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Walter Amaducci: Recensione

Recensione.    


PREMESSA




I sette drammi sacri raccolti in questo volume risalgono ai primi anni Ottanta. Tutti furono scritti per essere immediatamente rappresentati e in qualche caso i personaggi furono addirittura introdotti tenendo conto degli interpreti, a loro volta già individuati. Per tale ragione nutro un senso di gratitudine e di nostalgia per quel gruppo di "attori" che mi offrì stimolanti opportunità nel campo della sacra rappresentazione. Basti ricordare che i primi tre drammi furono composti e messi in scena nel 1981, nel giro di pochi mesi.

I testi si susseguono secondo un ordine logico e non in base alla data di stesura; l'ultima delle composizioni a contenuto sacro qui riportata intitolata Dialoghi di Emmaus, è del 1988. Negli anni successivi le rappresentazioni di alcuni drammi sono state replicate, in genere da compagnie teatrali differenti e in luoghi disparati. E stata soprattutto questa rivisitazione a convincermi dell'opportunità della loro pubblicazione, tenendo presente in particolare 1'attività teatrale amatoriale di alcuni gruppi giovanili interessati anche a questo genere di contenuti. Il soggetto sacro dei testi attinge quasi sempre alla fonte del Nuovo Testamento e i personaggi sono per lo più molto noti. Altrettanto note sono le questioni dottrinali o esistenziali affrontate, le implicanze morali dibattute e le riflessioni spirituali di volta in volta privilegiate. Per tale ragione non ho ritenuto necessario premettere introduzioni o citare espressamente i passi e i libri della Sacra Scrittura a cui gli avvenimenti e i personaggi fanno riferimento.

Alcuni dialoghi "impossibili" sono intenzionalmente funzionali illustrazione dell'argomento e affrontano, con libertà assoluta dai vincoli del tempo e dello spazio, il cuore della problematica discussa; in tali casi l'anacronismo funge da provocazione abbastanza ovvia e consente una semplificazione dei termini senza tradire - almeno si ,spera - il rigore e la sostanza del contenuto dottrinale. L'ultimo è un dramma storico, di carattere assai diverso. La protagonista è Orabile Beatrice dei conti di Giaggiolo, moglie di Paolo Malatesta di Rimini, il ben più celebre consorte ucciso insieme alla cognata Francesca da Gianciotto Malatesta, fratello e marito dei due amanti adulteri. Paolo e Francesca si stagliano talmente nell'immaginario collettivo, grazie all'arte suprema di Dante, da lasciare ben poco spazio alle figure di contorno.

Soltanto una paziente ricerca e un appassionato interesse, o almeno una buona dose di curiosità, sono in grado di fare emergere dallo sfondo l'esile figura storica di Orabile. Sono state proprio queste leve che mi hanno consentito, in tempi relativamente brevi, di alzare il sipario sulla vicenda personale della contessa di Giaggiolo e sui contorni tragici degli eventi che squassarono la sua famiglia, anche se soltanto il primo di questi la investì direttamente.

Il percorso di ricerca - che nel 1998 è sfociato nella composizione teatrale - è in qualche modo da ripetere, tramite una previa documentazione, da parte di chi voglia comprendere appieno le espressioni del dramma di Orabile. A tale proposito ho ritenuto indispensabile mettere a disposizione le notizie e le informazioni fondamentali per la ricostruzione del contesto storico.

W. A.