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Walter Amaducci: Mengozzi

Mengozzi.    


WALTER AMADUCCI

TU ES PETRUS
Presentazione di Marino Mengozzi

Cesena, chiesa di San Pietro
29 giugno 2012


Anche la solennità odierna ci autorizza a prendere le mosse dal celebre passo del Vangelo di Matteo: "La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". [...] Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù gli disse: "Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli".

Forse non è stato difficile per don Walter, dopo oltre tredici anni di guida in questa chiesa, scegliere il titolo della sua ultima composizione teatrale.
Forse non sapremmo neppure dire se nell'ispirazione abbia maggiormente pesato il suo essere parroco di San Pietro o docente di teologia biblica all'Istituto di Scienze Religiose.
Forse mons. Amaducci ha raggiunto il difficile punto di equilibrio ed equivalenza fra parola e visione, fra scrittura e immagine.
O forse in questo suo ultimo lavoro confluisce semplicemente tutto quanto detto.

Ma a questo punto voi avreste anche il diritto di lamentarvi per i troppi 'forse' che vi ho lanciato: e ne avreste buona ragione.

E allora da dove partire? Dal dato più semplice e oggettivo: don Walter ha colpito ancora, nel segno naturalmente!

Tu es Petrus. A nessun altro uomo sulla terra è stato dato e chiesto tanto! Eppure questo uomo non era diverso da tutti gli altri: non un grammo di fragilità in meno, non un grammo d'intelligenza in più! Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam! Un insondabile mistero, una scandalosa meraviglia, una lapidaria verità! Non è bastato il tradimento, il triplice rinnegamento: la sua fede non è venuta meno, si è ravveduto e da quel momento Pietro conferma i fratelli.

Chi è Petrus? Lo stesso che dichiara "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" e, non molto tempo dopo, "Non conosco quell'uomo!". Eccolo, questo umanissimo discepolo che ha professato e rinnegato, che ha sperimentato la luce e le tenebre, che ha promesso e tradito. Sì, è proprio lui il prìncipe degli apostoli: il suo nome ricorre ben 154 volte nel Nuovo Testamento, con una presenza che è seconda soltanto a quella di Cristo e spesso congiunta alla varietà del nome: Pietro alla greca, Simone all'ebraica, Cefa all'aramaica. Tutta la parabola di questo povero pescatore ci è nota, fino alla sua incredibile, definitiva investitura: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa".

La professione di fede di Pietro non è disgiungibile dal suo primato; d'ora in poi la pietra/Pietro sarà tutt'uno con la pietra angolare/Cristo; e su questo apostolo confluirà il più pregnante concentrato simbolico riferito alla missione: la roccia, che indica stabilità, sicurezza e fiducia; le chiavi, che richiamano il potere sulla città e sul regno, ma anche l'interpretazione dei testi; il legare e lo sciogliere, che si riferiscono alla facoltà di remissione dei peccati.

E' impressionante quanto storia, immagine e memoria siano state segnate da Simon Pietro: dalla pittura alla scultura, dalla letteratura alla musica. Ne abbiamo una palese dimostrazione in questa chiesa di San Pietro, che ostende un percorso iconografico sul santo titolare attraverso pittura, scultura e vetrate, nell'interpretazione offerta da due autorevoli artisti cesenati, Giovanni Cappelli e Ilario Fioravanti.
Penso che l'idea di questo libro sia venuta al vostro parroco dalla consuetudine di visione e meditazione, osservando spazi, misurando altezze, valutando colori nelle diverse ore e stagioni; ecco dunque un trittico per così dire multidisciplinare nella forma percorsa, unitario nella formula ispiratrice e nella finalità, intelligente anche sotto il profilo pastorale.

Il testo d'apertura, fondamentale e generatore degli altri due, è una composizione teatrale che ha come protagonista l'apostolo Pietro: don Walter imbandisce, nell'alveo del genere musical, un dramma tutto focalizzato sul discepolo prigioniero in Roma nella vigilia del martirio. La sacra composizione è imperniata sulla sequela dell'apostolo, su quel "seguire" che l'autore da tempo considera quale cifra interpretativa dell'esistenza petrina: il verbo che non a caso viene sviluppato nella terza parte del volume (ad un livello specialistico e approfondito) così come si dipana e articola nel IV Vangelo.
Il verbo usato da Giovanni non è soltanto il lemma tematico e paradigmatico dell'approfondimento scritturistico ma soprattutto l'albero maestro dell'impianto dialogico del dramma: il "tu seguimi" che incrocia la vita e segna il destino di Pietro si pone all'origine di ciascuna adesione alla fede cristiana, dunque anche all'origine della nostra; il "tu seguimi" costituisce lo stimolo ordinario e quotidiano della sequela al pari della sua meta.

C'è un ulteriore punto di forza in questo maturo e ponderato lavoro del nostro monsignore: il complemento iconografico costituito dal ciclo petrino che la chiesa parrocchiale conserva e squaderna, peraltro in una fortunata miscela artistica e liturgico-devozionale. Si va dall'umile solennità del bronzo di Fioravanti sulla facciata (del 1982) alla sconquassata drammaticità della pala di Cappelli all'altare maggiore (datata 1963), alle essenziali forme colorate che dominano e tralucono le varie superfici vetrate (risalenti agli anni '84, '87, '88): queste ultime, peraltro, corredate di lucide e vibranti riflessioni sulla genesi e le motivazioni ispiratrici, di recente dettate a don Walter dall'artista e dunque fra le ultime testimonianze prodotte dal compianto Ilario.
La chiesa di San Pietro, pertanto, non è solo casa di Dio ma anche scuola di fede e piccola bibbia petrina: oltre che esempio di buona e parlante coniugazione di fede e arte, parola e immagine, forme e messaggi. E di felice incontro fra antico e moderno: avete mai notato lo splendido connubio cromatico fra l'ancona e la pala di Cappelli? O colto come la prima esalti il linguaggio della seconda?

Nella quinta e ultima scena del dramma sacro un personaggio, Stachi, chiude con queste parole:
"Hai detto bene, sorella. In questo momento Pietro ci esorterebbe senza dubbio a pregare insieme. Se gli orecchi degli uomini sono diventati sordi e i loro cuori duri come sassi, se la tempesta infuria all'intorno, anche se la nostra fede è poca, possiamo sempre gridare verso di Lui, come Pietro sul lago in tempesta: "Signore salvami. Signore salvaci!".
Non vedete anche voi, nella filigrana di questo passo, l'opera di Giovanni Cappelli?

Fino a oggi don Walter ci aveva regalato libri di carattere storico e letterario: con quest'ultimo egli allarga l'orizzonte e inaugura un filone iconografico.
Soltanto chi non lo conosce potrebbe chiedersi se lo abbia fatto con efficacia e adeguata proprietà.

Marino Mengozzi