere individuati, riconosciuti e avviati a soluzione con proposte precise, proprie di un’esperienza vissuta che ha nei ’discorsi’ una didascalia molto utile, ma solo complementare”.



Barbara Baronio
CC XLI n. 21 – 23 maggio 2008 – p. 5






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