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Walter Amaducci: Eventi_diocesani_4

Eventi_diocesani_4.    








LORETO: CHIESA A CONVEGNO
9-13 aprile 1985





Diario del convegno




Martedì 9 aprile

Il Convegno inizia alle 17 con precisione cronometrica.
L'assemblea generale rivela un clima di grande attesa, quasi euforica.
La CEI, attraverso tutti i suoi organismi, ha predisposto con molta cura tutta la cornice: la struttura, il servizio, gli strumenti.
"Cosa ci si aspetta dal Convegno? Niente...": domanda e risposta sono del Cardinal Ballestrero. E un preludio evidentemente paradossale, e le battute seguenti precisano un'attesa solidamente collocata in un orizzonte di fede. C'è come il monito a relativizzare le parole che scorreranno a fiumi e a lasciarsi interpellare sempre da ciò che rivela consistenza profonda. Lo scambio dei ramoscelli d'ulivo nel segno della pace, il grande crocifisso che sovrasta l'assemblea, i momenti di commozione del Card. Ballestrero sono già commento didascalico alla celebrazione del Vangelo della Riconciliazione.
La prima "cerniera" tra il lavoro preparatorio e lo svolgimento del Convegno è operato dalla relazione di don Bruno Forte; penso ad un'eco molto vasta e di toni contrapposti.

Mercoledì 10

Il prof. Rigobello e il Card. Pappalardo completano la "cerniera".
La progressione è netta, a cominciare dalla qualità.
La complessa attività degli ambiti (5) e delle rispettive commissioni di studio (26 in tutto) mostra fin dalle prime battute un ancoraggio diretto all'esperienza dei convegnisti.
Come gli applausi in assemblea erano uno degli interventi più eloquenti, ora la stessa scelta delle commissioni parla col numero delle preferenze.
Avanzando una prima conclusione mi pare di capire che si attende dal Convegno un contributo al "discernimento" delle vie di riconciliazione nella Chiesa, in particolare per ciò che riguarda la comunione articolata e dinamica di Chiesa locale, associazioni e movimenti.

Giovedì 11

II Papa è presente al Convegno. Fatto di centrale importanza. Parla ai convegnisti per un'ora. Colpisce la sua calma, la precisione, la completezza. Poi la S. Messa sul sagrato della Basilica.
Mi sento in totale sintonia col suo magistero, che peraltro è recepito intorno a me anche in qualche altra maniera; varie legittime, due inaccettabili:
- la riduzione della voce del Papa ad una delle tante, e per di più intrusa e congelante,
- la cattura e l'appropriazione del suo intervento su aspetti parziali per farne ancora una volta il polo opposto ai Vescovi italiani.
Questa contrapposizione di Papa e Vescovi, con tutte le sue connotazioni dottrinali, pastorali ed emotive, è la prima vera e propria idiozia che alberga in Convegno.

Venerdì 12

Varietà e complessità di interventi in sede di commissione. Ma anche ricchezza e palese passione per la Chiesa e la sua missione.
La cordialità che cresce tra i convegnisti non ha il crisma del cartello indicatore; ma a me pare uno dei messaggi più incoraggianti.
C'è una Chiesa tutt'altro che ripiegata su se stessa e il suo "convenire" ha molte risorse interiori.


Sabato 13


II ritmo dei lavori è intensissimo fino all'ultima giornata (alzata sempre alle sei, ecc.). Dal più che confortevole alloggio di Montecassiano (compensazione della distanza) partiamo per la celebrazione della S. Messa nella Basilica di Loreto: la Madonna Mater Ecclesiae e Regina Pacis avrà ancora il suo da fare. E anche noi. Ma questo si sapeva.
II Convegno è stato ricco. Ha avuto letture settarie? Certamente, e già durante il suo svolgimento. Non è il caso di scandalizzarsi: chi non vuoi capire, non capirà mai. Letture diverse? Anche. Ma questo è perfettamente legittimo.
Tocca ancora a Ballestrero il compito del commiato.
Le sue parole non sono di irenismo: insegnano la capacità di guardare con la serenità e la schiettezza della fede quanto è avvenuto e quanto ci attende.
E' lui che riassume ed interpreta il bisogno della riconoscenza.




