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Walter Amaducci: Anno_Mariano_2

Anno_Mariano_2.    





CONGRESSO MARIANO “MARIA: UNA MADRE, UN POPOLO"



Traccia di preparazione al
CONVEGNO DEGLI OPERATORI PASTORALI
Cesena, Palazzo Ghini, 24 maggio 1988

Il convegno costituisce un momento di riflessione e di verifica dell’azione pastorale
alla luce della Lettera pastorale “… Qual vuol grazia…” del vescovo Luigi Amaducci





Introduzione

“Ecco i tratti salienti della presenza di Maria nel mistero della salvezza: la sua testimonianza, la sua esemplarità, che, riproposti di continuo ai cristiani, ne educano la fede e li aprono ad accogliere il Cristo nello Spirito Santo, e li guidano lungo un itinerario, che li conduce, secondo il disegno del Padre ‘ad essere - come scrive Paolo - conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli’ “ (Rom 8,29). (Lettera Pastorale, pag. 25).


La partecipazione di Maria all’unica mediazione di Cristo si esprime nella sua divina maternità nei confronti del Verbo Incarnato e della Chiesa. Maria genera la Chiesa di vera maternità spirituale, con una cooperazione speciale e straordinaria all’opera redentrice del Figlio suo. “Cooperò alla rigenerazione e formazione dei figli e delle figlie della Chiesa come Madre di quel Figlio che Dio ha posto quale primogenito fra molti fratelli” (Cfr. Red. Mater, 44 ) .


“La Chiesa apprende da Maria anche la propria maternità: essa riconosce la dimensione materna della sua vocazione, legata essenzialmente alla sua natura sacramentale, contemplando l’arcana santità di Lei, imitandone la carità e adempiendo fedelmente la volontà del Padre” (Red. Mater, 43).
L’unica mediazione salvifica del Cristo chiede la mediazione materna di Maria e della Chiesa; chiede la fecondità materna anche alla nostra Chiesa.


“La nostra Chiesa particolare, nella quale qui e ora è presente la Chiesa di Cristo, per la sua lunga tradizione di pietà mariana e perché ha scelto Maria come sua Patrona principale, dovrà più che mai esprimere nella sua vita e nella sua azione pastorale i tratti del volto spirituale della Vergine. La Chiesa di Cristo, infatti, con Maria condivide e da Lei, in Cristo, in qualche modo riceve l’ufficio di Madre dei redenti e di mediatrice di grazia”. (Lettera Pastorale, pag. 19).


 

I. L’AMICIZIA CON DIO

La mediazione fra Dio e gli uomini, partecipata alla Vergine e alla Chiesa dall’unico mediatore Cristo Gesù, comporta come primo elemento essenziale l’amicizia con Dio, cioè la santità, che è l’unione con Dio in Cristo, ad opera dello Spirito. Solo in questa amicizia e comunione è possibile cogliere la piena verità sull’uomo e sulle sue esigenze, e la piena verità sulla Chiesa come “sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (L.G. 1). Primo compito del credente e della Chiesa è perciò la formazione alla santità.



Ci chiediamo :


- come educarci e come educare ad una formazione spirituale che porti al cuore del fatto cristiano, alla crescita della vita di grazia?
- come vedere nella formazione spirituale non qualcosa di intimistico, di privato, ma la costruzione di una personalità inserita nel mistero di Cristo e della Chiesa?
- C’è stata una caduta di queste persuasioni negli ultimi decenni? Vi sono ora segni e fatti di un’autentica ripresa?


 


II.  LA COMUNIONE ECCLESIALE

La comunione ecclesiale è innanzi tutto un fatto (la chiamata di Dio a partecipare al disegno di salvezza, l’appartenenza al popolo di Dio attraverso il dono del battesimo...) e si colloca sul piano dell’essere prima di potersi definire come il nostro tentativo di concordia, o il nostro impegno di solidarietà o la nostra ricerca di unificazione.
È la nostra unità nel mistero di Dio/Amore.
È il dono di saperci chiamati alla conformità col Cristo.
È la consapevolezza e la responsabilità di aver ricevuto lo Spirito che anima ‘dal di dentro’ l’uomo, la Chiesa, il mondo.

