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In memoria di don Dante Moretti



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IN MEMORIA DI MONS. DANTE MORETTI


Pronto e combattivo fino all'ultimo, debitore alla vita senza timore di guardare in faccia alla morte: dire che don Dante è stato vigilante è ancora poco, sospettare in lui un minimo e pur comprensibile cedimento alla rassegnazione è impossibile. L'attesa di quell'incontro definitivo col Signore che nella vita e nell'insegnamento ha orientato il suo futuro dandogli il bene inestimabile di una meta precisa e luminosa, è stata per questo missionario nato un continuo avvento, vissuto all'insegna dell'operosità e della dedizione tenace al suo campo di lavoro.

Nato a Gattolino di Cesena il 6 agosto 1930, in una famiglia di profonde radici cristiane e vivaio di forti vocazioni all'apostolato, era entrato ragazzo nel seminario diocesano e, completati gli studi filosofico-teologici nel seminario regionale di Bologna, era stato ordinato sacerdote il 15 agosto 1953. Successivamente avrebbe completato i suoi studi specializzandosi in Psicologia al Pontificio Ateneo Salesiano e in Teologia della famiglia all'Istituto Giovanni Paolo II di Roma.

Vice direttore all'Istituto Almerici, insegnante in Seminario e Vicario coadiutore a Gambettola fino al 1963, si rese immediatamente disponibile alla richiesta di una presenza missionaria nella giovane diocesi di Cartago, in Colombia, dove divenne punto di riferimento autorevole nella impostazione e nella guida di una pastorale della famiglia a livello diocesano.

Quando, alla fine degli anni '80, la presenza dei nostri sacerdoti fidei donum fu concentrata nella diocesi venezuelana di Cumanà, don Dante portò in quella Chiesa l'entusiasmo e l'esperienza di un lungo lavoro di pastorale familiare, che culminò nella realizzazione del centro Mundo nuevo.

Prima dell'aspetto organizzativo, fu sua premura assicurare una base formativa soprattutto agli operatori della pastorale familiare; varie pubblicazioni testimoniano lo spessore teologico-pastorale del suo pensiero e lo zelo apostolico della sua attività.

Il suo rientro in diocesi, dovuto a gravi problemi di salute, ha segnato il tratto di salita del suo calvario. Più di una volta, dopo avere visto profilarsi la fine, ha potuto riprendersi in maniera sorprendente e ritornare a quelli che giudicava i suoi "compiti" del momento. Ben nove interventi durante la recente celebrazione del Sinodo hanno rivelato il suo senso di responsabilità attiva nei confronti della propria comunità diocesana, come la partecipazione agli incontri presbiterali (fino all'aggiornamento del clero e alla festa di san Mauro del 21 gennaio scorso) ha mostrato la sua appartenenza al Presbiterio caratterizzata da una fedeltà ai limiti dell'eroismo.

Una testimonianza di fede adamantina, di amore alla vita e di offerta del dolore, di rigore e di esigenza verso se stesso, di inflessibile senso del dovere, ha brillato come lampada agli occhi di tanti, ha stupito ed edificato chi lo ha accostato.

La solida lezione che la vita e la morte di don Dante Moretti hanno impartito, attende di essere ripresa e meditata in profondità, nei giorni che verranno, di essere rivisitata da chi lo ha stimato ed amato, di essere proposta anche a coloro che non hanno avuto il dono di conoscere e sperimentare la sua premura di padre e di maestro, di fratello e di amico.

Walter Amaducci
CC XXXII n. 5 - 6 febbraio 1999 - p. 12





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