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Walter Amaducci: Articoli



I mesi estivi



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LE NOSTRE COMUNITÀ DURANTE I MESI ESTIVI

Il tempo delle vacanze non deve essere una trappola
L’impegno educativo per i ragazzi e i giovani
L’esperienza dei campi scuola e dei centri estivi


Ragazzi e giovani delle nostre Comunità, in massima parte studenti, associano automaticamente il periodo estivo da poco iniziato all’idea di «vacanza», di «tempo libero» a disposizione, in misura totale o quasi.
Non mancano eccezioni: gli studenti ancora impegnati con gli esami, i giovani lavoratori a tempo pieno e quelli che hanno voluto (o potuto) inserire il lavoro tra i programmi delle loro vacanze.
In molte parrocchie e associazioni l’estate registra la sospensione di molte attività, in particolare di quelle legate alla catechesi.

Così 1’incontro di gruppo» che costituisce un po’ il perno di tutti i momenti che i giovani vivono comunitariamente come appuntamenti generativi ed espressivi della loro vita di fede, raramente viene riproposto, magari con modalità diverse rispetto al ritmo ordinario.
Più che una scelta è proprio l’estate frastagliata e diversificata nelle sue proposte di riposo e di esodo ad imporre «ritmi diversi» principalmente alla parrocchia.
Per ragazzi e giovani studenti, in ogni caso, l’equivoco della «vacanza» da tutto ciò che impegna per nove mesi, costituisce una micidiale trappola.

Vari parroci rilevavano, poco tempo fa, che da questo esodo estivo molte facce giovanili non fanno più ritorno. Questo significa che l’allentamento delle attività finisce per coincidere con l’allentamento di un rapporto: il rapporto educativo che la comunità cristiana mette in opera tramite i sacerdoti, i catechisti, gli educatori e gli adulti in genere. Permane e risalta in modo nitido il ruolo dei genitori e della famiglia, primo ambito educativo cronologico e qualitativo; ma tale risalto ha anche un risvolto problematico o negativo laddove genitori e famiglia, sul piano della fede, risultano carenti se non addirittura ostili.

C’è una sfida, allora, che l’estate lancia ad ogni comunità a riguardo del mondo giovanile, costringendo ad alcune verifiche.
La prima è proprio sull’immagine dell’educatore il quale non può essere che «a tempo pieno», in un rapporto senza interruzioni, disposto a farsi carico del percorso e dei tempi di crescita globale di ciascuno dei ragazzi del gruppo guidato.
Un secondo aspetto che va verificato è quello del rapporto tra la catechesi e gli altri momenti che la comunità propone: la preghiera, i sacramenti, la carità, la testimonianza missionaria in ogni ambito di vita; questi non ammettono sospensioni, non possono accettare la mentalità della vacanza.

Inoltre la visione «cattolica» del cristiano può, proprio dall’estate, ricevere uno stimolo molto forte. L’insistenza del legame concretissimo del fedele con la sua comunità particolare visibile (parrocchia, associazione, movimento) non può tradursi in un senso di estraneità e di sradicamento quando le condizioni della vita (in questo caso le ferie, i viaggi,...) portano a vivere altrove. In particolare la pedagogia della preghiera, della carità, della testimonianza e di quell’appuntamento centrale, sorgivo e culminante che è la Liturgia Eucaristica, cuore del Giorno del Signore, trova un significativo riscontro nel periodo estivo.

Ogni ragazzo sa, per altro, che l’estate offre alcune opportunità tipiche e provvidenziali per un’esperienza di crescita integrale nel cammino di fede e per un approfondimento di consapevolezza delle «ragioni» della fede stessa. Mi riferisco ai campi scuola, ai centri estivi e ad altre proposte analoghe tutte caratterizzate dalla convivenza di vari giorni, da espliciti itinerari educativi, da intensi momenti di comunione nelle inscindibili dimensioni verticale (preghiera, riflessione, catechesi,...) e orizzontale (la carità quotidiana dell’accoglienza reciproca, la condivisione, il servizio,...).

Sappiamo bene che non è il semplice ritrovarsi e convivere a costituire l’elemento di novità e di valore. La chiarezza della proposta emerge dai contenuti trasmessi e, giova ripeterlo, dalla presenza, disponibilità e maturità degli educatori.

A queste condizioni, pur tenendo conto del «respiro corto», di una frequente riduzione all’effimero di molte esperienze da parte dei ragazzi e dei giovani di oggi, così aperti in un certo senso a tutto ciò che di «significativo» incontrano, ma anche così abili ad assemblare tra loro esperienze contraddittorie, il periodo estivo si presta, ancora una volta a preziosi investimenti di tempo, di entusiasmo, di fatica e di pazienza per la crescita delle «persone». Centri estivi e campi scuola sono una leggibile testimonianza di una preferenza data da molta gente all’essere più che all’avere; pur in mezzo a tante ambiguità c’è ancora chi non si accontenta di una filosofia dell’immagine o del consumo indotto e può trovare accanto a sè sacerdoti, catechisti, educatori pronti ad una semina senza tirchieria e piena di speranza.

Walter Amaducci
CC XXVII n. 25 - 2 luglio 1994 - pp. 1.11





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