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Walter Amaducci: Recensione

Recensione.    


QUALCHE COSA DI GRANDE


di Gianfranco Amati


Mons. Walter Amaducci è autore di numerose pubblicazioni. Egli gioca una grossa partita con Benedetta con questo libro, che ha la forma letteraria di un dramma teatrale, composto da prologo, due scene e da un epilogo. Lo ha scritto dopo un lungo processo di maturazione durato anni fino alla lettura degli Scritti, come ha rivelato alla presentazione del libro a Sirmione l’8 agosto ed a Dovadola il 9. “È stato al termine della lettura degli Scritti completi di Benedetta – ha detto l’Autore - che ho trovato stimolante e quasi provocatorio un interrogativo del grande Enrico Medi: «Si raccolgono le sue lettere, si commentano gli arcani fatti della sua esistenza, si ascolta la voce di quanti a lei sono stati vicini, ma la domanda resta sospesa, tremante: Benedetta Bianchi Porro, tu, proprio tu, chi sei?». Il mio interesse per il dramma teatrale ha individuato una possibile modalità di risposta al quesito, una via concreta tra le tante percorribili per giungere ad una sintesi. L’intento è quello di offrire una prima im-magine di Benedetta e della sua straordinaria avventura a chi conosce poco di lei, ma anche quello cogliere o almeno di avvicinarsi il più possibile al nocciolo della questione, cioè a quel segreto che consente di trasformare ogni esistenza e ogni attimo dell’esistenza in “qualche cosa di grande”.

L’Autore affronta un problema chiave: “Chi è Benedetta?” È perfettamente consapevole che ci sono molte Benedetta. C’è quella dei puri dati cronologici, c‘è quella che cerca di capire se stessa. Lo si ricava da quello che dice, da quello che scrive. C’è un’altra Benedetta ancora che è quella vista dagli amici che hanno vissuto alcuni eventi della sua vita e che hanno dialogato con lei. C’è poi un’ulteriore Benedetta di coloro che non l’hanno mai conosciuta personalmente, ma solo attraverso gli scritti, le testimonianze, le biografie ed i numerosi studi che sono stati fatti. In tutti questi casi ci troviamo di fronte a delle interpretazioni perché tutti i dati disponibili, diretti e indiretti, prossimi e remoti, portano a delineare un quadro, più o meno pre-ciso, ma fino a che punto attendibile? L’A. è perfettamente consapevole di questi limiti conoscitivi che possono essere sintetizzati, come fa l’autore del libro, dall’espressione paolina: “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto” (1 Cor. 13, 12).

Certo bisogna partire da quello che si vede nello specchio, tant’è vero che Amaducci presenta vari elementi, comprese foto e breve cronologia, della vicenda umana di Benedetta. L’Autore vuole andare oltre alle varie rappresentazioni e affronta, come ricordavamo all’inizio, il tema fondamentale: “cogliere o almeno avvicinarsi il più possibile al nocciolo della questione, cioè a quel segreto che consente di trasformare ogni esistenza e ogni attimo dell’esistenza in “qualche cosa di grande”. Per affrontare questa tematica giovano all’Autore le risorse della rappresentazione scenica. Egli introduce infatti come personaggi del dramma teatrale proprio Benedetta ed il prof. Enrico Medi, una grande figura di scienziato e di cristiano, assieme alla figura del tentatore, a un giornalista curioso, a un’ammalata in carrozzina e da due studentesse ginnasiali. Questo espediente di far parlare anche personaggi del paradiso, o dell’inferno, serve a Water Amaducci per parlare di Benedetta e metterne in luce la straordinaria vicenda spirituale, un rapporto con il Signore, che dà vita, come dice il titolo del libro, a Qualche cosa di grande, che per tutti è offerto come motivo di speranza. In questa prospettiva prendono luce gli interrogativi dei vari personaggi viventi oggi e le risposte che vengono date dagli altri personaggi evocati.

Il libro si presenta in un’edizione finemente rilegata, riccamente illustrata con foto inedite, curata dalla Stilgraf di Cesena,. stampato con il contributo della Banca di Cesena e con il sostegno anche della Federazione delle Banche del Credito cooperativo dell’Emilia Romagna. È un libro da leggere, anche stimolo per conoscere meglio gli scritti Benedetta e con molte oscillazioni interpretative che possono suscitare curiosità, riflessioni, meditazioni e, perché no, feconda discussione, com’è avvenuto in occasione della presentazione del libro a Dovadola nei locali della “Fondazione Benedetta Bianchi Porro”, con la moderazione di Quinto Cappelli e con gli interventi di Mons. Amaducci e di Emanuela. Ringraziamo molto l’Autore per questa sua fatica, che ha il grande merito di richiamare l’attenzione sulla ricerca dell’essenziale in Benedetta. Adesso la creatura, il libro, è nata e ormai cammina sulle sue gambe. E cammina bene, se la Stilgraf per esaudire le numerose richieste, ha dovuto già ristamparlo. A tutti i lettori auguriamo, anche con questo libro, un nuovo o un rinnovato incontro con Benedetta.

Qualche cosa di grande può essere richiesto a “Amici di Be-nedetta”
Casella postale 62 - 47013 Dovadola (FC)
Posta elettronica: amiciben@gmail.com oppure benedetta@benedetta.it.

Gianfranco

AMADUCCI W., Qualche cosa di grande, Amici di Benedetta, Stilgraf Cesena, 2009, pp. 119, € 10.