Walter Amaducci
CC 20 aprile 1985, p. 7







CONVEGNO DIOCESANO


LA STRADA CONTINUA


La gioia di esserci incontrati.
La convinzione di aver speso bene quelle dodici ore.
Il bisogno e la bellezza di con-venire intorno a Colui che ci fa Chiesa.
E forse la scoperta che i problemi ben posti... trovano già la prima risposta. E' la risposta del metodo, dell'orizzonte: quello della Fede e della Speranza che operano nella Carità.
Nessuno coltivava facili illusioni.
Non era garantito uno svolgimento soddisfacente del Convegno Diocesano. Tanto meno era evidente la sua effettiva portata per il futuro della nostra Chiesa locale.
La nostalgia di Loreto poteva anche alimentare un dubbio e un timore: che quella "esperienza ricca e spontanea, semplice e vigorosa, consapevole e festosa" fosse un caso benedetto e straordinario, ma irripetibile.
Quel clima di Loreto, che aveva colmato di contentezza il nostro amore a Cristo e alla sua Chiesa, ha svelato ancora il suo segreto.
La vitalità della Comunità Cristiana ha delle radici che si innervano nel profondo; non è necessario scalzarle e metterle in luce per gioire della loro esistenza: è sufficiente irrigarle, alimentarle, e la risposta è visibile e immediata, premessa anche di frutti che cresceranno e matureranno col tempo loro dovuto.
Se Dio ci riconcilia con sé e ci dona la capacità di farlo tra noi accogliendo Lui come Verità vivente, come non essere contenti e fiduciosi?
Il Convegno dei trecento ha offerto al Vescovo un vissuto carico di testimonianze positive, di ricchezze acquisite, di problemi e di difficoltà da risolvere. Saranno di grande utilità nell'elaborazione del Progetto Pastorale ormai più vicino.
Ma i trecento hanno offerto anche una testimonianza unanime veramente consolante: la dimostrazione di come ci si può appassionare per la Chiesa, il desiderio indiscusso di comunione, il bisogno e la volontà di accogliere il servizio all'unità affidato al Papa e ai Vescovi, l'impegno di essere membri attivi e non spettatori passivi nella costruzione del Regno di Dio tra gli uomini.
E' doveroso, allora, che la speranza colori di ottimismo il presente e il futuro delle nostre comunità.
L'età media dei convegnisti laici era di circa 34 anni; quella dei sacerdoti e dei religiosi/e un po' più alta... Non dimentichiamo i problemi! Ma al Jolly erano quasi mille i giovani che si sono incontrati in una festa d'amicizia e di impegno.
Per loro, per i convegnisti e per tutti coloro che soprattutto col dono di sé nella preghiera, nel sacrificio e nella partecipazione attiva sono stati strumenti della Grazia, la via dell'impegno e della risposta generosa è aperta.
Il cammino continua.



Walter Amaducci
CC - XVII n. 42 - 30 novembre 1985, p. 1







CON CRISTO INCONTRO ALL'UOMO



ATTI DEL CONVEGNO DIOCESANO



Presentazione



La pubblicazione degli ATTI del Convegno Diocesano "CON CRISTO INCONTRO ALL'UOMO" giunge come richiamo e conferma dell'importanza e della validità del cammino che la Chiesa di Cesena e di Sarsina intende percorrere, dopo avere sostato nelle giornate del 23 e 24 novembre 1985 a interrogarsi sul suo itinerario pastorale.


L'11 febbraio 1986 il Vescovo ha consegnato alle due diocesi il "PROGETTO PASTORALE PER GLI ANNI 86-90": il primo frutto del Convegno; l'altro, il più atteso e il più prezioso, è quello a cui tutti noi nei mesi e negli anni che ci stanno davanti siamo chiamati a contribuire: la vitalità della nostra Chiesa per la rigenerazione della Fede, della Speranza e della Carità tra questa gente in Romagna.



