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Walter Amaducci: Recensione

Recensione.    


GLI EX VOTO DI FIORAVANTI



L'atelier di Ilario Fioravanti - un artista che credevamo di conoscere bene ma che il tempo srotola e manifesta via via e vieppiù - non finisce di stupire: la cosa non meraviglia, anche perché lo stupore è finalità propria dell'arte e figlio della conoscenza dinamica e dell'approfondimento critico. Questo indimenticato e umile maestro cesenate ha praticato pure la tipologia dell'ex voto (oltre a terracotta, scultura, puntasecca, mosaico, vetrata, ecc.), la più popolare delle forme artistiche ma anche quella che sormonta la semplicità espressiva e la povertà di linguaggio con la polisemia che le caratterizza, operativa in particolare a livello di fede e religiosità.

Arriva ora nelle nostre mani un volume che ci introduce ad un Ilario poco noto ma non meno autentico e prezioso: e se un merito va attribuito a questo nuovo lavoro di don Walter Amaducci è proprio quello di svelare non tanto un artista ignoto quanto l'uomo segreto, alle prese con il suo rapporto con il divino, con le declinazioni umane del bene e del male e con i relativi risvolti. Fioravanti esegue le tavolette su input d'autore, nientemeno che Tonino Guerra (un artista così vicino e così lontano da Ilario): è lui infatti a chiedergli nel 2003 la Serie di ex voto reali e immaginari, in terracotta policroma; tali quadretti in seguito saranno donati da Fioravanti al luogo cesenate per natura e storia vocato ad accoglierli: Santa Maria del Monte. Da alcuni anni, scrive Amaducci, "era maturata in lui la decisione relativa a tale donazione, ispirata senza dubbio dalla ricca e celebre raccolta di dipinti votivi custodita presso il santuario della Madonna. La collezione di quelle 704 tavolette costituiva il contesto più adatto e prestigioso per accogliere degli ex voto, anche se in parte immaginari e soprattutto concepiti in funzione di una mostra".

Lo studio, l'analisi e la comprensione di queste 15 tavolette portano l'autore a coglierne valore, somma dei dettagli e profondità del contenuto: per cui "l'opera d'arte passa quasi in secondo piano rispetto allo spessore autobiografico dell'ideazione e della realizzazione di quelle formelle", specie alla luce delle notizie e delle "confidenze comunicate dall'artista" a suo tempo. Il libro si apprezza particolarmente per la completezza grafica e documentale, che comprende schizzi, bozzetti e tavole finali: con il corredo di riferimenti cronologici, determinazione del tempo e del luogo, ricostruzione dell'evoluzione di alcune idee.

Don Walter avverte poi il lettore che "la vera chiave di lettura di tutta l'opera è contenuta in tre formelle d'intonazione mariana le quali, come rivela Fioravanti, "rappresentano un momento della mia vita quando a Lourdes, con il timore di non credere, trovai la risposta ai miei dubbi". Si tratta di tre ex voto autentici, equiparabili a quelli della devozione popolare che esprime la propria gratitudine "per grazia ricevuta". Senza la fede infatti non sarebbe possibile parlare di miracoli o di provvidenza divina, né riconoscere o ipotizzare un intervento della grazia laddove altri si limitano a parlare di caso, fortuna, buona sorte". Poco importa che gli episodi raffigurati siano "reali o immaginari": in essi l'artista "ha scorto, riconosciuto o magari solo invocato un intervento dall'alto, con lo sguardo e la sensibilità dell'autentico credente". Più dell'artista, c'è l'uomo col suo sguardo puro: il credente, il devoto a Maria.

Marino Mengozzi




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Tonino Guerra e Ilario Fioravanti