Ci chiediamo:

- La comunione ecclesiale è effettivamente vista, nei nostri ambiti di esperienza, nella sua realtà di ‘mistero’, di ‘sacramento’ o secondo schemi semplicemente sociologici? È vista come l’unità di coloro che si trovano fratelli nella paternità di Dio e nella maternità della Chiesa, come una realtà che ci precede, dunque, e che è da accogliere, o più come fatto organizzativo o disciplinare, in vista di un’efficienza e di un’utilità?
- Cosa fare perché i necessari piani e strategie pastorali siano pensati, impostati, presentati come espressioni visibili della comunione così che non siano aiuti esterni e facoltativi ma contribuiscano a ‘generare’ la personalità ecclesiale?
- “Generare” non è mai senza fatica e dolore.
Le nostre comunità vivono l’inevitabile travaglio della croce e della passione o sono tentate di rifugiarsi negli alibi della facile rassegnazione, dell’accontentarsi, del facile irenismo che mortificano e annullano la consapevolezza e la decisione della testimonianza e della missione?



III. LA SOLIDARIETÀ CON L’UOMO

Unitamente all’amicizia con Dio (vita di grazia) ed insieme quale suo frutto, altro elemento essenziale che deve caratterizzare l’impegno della nostra Chiesa nell’attuare “adesso e ora” la mediazione salvifica di Cristo sull’esempio di Maria è la solidarietà con gli uomini.
La solidarietà cristiana non va confusa con un generico sentimento umanitario o filantropico né è riducibile ad una categoria di ordine sociologico; si tratta precisamente di un fatto “teologale” in quanto si radica nello stesso amore di Dio per l’uomo e di qui si irradia come testimonianza ai fratelli dell’esperienza dell’incontro con la misericordia divina. La fede proclamata nel “credo” e celebrata nella Liturgia diventa fede vissuta e testimoniata nella solidarietà con gli uomini; sull’esempio di Maria che è insieme “donna dell’obbedienza di fede” (annunciazione) e “donna del servizio” (visita ad Elisabetta).

Ci chiediamo:

- È presente e viva nelle nostre comunità la coscienza dell’inscindibile rapporto tra fede-liturgia e testimonianza di vita solidarietà con gli uomini?
- Quali sono le forme concrete di solidarietà in cui è più urgente testimoniare la carità cristiana? Quali sono gli ostacoli per un più profondo spirito di solidarietà?
- Sono diffuse concezioni riduttive dell’uomo e della realtà che rischiano di travisare e snaturare il significato cristiano ed autentico della solidarietà? In quali forme concrete ?



IV. PAROLA DI DIO E MAGISTERO DELLA CHIESA

Insieme all’amicizia con Dio, alla comunione ecclesiale e alla solidarietà con l’uomo, la Lettera Pastorale del Vescovo insiste su un quarto elemento essenziale della mediazione salvifica operata da Cristo, poi da Maria ed oggi dalla Chiesa: l’obbedienza nella fede alla volontà del Padre.
Gesù Cristo, dal momento dell’incarnazione fino al Getsemani e al Calvario, con la sua umanità assunta dal Verbo è stato un sì al Padre.
Maria, in rapporto alla mediazione del Figlio e lei stessa cooperatrice della redenzione, col suo “fiat” è obbediente a Dio dal momento dell’annunciazione fino ai piedi della croce.
La nostra Chiesa, in linea con la mediazione di Cristo e di filaria, è chiamata a vivere questa stessa “obbedienza nella fede” che si esprime concretamente nell’obbedienza alla Parola di Dio e al Magistero.
“Questa obbedienza nella fede è dovuta innati tutto alla Parola di Dio. Quindi a coloro che ne sono i custodi e i Maestri autorizzati ed hanno i compiti di magistero e guida nella Chiesa...” (Lettera Pastorale, pag. 21).
L’obbedienza al Magistero nella Chiesa va sempre più riscoperta e valorizzata come norma dello ‘stile’ ecclesiale: esso non ha solo una funzione ‘difensiva’ e ‘conservativa’ (difesa e custodia della fede contro gli errori e le deviazioni), ma si pone positivamente come avente anche una finalità propositiva ed esplicativa (proporre ed illuminare la Verità della fede).

Ci chiediamo:

- Che idea si ha nelle nostre comunità del Magistero ecclesiale?
- Come è avvertito e giudicato il rapporto tra Magistero e cultura-mentalità dominante nella società?
- Attraverso quali forme ed iniziative si cerca di promuovere nelle comunità la conoscenza e lo studio del Magistero, in particolare della dottrina sociale della Chiesa?
- Come viene intesa e vissuta l’obbedienza al Vescovo, come Pastore e Guida della Chiesa particolare ?
- Come si traduce l’obbedienza della fede nel servizio all’uomo, a tutti gli uomini?