Dio benedica i nostri propositi.


Cesena, S. Pasqua 1986



don Walter Amaducci

Segretario del Convegno







OBIETTIVI PASTORALI





Un anno fa il vescovo consegnava a tutta la comunità diocesana il "PROGETTO PASTORALE PER GLI ANNI 86-90": "cose antiche e cose nuove" che i padri nella fede (sacerdoti e loro collaboratori) sono sollecitati ad estrarre saggiamente in vista della crescita e della vitalità dell'unica Chiesa.

ATTUAZIONE

In questo tempo di attuazione, nella coscienza di essere sempre e solo strumenti nelle mani di Dio a servizio del suo Regno, e quindi sempre sorretti dalla fiducia di chi si sente in buone mani, penso che la nostra risposta debba procedere all'insegna di tre coordinate: chiarezza, decisione, continuità.
Chiarezza: sapere dove si vuole arrivare, in che modo, entro quali tempi.
Il Progetto Pastorale va conosciuto e assimilato; non si tratta infatti di uno spunto appena utile o utilizzabile, ma di una traccia precisa indicata dal Vescovo nel suo ruolo di Pastore di questa Chiesa di Cesena-Sarsina.
Decisione: le difficoltà e le resistenze non verranno mai meno (pigrizia compresa); aiutiamoci a vicenda, esortiamoci ed incoraggiamoci. Se ci guardiamo attorno rileviamo subito che qualcuno è già partito: decidiamoci anche noi!
Continuità: interventi o iniziative episodiche sono meglio di niente? Può darsi... ma non sono certo inevitabili. Si tratta di irrobustire, o spesso di ricostruire una mentalità e uno stile di vita. La perseveranza nella proposta cristiana integrale è anche l'aiuto più efficace alla risposta.

VERIFICA

è già tanto, dunque, il lavoro avviato e quello progettato. Ugualmente abbondante è ciò che ha bisogno di una verifica (il Consiglio Pastorale ha iniziato una verifica della pastorale giovanile di questi anni).
Ma c'è sempre anche la necessità di studiare attentamente e di approfondire nuovi aspetti dell'azione pastorale. E' il caso dei preadolescenti.

I PREADOLESCENTI: l'impegno che il Papa ci ha dato.

Sollecitata da un preciso intervento del Papa, in queste settimane la nostra Chiesa si interroga su questo problema. Diceva il Papa alle diocesi della Romagna l'11.10.1986: "Il distaccarsi dei ragazzi dalla vita della comunità cristiana subito dopo la Cresima costituisce una grave frattura per la vita del singolo ed è la causa maggiore della debolezza che si riscontra in troppe parrocchie. Se riusciremo ad eliminare questo distacco, sorgerà per la Chiesa una nuova vitalità". Sappiamo che non è sufficiente cogliere a fondo un problema per risolverlo: una diagnosi precisa non è ancora terapia! Ancora una volta dobbiamo fare tutto il possibile... ma tutto!
Un gruppo di sacerdoti e di educatori dei ragazzi delle medie inferiori, appartenenti a diverse realtà ecclesiali, si è impegnato in questo approfondimento, promuovendo subito un'ampia riflessione che si rivolge a tutte le comunità della diocesi. Il momento focale è proprio quello del post-Cresima che è inscindibilmente legato all'impostazione dell'intera pastorale dei ragazzi delle medie.
Il contributo atteso è principalmente quello dei sacerdoti e dei catechisti di questi ragazzi, ma non solo; ogni parrocchia, associazione o movimento, ogni comunità cristiana adulta, proprio perché "adulta" sa farsi carico del cammino di fede di ognuno dei suoi membri.






Walter Amaducci
CC XX n 7 21 febbraio 1987 pp. 1.7