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Walter Amaducci: Turroni

Turroni.    


La Voce di Romagna
Lunedì 14 Febbraio 2011

QUEL 13 MAGGIO A SAN PIETRO
La guerra toccò Cesena ed i suoi luoghi sacri

di Paolo Turroni



"Dall'alto del Monte la solenne basilica mariana, perla della badia benedettina, assiste come impietrita al suo ritorno. Per ora intatta, essa avverte soltanto note sinistre di un presagio. Il curato invece ha gli occhi già sbarrati per quell'azzurro sbagliato al posto dell'abside, nella chiesa di San Pietro. Quell'azzurro del cielo di maggio gli trafigge il petto e gli leva il respiro. La cavallina al termine del viaggio accelera il passo, riconosce i tratti della strada più vicini a casa, ma condivide col padrone l'ansia di un arrivo nuovo. Perché le prime voci non sono più di festa, perché ai saluti si aggiungono pianti e lamenti, e qualche grido mai prima ascoltato. Una piccola folla è raggruppata sul sagrato, le voci si fanno più forti e più spezzate e i singhiozzi non lasciano spazio alle parole. Ora il curato è sceso, ma i suoi passi sono incerti e pesanti. Le gambe e i piedi non obbediscono come lui vorrebbe e anche la vista non è più sorretta dagli occhiali spessi. Lacrime inarrestabili scendono dietro le lenti e quello scenario, ormai totalmente velato, s'imprime in modo indelebile nella sua anima. Quel pianto, che gli mozza ogni parola, colpisce gli astanti come una lama affilata".

