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Walter Amaducci: Recensione

Recensione.    


LA BIBBIA SI FA TEATRO
CHE EVOCA SCENE E PERSONAGGI DI INTENSA POESIA


Raccolti in un volume i "drammi" di don Walter Amaducci




Quando si legge un testo con intensa partecipazione, personaggi e fatti si animano nella fantasia e prendono consistenza ben oltre le parole, cominciano a vivere di vita propria, si dispongono sul palcoscenico, "agiscono", e particolari appena accennati diventano scene.

Don Walter Amaducci, che oggi è parroco a S. Pietro, ma che ha alle spalle una lunga esperienza di pastorale giovanile, ben conosce il fascino del teatro sui ragazzi ed ha un'autentica vocazione teatrale. La sua "competenza" biblica va oltre la finezza dell'esegesi e diventa, nell'impegno di comunicare il messaggio della sacra Scrittura, catechesi che ricorre alla drammatizzazione delle grandi pagine del testo "a cui ha posto mano e cielo e terra". Intuizione felice, che negli anni Ottanta produsse i testi che ora abbiamo fra le mani e che furono rappresentati, e lo sono ancora, con successa Ma c'è da dire subito che se all'inizio l'intento didattico ha, forse, prevalso, poi, come può accadere, il daimon apollineo, senza tradire il progetto primitivo, gli mette dentro un lievito nuovo, fa dei personaggi non solo dei portatori di verità, ma dei grumi di emozioni, dei nodi complessi di sentimenti e di intense contraddizioni: il fascino del peccato, il tormento del dubbio, la dimensione privata delle grandi e costose scelte. Ecco allora il dramma di Eva, Maria, Adamo, Satana e Gabriele, dove la nostra progenitrice fa l'elogio della libertà senza limiti, come certe femministe del 68 ("diventare padrona della mia vita, padrona del bene e del male, appartenere solo a me stessa. Sentirmi mia").

Nel "Ritorno dei magi" don Walter, sacerdote di buone letture, introduce il coro della tragedia greca nell'epilogo, con il suggestivo monologo della Storia, che giudica: Erode, complice e vittima ad un tempo /dell'orgoglio stregato di dominio che sempre alletta promettendo /poi lega mani e cuore / e fugge abbandonando / traditore.

Di alta drammaticità lo scontro fra Erodiade e Giovanni Battista: L'amore in balia degli istinti è un pugno di sabbia che stringi tra le dita / "Se proprio quella sabbia dovrà cadere, motivo in più per godere il presente finché l'hai in pugno", "L'ora delle tenebre" mette in scena Lazzaro, Marta, Maddalena e Giovanni. II vero protagonista è Giuda, che cerca di difendersi adducendo il ruolo assegnatogli dal piano di Dio. Ma nel monologo finale confessa: Trenta denari, un bacio... ed una corda./ il magro raccolto della mia stagione... Io sono chi ho voluto essere. E invoca pietà: Che di pietà s'abbracci / non solo chi si inganna est smarrisce / ma assai di più chi con le proprie mani /si strappa il cuore / si violenta e muore.

Un altro personaggio che è entrato nella letteratura è Pilato. Ne "La tomba vuota", forse il più rappresentato di questi drammi di don Walter, i veri testimoni della resurrezione di Cristo sono le guardie; ma la pagina più bella è il monologo di Pilato nel sepolcro di Gesù: "Vorrei sapere quale misterioso richiamo mi attira / come assassino sul luogo del delitto... Queste mani adesso mi bruciano /come se le avessi immerse nel suo sangue".

"L'attesa dello Spirito" (della Pentecoste) ci rappresenta le ansie, i dubbi dei discepoli spauriti, vinti dal gran soffio, potente come un rombo. In "Un volto di Lei", a un certo punto, Luca, l'Evangelica dice: Non è l'emozione il terreno del credere. In verità Colui che ci cerca e che ci dà la caccia non risparmia nessuna facoltà dell'uomo, neppure quella che oggi gli psicologi chiamano "l'intelligenza emotiva".

Il volume, pubblicato dalla Stilgraf, si chiude con la delicata figura di Orabile Malatesta, col suo sorriso velato, apparsa alla fantasia dell'autore sulle rovine suggestive- del castello di Giaggiolo, che fu sua dimora: la moglie del celebre Paolo, amante di Francesca da Polenta, ha un'esistenza umbratile, che don Wa1terAmaducci trae dalle antiche carte e memorie, per farne un umanissimo personaggio, come se lei stessa fosse venuta a bussare alla sua anima. Parla di Dante Orabile con la figlia Margherita. Chiusa nel suo pudore femminile, nella sua cristiana pietà, ci parla prima nel Prologo, poi nell'Epilogo: Le donne tacciono in disparte / ascoltano in silenzio, mansuete / merce di scambio, vittime immolate /, tessitrici di vita destinate / agli strappi, ad esser lacerate.... Sorprendente conclusione di questo libro di drammi, popolato di figure che lasciano nel lettore una lunga eco, al di là del messaggio di un Dio che si fa cercatore amoroso dell'uomo, tema di fondo delle nove pièces sacre qui raccolte.

Giovanni Maroni

Corriere cesenate
Rubrica Cultura
Venerdì 10 gennaio 2003