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Pentecoste: la sfida del Vangelo



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PENTECOSTE: LA SFIDA DEL VANGELO

CONTRO L’IMPRESA TITANICA E DISPERATA DELLA COSTRUZIONE DI BABELE


È Pentecoste. Facciamo memoria di ciò che accadde quel giorno. Proprio quei fatti, oggi come allora, hanno il potere di squarciare il velo sulla verità. E dalla Verità vivente riascolteremo l’invito: «Seguitemi!» nella solida concretezza dell’impegno per l’oggi.

Il fragore di vento e le lingue di fuoco all’esterno, la chiarezza e la forza nell’anima dei discepoli, la diversità delle lingue superata per una mirabile comunicazione tra i presenti, Babele da dimenticare, una nuova città da costruire...

La Chiesa nata dal costato del Redentore dopo i cinquanta giorni è svezzata e comincia la sua prima opera: l’annuncio del Vangelo. Come Gesù, suo Signore («convertitevi e credete al Vangelo») la Chiesa ha una notizia bella da dare, una parola che salva: è il medesimo Vangelo di Cristo che lo Spirito Santo fa assimilare agli annunciatori («Egli prenderà del mio...») e consente agli uditori di comprendere, accogliere e vivere con frutto.

«L’annuncio del Vangelo è il centro che orienta, unifica e dà impulso a tutta l’azione pastorale della Chiesa italiana» (CEI 18 maggio ‘93).
La nostra Chiesa di Cesena-Sarsina è particolarmente e decisamente impegnata in questa nuova evangelizzazione: è la grande fatica del momento, è la sfida che il presente ci lancia e che noi raccogliamo. C’è una folla anche davanti a noi, che per tanti aspetti sta ripetendo l’impresa titanica e disperata della costruzione della sua Babele; la disperazione di domani oggi si chiama illusione: l’illusione di fare a meno di Cristo «pietra scartata dai costruttori» eppure indispensabile fondamento; «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori».

La scristianizzazione avanza sulle scorrevoli piste dei mass media, anche se tutti sappiamo che non sono gli strumenti a dover essere `demonizzati’; essi rivelano la forza terribile della menzogna e dell’inganno, il passo zoppicante delle verità malate... e la grande debolezza degli individui utenti, delle famiglie, minacciati e vulnerabili proprio quando si sentono padroni della situazione.

Tra le convinzioni più diffuse ed ingannevoli oggi, risultano assai temibili il relativismo e l’indifferenza: («La verità di Dio? una buona eredità da non buttare... ma non certo l’unica! Gesù Cristo? uno dei grandi da ascoltare ma senza esagerare: «Io sono la Verità»? per favore! siamo ragionevoli...) la ragionevolezza esaltata è quella di un unico ampio sentire, delle stesse parole ripetute: Scandalo! Moralità! Pulizia! Rinnovamento!

Ma si può parlare la stessa lingua e non capirsi, usare le medesime parole e rimanere frantumati! Che contenuto hanno tra noi le parole: uomo, famiglia, amore, gioia, destino, valore, vita... che cosa significano per questa folla variegata?
Su quali risorse è riposta la speranza per il domani?
«Se il Signore non custodisce la città...».
Lo Spirito è il Maestro interiore che ci insegna che cosa significa essere Chiesa, ma ancor di più ne è l’artefice: è l’edificatore della comunità cristiana, è Lui che ci fa Chiesa mediante la Parola, i Sacramenti e la guida dei Pastori.

Rinate dall’acqua e dallo Spirito, quelle povere creature che siamo noi diventano l’esperienza storica dell’umanità rinnovata. Già ora «gente santa», cioè salvata e santificata, col germe della vita nuova che tende alla perfezione della carità, cioè alla santità. ‘Gente santa’ non ancora ‘perfetta’, ma che di questo non si meraviglia, perché sa di dover lottare quotidianamente e sempre col male che sgorga da dentro prima ancora che investire da fuori: ma sa anche che per il dono della fede e della speranza, nessuna impresa diventa impossibile (‘Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?’).

A questa speranza di novità oggi il mondo desidera credere: sta ai cristiani mostrarne la possibilità riaffermando con la vita che fratelli ci si ritrova solo nella scoperta e nell’accoglienza del Padre comune. Lo Spirito opera: come non gioire scorgendo i segni della sua azione? Qualcosa di nuovo si sta muovendo nella nostra società? Rallegriamocene!, ma non tanto per l’ampiezza delle convergenze che si realizzano nella costruzione della città dell’uomo, quanto piuttosto per l’eventuale sintonia di ciò che si progetta con la volontà di Dio; perché solo il vero e il buono che Cristo chiama tali lo sono per davvero.

Walter Amaducci
CC XXVI n. 21 – 29 maggio 1993 - p. 1





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