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Un popolo in festa con la sua Madonna



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UN POPOLO IN FESTA CON LA SUA MADONNA

La devozione popolare verso la Madonna fiorisce da duemila anni in tutto il mondo con una fedeltà e una freschezza tali da sfidare gli schemi più solidi e le previsioni più elaborate.
C’è un «istinto di fede» che soprattutto nei momenti di confusione e di smarrimento porta la gente a cercare la direzione della speranza e a trovare il riparo sicuro per il presente, dal quale ripartire per progettare e costruire il nuovo.

Questa gente è il popolo: un’aggregazione che non ha bisogno di aspettare dai distillatori di ideologie o dai luminari della filosofia e delle scienze sociali la propria carta di identità, come la famiglia, chi del popolo è cellula viva e primaria, di tutto ha bisogno fuorché di essere re-inventata.
Quando un popolo non è più tale intristisce alla deriva, oppure il proprio malessere esplode e il bisogno di sopravvivere cerca a tentoni le radici perdute dell’appartenenza.

La memoria del proprio passato può diventare, allora, un nutrimento riscoperto e bramato ma con le terribili insidie del nazionalismo e dell’esasperazione razzista, frutti della miopia, della chiusura egoistica e spesso della paura.

Quando una persona è debole, quando un gruppo umano si sente insicuro e umiliato finisce per sopportare chi, dopo tutto, gli garantisce “le cipolle, i porri e le pentole della carne”: il faraone di turno è preferito addirittura al rischioso prezzo della libertà.

Madonna del popolo: quattrocento anni fa il popolo cristiano della nostra terra cesenate era attanagliato da preoccupanti e perfino drammatiche condizioni sociali, economiche e ambientali e i suoi capi non erano, a quanto si sa, molto diversi da quelli dei nostri giorni quanto a disinteresse personale e sollecitudine per il bene comune... Ma sopra tutti e al di sopra di tutto non poteva mancare la premura vigile della Madre di Cristo, della Mamma del Dio incarnato che aveva «posto la sua tenda in mezzo a noi» (Gv 1,14).

«Voi siete il popolo che Dio si è acquistato» (cfr 1 Pt 2,9). Ciò che nella natura faceva e fa dell’umanità un solo popolo è l’appartenenza a Dio Creatore e Padre.

Ciò che restituisce l’appartenenza a Dio di un’umanità alienata, frantumata e rissosa, è la Redenzione di Gesù, unico salvatore dell’uomo: «a caro prezzo siete stati comprati!» (1 Cor 6,20).
E Lui, il Dio crocifisso, mentre innalzato sta attirando tutti a sé, pronuncia le parole «Ecco il tuo figlio... ecco la tua madre». Lei che ce lo aveva dato tessendolo della propria carne e del proprio sangue, ci è da Lui donata perché ad ogni generazione possa ripetersi il miracoloso parto: perché Maria possa generarlo nel cuore di ogni credente, farlo crescere nelle case, accompagnarlo trepidante per le strade e sulle piazze della città, custodirne la presenza vivente in ogni chiesa in cui il popolo di Dio sperimenta la propria verità, la celebra e trova l’alimento di grazia per continuare ad esserlo ovunque.

Un popolo non può appartenere a se stesso: chi lo sostiene e lo proclama, facilmente è un demagogo, quando addirittura, in modo spudoratamente menzognero, non fa del popolo una «cosa» propria da usare, consumare e gettare.

«Voi sarete il mio popolo ed io sarò il vostro Dio»: la Vergine Maria, Madonna del nostro popolo è stata in passato custode di questa reciproca appartenenza; possa esserlo ancora oggi, possa suscitarne la nostalgia in chi cerca altrove legami vitali e soprattutto in chi sta perdendo la speranza.

Walter Amaducci
CC XXVII n. 14 – 16 aprile 1994 - p. 1





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