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Walter Amaducci: Recensione

Recensione.    


MONSIGNOR WALTER AMADUCCI HA SCRITTO UN NUOVO DRAMMA

Galla Placidia,
quando Ravenna era capitale dell'impero


Tutti, bene o male, conosciamo quell'area benedetta di San Vitale a Ravenna: se non altro per l'acuto contrasto fra la monocromia esterna dell'antico rosso mattone e lo sfavillio paradisiaco dell'interno arredo musivo, documento mirabile della bellezza sulla terra. Ma in quel luogo il contrappunto giunge al diapason per la prossimità della basilica al piccolo edificio cruciforme immortalato al nome di Galla Placidia, cui è toccato un raro destino: la fama del personaggio usurpata da quella del monumento, il profilo storico fuso nel simulacro artistico. Aelia Galla Placidia: chi era costei? Nata a Costantinopoli nel 392 dall'imperatore Teodosio I e da Galla (figlia dell'imperatore Valentiniano), sorellastra di Arcadio e Onorio (imperatori d'Oriente e d'Occidente), sposò dapprima Ataulfo (cognato di Alarico) e poi Costanzo, dal quale ebbe i figli Onoria e Valentiniano.

Resse, per conto del figlio, l'impero d'Occidente; imperatrice dinamica e di assoluto rilievo, si dedicò con fervore al culto adoperandosi attivamente in costruzioni e restauri di molte chiese. Vissuta a Ravenna per lungo tempo, seguì in prima persona i fatti politici e le vicende ecclesiastiche, coadiuvando il papa in difesa dell'ortodossia della fede cristiana; non temette di pugnare contro pagani, ariani, pelagiani e monofisiti. Morì a Roma nel 450 e fu sepolta nel mausoleo della casa imperiale presso San Pietro in Vaticano. Fu dunque una donna acuta e tattica, lucida nel disegno politico, capace d'influenzare il marito goto e di tollerarne l'ariariesimo pur di favorire la sua integrazione nella romanità. Anche Orosio ne loda la purezza della fede, implicandola nell'opera di cristianizzazione dei barbari.

A questa notevole figura femminile è dedicata un'opera teatrale scritta da don Walter Amaducci. Diciamo subito che l'autore non è nuovo al genere drammatico, anzi: risale infatti al 2002 il volume Drammi, raccolta di nove pièces a soggetto biblico concepite certamente fra passione personale, intuizione educativa ed esperienza pastorale, testi peraltro oggetto d'iterate e fortunate rappresentazioni. Il nostro monsignore aggiunge un altro titolo alla sua produzione editoriale, che si caratterizza per l'attraversamento di più generi. Galla Placidia è un dramma sorprendentemente maturo, misurato e circolare, ponderato nella cifra del contenuto e del messaggio: il primo incastonato con fedeltà storica, il secondo volutamente (manzonianamente, si direbbe) rilevato; senza tacere la padronanza dialogica dei personaggi, intrecciati e caratterizzati con sapienza. E sempre con lo sguardo puntato ai risvolti moderni di tempi e temi che oltrepassano di molto il millennio ma che si legano all'attualità con evidenza sconcertante: perché sottilissimo appare il diaframma che separa tardoantico e postmoderno, accomunati da dialettiche storiche, culturali e religiose ben definibili in coppie antinomiche (oriente e occidente, cristiani e pagani, barbarie e civiltà, pace e violenza).

I caratteri e gli attributi di questo componimento sono molteplici, perciò qui non sunteggiabili (il lettore troverà il volume, corredato di belle immagini a colori e con una scheda di Cetty Muscolino sul mausoleo, in libreria o all'Editrice Stilgraf: lo legga e non se ne pentirà!). Ma un aspetto non posso tacere: lo spessore letterario di lingua, stile e verso (prevalente l'endecasillabo). Basti il monologo d'apertura (di acuta forza interiore}, ambientato all'esterno del mausoleo ravennate, col quale Galla Placidia si rivolge al suo immortale monumento: "Sei dunque tu, minuscolo tempietto, / l'icona che mi celebra nel tempo. Chi esiterebbe a fare la sua scelta / tra marmi risplendenti e laterizi, / tra un palazzo imperiale e un mausoleo?".

Marino Mengozzi



WALTER AMADUCCI, Galla Placidia, Cesena Stilgraf, 2007.