Sembra l'inizio di un romanzo, per la qualità letteraria del testo, ed è invece l'incipit di una bella e importante opera storica, Quel tredici maggio a San Pietro (Studi romagnoli, pagine 144, 69 illustrazioni, 20 euro), scritta da Walter Amaducci per illustrare un aspetto finora ignoto della storia cesenate. Era il 13 maggio 1944, quando Cesena provò il primo pesante bombardamento della sua storia. Successivamente, il 29 giugno dello stesso anno, un altro grave bombardamento avrebbe messo a dura prova la città. In quel 13 maggio fu gravemente colpita la chiesa di San Pietro, in antico denominata"in suburbiis", a testimonianza che si trovava nel suburbio, cioò nella periferia, della città.
Di fatto la chiesa di San Pietro, che oggi appare incastonata nel tessuto urbano di Cesena, fino al secondo dopoguerra era immersa nella campagna, e aveva una storia assai antica risalente al Medioevo. Originariamente chiesa di un convento camaldolese, poi chiesa soggetta al Capitolo dei canonici della basilica di San Giovanni in Laterano di Roma, ricostruita nel 1792 nelle forme che ancora aggi si possono vedere.
La sopravvivenza di questa antica chiesa fu messa in pericolo in quel 13 maggio 1944, quando le bombe anglo-americane squarciarono l'abside dell'edificio, devastandone gran parte.
Di questo episodio di storia cesenate inquadrata nel panorama terribile della seconda guerra mondiale, si occupa il volume di don Walter Amaducci, pubblicato dalla Società di Studi romagnoli. Il volume è stato presentato venerdì 4 febbraio nella Sala lignea della Biblioteca Malatestiana di Cesena, alla presenza dell'autore, introdotto da Marino Mengozzi e Claudio Riva. Hanno partecipato Douglas Regattieri, vescovo di Cesena-Sarsina e il sindaco di Cesena, Paolo Lucchi.
Il volume nasce dal fortunato ritrovamento di fotografie inedite, che hanno permesso all'autore, oggi parroco proprio a San Pietro, di ricostruire un vero e proprio "giallo" legato a due grandi tele, opere di Corrado Giaquinto e Taddeo Zuccari, finora ritenute distrutte dal bombardamento: nelle fotografie ritrovate, scattate poche ore dopo l'evento, le tele appaiono danneggiate ma non distrutte. Stando così le cose, che fine hanno fatto queste preziose tele? Un giallo cui il volume di don Amaducci non dà risposte, ma che viene presentato al lettore con grande perizia storica e un'analisi accurata di tutta una serie di documenti precedentemente inediti.
L'elemento più suggestivo della narrazione storica dell'autore sta infatti nell'insieme di documenti che ha messo insieme prima di ottenere le fotografie che hanno permesso l'ultimo passaggio, la riflessione sul destino ultimo delle tele antiche contenute nella chiesa cesenate. Il volume, infatti, si chiude con un'ampia Documentazione in cui si possono leggere quindici contributi, molti inediti, che permettono di osservare nel dettaglio quel terribile evento bellico.
Sono testi che ci fanno riflettere, soprattutto quando sentiamo parlare di danni collaterali in guerre a noi vicine nel tempo ma lontane geograficamente: ad esempio, ecco cosa scrive Giovanni Crociani su quel giorno:
"Premetto che quel giorno, limpido e assolato, alle ore 13:40 circa noi, una dozzina di "aspiranti" dell'Azione Cattolica ci siamo riuniti nel teatro della parrocchia di San Pietro con il direttore Severi Massimo per le prove della commedia I falchetti de la pequena che dovevamo affinare per poi a tempo debito invitare il pubblico alla rappresentazione. Alle 14:00 circa, non avevamo ancora iniziato le prove, quando dal centro città suona il segnale di allarme che invita i cittadini a trovare riparo, chi nei rifugi a questo scopo già predisposti, chi va fuori città se gli aerei dovessero bombardare Cesena (sarebbe la prima volta). Ore 14:10. I ragazzi impauriti cominciano a uscire; chi dal teatro passando attraverso la sacrestia, chi attraverso un piccolo finestrino del palcoscenico... Rimaniamo soli io e Massimo e trovandoci in questa situazione anche noi decidiamo di uscire... Quando siamo a metà della sacrestia, sentiamo l'inizio di un terribile bombardamento... Dall'esterno uno scoppio terribile manda in frantumi le vetrate che stavano sopra le due porte e che di colpo ci vengono incontro cadendo lungo il corridoio senza colpirci... Mi blocco, tutto diventa buio assoluto mentre i bombardamenti continuano. Massimo inizia a pregare con un atto di dolore... ed io lo seguo... lentamente dall'esterno del corridoio mi pare che un fumo nero si alzi pian piano, comincio a vedere una luce che continua ad alzarsi sempre più verso l'alto. "Massimo andiamo che si può uscire" dico io.
Il fascino del libro di don Walter Amaducci sta nel rendere con estrema efficacia la drammaticità di quei momenti, la violenza dei bombardamenti, che vengono addirittura definiti spesso "alleati": ecco, per dire, le parole che il vescovo Beniamino Socche pronunciò il 15 maggio, giorno dei funerali delle tante vittime (circa cento morti), di fronte alla porta del Duomo di Cesena: "Ci ha adunati qui la pietà per questi nostri cari che una barbarie senza nome che segnerà d'infamia i colpevoli nella storia e nei secoli, la più raffinata barbarie che la terra abbia mai visto, ha schiantato in un istante vittime inermi e innocenti, boccioli delicati ed angeli di bimbi, strappati all'affetto di madri straziate".
Oltre all'interesse storico per la vicenda dei quadri scomparsi, la capacità di don Amaducci di rappresentare l'epoca e i suoi personaggi rende questo volume di grandissimo fascino, anche grazie ad una scrittura sempre efficace e di piacevole lettura. Come scrive Marino Mengozzi nella Presentazione: "Questo libro mancava ed era necessario. Succede con le storie coinvolgenti, narrate e disvelate con l'efficacia del metodo, l'immediatezza delle testimonianze e la chiarezza delle argomentazioni".