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Pastorale giovanile



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PASTORALE GIOVANILE


Sono trascorsi due anni da quando il Vescovo Luigi presentò e consegnò agli educatori il documento «La pastorale giovanile» (23 nov. 1987).
La Consulta Diocesana per la Pastorale Giovanile, in questo inizio di anno pastorale, ha inteso sollecitare tutti gli educatori dei gruppi giovanili ecclesiali a non accantonare queste linee fondamentali, ma a farne continuo specchio di riferimento. Sono stati ripresi come oggetto di verifica i cinque cardini dell’esperienza di gruppo:

1. Ascolto e interiorizzazione della Parola di Dio
2. La vita sacramentale
3. Comunione gerarchica
4. La testimonianza di carità
5. Missione evangelizzatrice

Questi che chiamiamo cardini non esauriscono la pastorale giovanile. Va ricordata innanzitutto l’impostazione essenzialmente vocazionale dell’esistenza cristiana, il problema della rievangelizzazione a tutti quei giovani che si sono distaccati dalla vita della comunità cristiana (con l’importanza che assume a questo proposito la pastorale dell’ambiente), la questione acutissima del rapporto Chiesa-mondo, fedestoria, cioè della presenza dei cristiani nella società e in ogni ambiente; va tenuto presente, infine, il forte legame che tanti giovani mantengono con la Chiesa pur esaurendolo spesso nella partecipazione alla S. Messa domenicale che pure rimane, per tutti, il fulcro del cammino di fede.

La priorità della scelta riguardante i cinque cardini si motiva col bisogno della solidità del soggetto che propone e della chiarezza dell’esperienza proposta: l’orientamento di tutta la persona a Cristo e la consegna a Lui della propria esistenza significa essenzialmente la scoperta del mistero della Chiesa e del proprio vitale inserimento in essa.

Per tale ragione la provvidenziale coincidenza di questo recupero con il tema proposto dal Papa per la quinta giornata mondiale della gioventù che si celebrerà nelle diocesi la prossima domenica delle Palme 1990 «1 giovani alla riscoperta del mistero della Chiesa» ha portato la Consulta a operare una scelta di metodo; fare del tema della giornata mondiale l’oggetto principale di uno studio e di una riflessione da condurre innanzi tutto insieme agli educatori, per poi arrivare ad un momento celebrativo che veda presenti e partecipi i giovani dei nostri gruppi.

Quella di un rapporto più costante tra Consulta ed educatori si è confermata come una vera necessità, e ripercorrere questa via significa anche perseguire con maggiore costanza gli intenti della Consulta stessa:
- favorire momenti di comunione, di unità tra le diverse esperienze della nostra diocesi
- verificare i contenuti della propria proposta con le attese e le indicazioni dei Pastori (Papa e Vescovo) perché quella che viene chiamata esperienza cristiana sia davvero tale nella sua impostazione.
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Anche la sottolineatura del momento vocazionale rimane un obiettivo costante del lavoro della Consulta e dell’azione educativa nei gruppi, in particolare per queste tre ragioni:
- la vita di fede è innanzi tutto e sempre un incontro personale con Gesù Cristo e risposta ad un suo progetto che ci precede
- l’età della giovinezza è il momento delle grandi scelte, degli orientamenti di solito decisivi
- questo accade a giovani costretti spesso ad andare contro corrente, a reagire con fatica agli assalti di un paganesimo post-cristiano dalla scorza dura, che ha alleati anche in seno alla propria famiglia, che chiude sovente l’esperienza del gruppo ecclesiale in una forma di vero isolamento.
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Se pertanto va rilevato che non sono pochi i giovani costantemente impegnati in esperienze di gruppi ecclesiali (quasi tremila giovani partecipano ai momenti proposti dai gruppi parrocchiali, dalle associazioni e dai movimenti) la loro presenza attiva nella Chiesa e nella società ha bisogno di ulteriori richiami e aiuti, dal momento che essi «sono di fatto, e devono venire incoraggiati ad esserlo, soggetti attivi, protagonisti dell’evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale» (Christifideles Laici n. 46).

Tra le minacce da arginare e respingere, molto insidiosa è quella della soggettivizzazione della fede che porta a ritagliarsi un cristianesimo secondo i propri gusti. L’urgenza avvertita indistintamente come decisiva è quella di avere educatori disponibili ad accompagnare i giovani nel loro itinerario formativo, disposti a condividere con loro i momenti proposti, a spendere più tempo e soprattutto a spendere se stessi nella medesima sequela di fede.

Walter Amaducci
CC XXII n. 45 – 23 dicembre 1989 - p. 6





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